Di giochi nati e sviluppati originariamente solo per una console come sue possibili killer application, poi invece a distanza di tempo convertiti su altre piattaforme, è piena la storia recente dei videogiochi. Così, su due piedi, vengono in mente la saga di Resident Evil con il quarto capitolo in esclusiva (rivelatasi temporanea) per Game Cube oppure, per restare in casa Sony e sulla PSP, GTA: Liberty City Stories. Era dunque inevitabile, forse, a mente fredda, ipotizzare una conversione per il Monolite di Silent Hill: Origins, titolo ambitissimo dai fan di una serie che proprio su questa piattaforma ha avuto la consacrazione definitiva negli ultimi anni.
La storia di questo gioco è oramai risaputa: nato inizialmente come remake per PlayStation 2 del primo capitolo della saga, che vide la luce sulla vecchia PlayStation nel lontano 1999, il gioco venne poi riconcepito per la console portatile Sony e affidato a un team USA, i Climax. Una scelta, questa, che fece storcere il naso a parecchi fan all’epoca, timorosi di vedere snaturato il prodotto finale, come sembrava tra l’altro dalle prime informazioni ufficiali rilasciate, dove veniva presentato al pubblico un gioco totalmente diverso, in peggio, dal concept originale. Per fortuna le cose poi non si rivelarono tali e Silent Hill: Origins su PSP alla sua uscita fece registrare un certo consenso da parte di addetti ai lavori e appassionati. E adesso il titolo che promette di svelare ulteriormente le origini del Mito è su PS2.
Prequel
Origins narra la storia di un camionista di nome Travis Grady che dopo aver sfiorato un incidente col suo veicolo in seguito anche a delle visioni-flashback, e aver assistito a una misteriosa apparizione, salva una bambina da una casa in fiamme per poi risvegliarsi, a causa di un mancamento, su una panchina della città Silente… E da quel momento in poi starà a noi scoprire cosa è successo alla ragazzina e come e perchè in realtà l’uomo sia finito in quel luogo misterioso, attraverso il diramarsi di una trama che si colloca temporalmente prima degli eventi narrati in Silent Hill 1. Più precisamente nelle fasi successive all'incendio in casa Gillespie, anni prima dell'arrivo di Harry, del rituale di riunificazione, di Incubus. La struttura del gioco è quella classica a cui ogni buon survival horror ci ha abituati in questi anni, e cioè un insieme di fasi esplorative miste a momenti in cui si devono risolvere enigmi o combattere per la propria sopravvivenza, e in cui la giocabilità in sé è solo un modo per dare significato ad una catena di azioni e far evolvere i fatti. Perché anche
in questo episodio, che come da tradizione, è un adventure horror dal forte impatto psicologico, molto più attento alla storia e ai suoi sviluppi che agli scontri
Prequel
, si predilige dare spazio alla trama, alle emozioni, a un terrore più intimo. Il gameplay di Origins miscela infatti alcuni degli elementi migliori dell'intera saga, aggiungendo qua e là qualche spunto inedito, quasi gli sviluppatori non avessero voluto spingersi oltre per paura di snaturare il prodotto finale e scontentare i fan più tradizionalisti. Un bene? Un male? Dipende dai propri gusti.
Paura dietro allo specchio
Sta di fatto che è di nuovo l'atmosfera l’elemento chiave del titolo: vagare nel buio di un manicomio, con la sola luce di una torcia, il rumore di qualcosa o qualcuno che striscia nell'ombra alle spalle, o batte sui muri, la musica angosciante di fondo, non hanno eguali. Quindi le uniche novità di rilievo si contano sulle dita di una mano, e, a parte il passaggio dalla realtà all’Otherworld attraverso l’ausilio degli specchi, e dunque non più in maniera “naturale”, durante le fasi esplorative, la maggior parte riguardano principalmente le fasi di combattimento. Qui si è cercato di attuare il concetto di sopravvivenza applicato in un contesto videoludico. Se voi foste coinvolti in un'aggressione e doveste difendervi alla meno peggio, come vi comportereste? Sicuramente in qualsiasi modo utile, anche afferrando un oggetto contundente. Ed è questo modo di agire quello fatto adottare a Travis dagli sviluppatori: televisori, porta flebo, bastoni, perfino i pugni. Tenendo premuto il tasto X, egli può addirittura caricare un colpo e rilasciando lo stesso pulsante, scagliare certi oggetti contro i mostri. A meno di non trovarsi in un corpo a corpo. Ci sono vari tipi di attacchi ravvicinati ai quali Travis può reagire diversamente in rapporto al comando visualizzato sullo schermo (bottone pulsante da premere velocemente, etc), proprio come avveniva in Shenmue. Evitato un colpo si può contrattaccare e infierire sul corpo del nemico: in questi casi basta lasciare il tasto R1 che viene usato per assumere la posizione di combattimento e ripremere X per finire l’avversario a terra.
