Un survival horror atipico
    La Sfida di Tecmo       
   Il comparto grafico di Project Zero risente di un'impostazione un po' troppo datata, retaggio di una conversione fin troppo fedele  dall'originale, uscito ormai parecchio tempo fa, per PlayStation 2. 
Le modifiche tecniche rispetto alla versione per il monolite nero Sony sono limitate ad alcune texture più definite e a un  dettaglio poligonale leggermente maggiore, che conferisce ancora più fascino alle già evocative ambientazioni. Molto belle le  trasparenze dei fantasmi e gli effetti di luce, che aiutano non poco ad  aumentare la suspance. Supendo il comparto sonoro e, se si dispone di un impianto Dolby Digital, si potranno  avvertire  anche  i più  piccoli, quanto sinistri, scricchiolii all'interno della casa. Subdoli. Le musiche, di tipico stampo giapponese, sono altrettanto  azzeccate. Un lavoro impeccabile. Project Zero è quasi totalmente privo di aliasing ed anche i tempi di caricamento sono più brevi  rispetto alla versione per la  piattaforma  Sony, questo  grazie all'utilizzo dell'hard disk.
 Intuitivi i comandi, la disposizione dei tasti assicura un inaspettato feeling fin dai primi istanti di gioco  e  non si riscontrano difficoltà nemmeno nelle situazioni più complesse. 
  La longevità è assicurata da un'ampia ed intricata mappa tutta da esplorare e, come in tutti i survival horror, è selezionabile il  livello di difficoltà tra tre differenti possibilità: facile, normale, difficile. Progressiva la difficoltà dei nemici ch, progredendo nel  gioco, saranno sempre più intelligenti, sempre più veloci, sempre più resistenti. Ma con una buona dose di astuzia e di sangue freddo la nostra Miku saprà mettere fuori combattimento  anche gli avversari più ostici. 
Un survival horror atipico
Commento
  Fin dalle prime indiscrezioni fatte trapelare da Tecmo Project Zero mi aveva affascinato, e vedere che  finalmente  un'altra software house tentava di mettersi in competizione con gli 'intoccabili' dei survival horror aveva suscitato in me forti  speranze. E l'attesa è stata ben ripagata.
  Fin dai primi attimi di gioco la tensione è alta, i momenti di puro terrore non mancano e l'atmosfera è fantastica, complice anche  un comparto audio assolutamente sublime. Come  già detto l'unico rimpianto riguarda il motore grafico, non adeguatamente migliorato rispetto alla controparte PlayStation 2. Una  mano da Itagaki e dal Team Ninja avrebbe fatto  decisamente  comodo.                                                                                                                                                                                                                                              
- Pro:  
 - Bellissima atmosfera e trama
 - Ottimo comparto audio
 - Non adatto ai deboli di cuore
 
- Contro: 
 - Comparto tecnico non ai massimi livelli
 
Un survival horror atipico
A sorpresa, Tecmo, che ha regalato molte ore di puro divertimento ai giocatori di mezzo mondo grazie alla serie di Dead or Alive,   si è cimentata nello sviluppo di un survival horror.
  In questo genere, da sempe dominato da Konami con  Silent Hill e da Capcom con la saga di Resident Evil, Tecmo è riuscita a dimostrare di essere una software house eclettica, in  grado  di sapersi cimentare, con successo, anche in generi per lei del tutto nuovi. 
  Molte antiche leggende parlano di spettri che si aggirano all'interno di vecchi ruderi perché in passato sono stati vittime di  agghiaccianti  massacri, ma non sempre le leggende sono semplici racconti popolari, a volte capita infatti che contengano una piccola  parte di verità. Proprio come in questo caso. La storia che ci vede protagonisti, in Project Zero, narra di una villa medioevale  chiamata Palazzo Himuro, all'interno della quale abitano le anime di persone sacrificate durante macabri rituali religiosi. E Miku, la giovane ragazza  giapponese nostro alter ego nel gioco, si troverà proprio a dover esplorare la sinistra magione, alla ricerca del fratello scomparso  durante le ricerche di un celebre scrittore. 
 Ovviamente Miku non è una ragazza qualsiasi, altrimenti che videogioco sarebbe?, e scopre di possedere poteri paranormali e di  essere in grado di catturare le manifestazioni ectoplasmatiche di palazzo Himuro  tramite  l'uso di  una particolare macchina fotografica ereditata dalla madre.
  Dopo aver vissuto gli eventi accaduti al fratello in una breve introduzione giocabile interamente in bianco e nero, si passa a  controllare   Miku. Il gioco propone i classici elementi da survival horror: per proseguire è fondamentale raccogliere vari oggetti, combattere  contro le sinistre entità che infestano casa Himuro, e  ovviamente risolvere gli immancabili puzzle più o meno logici. 
 A portare una ventata d'aria fresca contribuiscono gli scontri con i fantasmi, decisamente differenti da quelli visti in Resident Evil o  in Silent Hill, grazie all'originale arma a nostra disposizione, ovvero la macchina fotografica, che contribuisce a conferire un senso  di fastidiosa impotenza al videogiocatore. Una piccola curiosità, Miku nella trasposizione in versione Pal del gioco non vestirà la  casacca classica da studentessa giapponese, ma degli  indumenti  più occidentali.





