Cos'era ieri
Streets of Rage, uscito per Megadrive nel 1991, non doveva apparire esattamente allo stato dell’arte del genere, rimasto appannaggio del leggendario Final Fight. Il motivo è di natura tecnica: rispetto agli enormi sprite, alla frenesia e alla velocità del titolo Capcom, il primo sforzo di Sega nell’inserirsi con successo nel genere si presentava relativamente lento, poco sfarzoso, minimale. Streets of Rage, tuttavia, andava in effetti più avanti di Final Fight sul piano della varietà: se nel secondo l’azione era dettata da un infinito assalto offensivo di button smashing, il primo gettava la base per un approfondimento tecnico del genere che avrebbe trovato coronamento in Streets of Rage 2. La scelta tra tre personaggi, resa ormai paradigma, era del tutto coerente rispetto al genere. La quantità e qualità dei colpi erano però aumentati, mentre la relativa lentezza dell’azione rendeva il gioco maggiormente strategico. In primo luogo, all’usuale combo di colpi in rapida ripetizione si aggiungeva un colpo alle spalle, utilissimo per combattere su un fronte e non rimanere scoperti dall’altro. In secondo luogo la presa si arricchiva di un salto sulla schiena dell’immobilizzato nemico, consentendo tre tipi di danno diversi e con effetti diversi: colpi rapidi, effetto somersault-proiezione scenica e lancio sulla folla di nemici. A questi si aggiungevano una “smart bomb” offerta da un collega poliziotto pronto a devastare le folle a distanza da una volante e le proiezioni tra partner di lotta, che consentivano di lanciarsi reciprocamente contro i nemici usando l’altro come trampolino.
Cos'è oggi
Streets of Rage era già esteticamente vecchiotto alla sua uscita, e oggi appare come un titolo particolarmente suggestivo quanto arcaico. Da questo punto di vista il comparto tecnico è invecchiato parecchio, e questo potrebbe scoraggiare parecchio chi abbia intenzione di investirci 800 Wii Points. In realtà l’estetica del gioco, per quanto minimale sotto il profilo tecnico, è suggestiva, ricca di riferimenti filmici e tipicamente eighties, non particolarmente ben animata ma disegnata con una mano dotata di stile. A questa va aggiunta una proposta audio penalizzata dal sound chip del Megadrive e dalla scarsa memoria disponibile, ma in cui spiccano la qualità e attualità compositiva e il gusto nell’usare i suoni esistenti per affrontare stili diversi (dall’elettronica pop alle rimodulazioni quasi-jazzistiche di alcuni livelli). Il punto di forza di Streets of Rage è però, ovviamente, rispetto a titoli esteriormente più affascinanti come Final Fight, l’equilibrio tra immediatezza e strategia consentito dal set di colpi e dell’aspetto collaborativo dell’eccellente multiplayer. Si tratta di un equilibrio che di fatto rappresenta il germe del mutamento per il genere, destinato a esplodere e creare un nuovo paradigma in Streets of Rage 2. Tutti gli appassionati della collaborazione multiplayer o del genere dei brawler troveranno Streets of Rage un eccellente appetizer in attesa del suo seguito, e sicuramente il miglior gioco di questo genere per adesso disponibile su Wii.
Streets of Rage rappresenta, specialmente al livello più superficiale ed estetico, il prototipo del picchiaduro massivo di prima scuola, quello anni ottanta: scorrimento orizzontale, un set di colpi sostanzialmente ripetitivo ma da combinare e alternare, modalità a due giocatori e un’infinità di continue per affrontare le centinaia di nemici. In realtà l’ottimo brawler ha un’anima di gioco più evoluta, più anni novanta e, anche se i frutti della sperimentazione di Sega arriveranno con il seguito di questo gioco, Streets of Rage rimane – a 800 Wii Points - un buon multiplayer per l’appassionato del genere e l’amante dell’estetica retrò.