La serie
Silent Hill è una serie di videogiochi di avventura con visuale in terza persona e a sfondo horror, che nel tempo ha visto la luce su quasi tutte le piattaforme di gioco esistenti dalla sua origine a oggi. La peculiarità della saga consiste nel suo gameplay più incentrato sull'evolversi della trama horror-psicologica e sui colpi di scena che sull'azione frenetica tipica di altre produzioni simili. Solitamente le storie sono ambientate in una cittadina americana (la stessa che dà il titolo al prodotto) perennemente avvolta da una fitta nebbia e a periodi investita da piogge di cenere, che è stata costruita su una zona sacra per gli antichi indiani. L’area nasconde terribili segreti e un forte potere psichico tant’è che ogni volta che un anima inquieta penetra in città, Silent Hill si trasforma, muta in uno scenario da incubo, quasi si plasmasse sul dolore altrui per riflettere ciò che tormenta, anche inconsciamente, il visitatore, trasformandosi in una sorta di purgatorio in grado di redimere i peccatori. O condannarli definitivamente.
Differenze fra le versioni
Peccato per la lentezza del protagonista dell’avventura a volte nel girarsi o nell’iniziare a correre: nel primo caso si rischia di fare una brutta fine se si è circondati da più nemici, mentre nel secondo di venire colpiti, visto che Travis prima di iniziare a fuggire (tasto Quadrato) compie un paio di passi. Ma a parte questo e la brutta abitudine di alcuni mostri di farsi trovare subito dietro una porta (appaiono appena viene caricata l’area e attaccano) senza dare quasi il tempo all’utente di difendersi, la cosa più fastidiosa del gioco resta a nostro parere l'impossibilità di poter liberamente gestire l'uso della telecamera, elemento importantissimo questo, specie in un titolo simile dove talvolta è fondamentale poter controllare con calma e meglio certi particolari, oppure nei combattimenti, dove sarebbe utile poter avere una certa visuale. In Silent Hill: Origins è possibile solo piazzare la telecamera alle spalle del protagonista, premendo il tasto L1, ma la cosa non sempre porta vantaggi visto che in certe aree si finisce impallati da un muro, da un mobile e da altri ostacoli visivi. Si pensava che su PlayStation 2 i controlli sarebbero stati modificati e adattati al più performante pad del Monolite, ma purtroppo non è così.
Ancora un capolavoro di Akira Yamaoka
Ma le differenze fra la versione PlayStation 2 e quella PSP sono a conti fatti da ricercare più che altro nel comparto grafico. Nulla di trascendentale, intendiamoci, ma comunque i cambiamenti ci sono e si notano. Diciamo subito che se volessimo fare un paragone, forse l’engine di questo Origins ricorda quello utilizzato da Konami in Silent Hill 2. Quindi, rispetto alla versione PSP, qui abbiamo delle migliorìe attuate sia nella realizzazione dei modelli dei personaggi e delle creature, il cui look malsano risalta meglio rispetto alla controparte su portatile, che negli scenari, dove
gran parte delle texture originali sono state sostituite da altre leggermente migliori, e i grafici sono riusciti a ricreare perfettamente quel lerciume, quell' effetto "rugginoso", decadente
Ancora un capolavoro di Akira Yamaoka
, del primo Silent Hill. Anche la nebbia, poi, appare più dinamica, avvolgente e credibile. Il tutto è valorizzato da un' illuminazione in tempo reale dignitosa e da quell'effetto sgranato tipico della saga che tutto copre e tutto maschera all'occorrenza. Certo non mancano i difetti: in alcuni momenti si assiste a un inspiegabile calo di qualità dei dettagli, specie in alcuni elementi caratterizzanti determinate aree, come i corpi sparsi per l'ospedale che sono presi direttamente dall'originale, senza un minimo restyling. E ancora non piace il modello utilizzato per creare l’infermiera Lisa, anni luce distante visivamente dalla dolce ragazza apparsa su PSX. Da segnalare, all’inizio del gioco, l’opzione per scegliere la visualizzazione in 4:3 o in 16:9. Per quanto riguarda la componente audio c’è poco da dire: anche questa volta il grande Akira Yamaoka ha dato il meglio di sé, regalandoci una splendida colonna sonora degna dei suoi precedenti lavori, mentre per quanto concerne gli effetti durante il gioco siamo in linea con quelli prodotti negli altri capitoli della saga, anche se a volte sembra esserci una lieve asincronìa fra un’azione e il relativo rumore.
Commento
Non sarà certo innovativo, sarà forse troppo ancorato stilisticamente alla tradizione, eppure, nonostante qualche difetto di programmazione e di conversione, Silent Hill: Origins si rivela un titolo tutto sommato discreto. Non il migliore della serie, ma certo un prodotto che si lascia giocare senza problemi e in maniera coinvolgente in alcuni momenti, grazie alla sua classica atmosfera contorta e ricca di tensione. E' vero, forse gli sviluppatori avrebbero potuto fare di più, specie in questa versione, in termini di giocabilità e grafica, ma è pur sempre un Silent Hill che, sotto certi aspetti, sembra migliore proprio per la sua fedeltà allo stile originale del primo episodio, del "diverso" Silent Hill 4.
- Pro:
- Bello poter tornare a Silent Hill
- Ambientazioni contorte tipiche della serie
- Colonna sonora d’atmosfera
- Contro:
- Telecamera non controllabile
- Longevità limitata
- Graficamente nella media