Il mondo dei videogiochi ha spesso incrociato la propria strada con quella del cinema regalando per lo più pellicole disastrose. Ci ha provato poi con i documentari e fortunatamente, in questo caso, i risultati sono stati ben più dignitosi. Si vedano i vari Looking for group e Indie Game: The Movie. Tuttavia, ad oggi, non esistono grandi esempi di "docu-drama", ancora manca qualcosa che sia l'equivalente videoludico di The Social Network. Ma i tempi sembrano finalmente maturi e forse non è un caso se, dopo le polemiche sollevate in UK dalle minacce di denuncia ai servizi sociali per i genitori che permettono ai figli di giocare con videogame per adulti, la BBC ha annunciato una nuova produzione sul tema. Il documentario da 90 minuti ripercorrerà le intricate vicende processuali legate a Grand Theft Auto, raccontando la battaglia tra Rockstar Games e la discutibile figura di Jack Thompson.
Cosa aspettarsi dal docu-drama della BBC dedicato a Rockstar e al duello con Jack Thompson?
Il crociato anti-videogame
Thompson è stato un avvocato della Florida, poi radiato, dalla dubbia deontologia professionale che per certi versi ricorda Saul Goodman di Breaking Bad, ma molto meno simpatico e divertente. Autodefinitosi "Crociato anti-videogame", per anni ha cercato di trascinare di fronte a un giudice i responsabili di quelli che riteneva essere i mali della società moderna. Nel corso della sua farsesca carriera si è scagliato contro la musica rap, i programmi radio di Howard Stern e ovviamente ogni possibile videogioco violento, da Doom a Mortal Kombat (ma del titolo Midway parleremo poi) passando ovviamente in rassegna tutto il catalogo di Rockstar Games. Convinto della forte correlazione tra massacri scolastici, bullismo e videogiochi, ha promosso numerose cause a società di produzione, catene di distribuzione e network difendendo i familiari delle vittime. Col tempo però la sua ossessione ha preso il sopravvento sulla ragione, dando spazio a deliri e condotte offensive nei riguardi anche della stessa Corte, fino al punto da farlo sollevare dal suo incarico come avvocato. Ciò nonostante, per un certo periodo, è stato senza dubbio un portavoce di quella corrente di pensiero censoria e perbenista che, spesso con illazioni frutto di cattiva informazione, non è stata ancora completamente debellata.
Daniel Radcliffe, la scelta giusta?
Il docu-drama della BBC fa parte dell'iniziativa "Make Digital" che vuole celebrare le eccellenze britanniche nel settore del coding e del software, tra cui spicca anche Rockstar North che ha sede a Edimburgo. Già, perché forse non tutti sanno che il gioco che più di tutti prende in giro i vizi e le idiosincrasie degli Stati Uniti è stato creato da due inglesi. Al momento non sono stati ancora rivelati dettagli sulla trama, ma molto probabilmente sarà un adattamento di Wanted: La storia criminale di Grand Theft Auto. Il libro parla di come nel 2003 Thompson cercò di citare per danni Take-Two, PlayStation e Wal-Mart chiedendo ben 246 milioni di dollari. Secondo l'avvocato il gioco aveva a tal punto "ossessionato" un sedicenne da indurlo a uccidere un amico a colpi d'arma da fuoco.
Proprio qualche giorno fa è anche trapelata la notizia che possa essere Daniel Radcliffe a vestire i panni di Sam Houser, l'uomo che insieme al fratello Dan ha ideato GTA, il contestato videogioco in grado di infrangere sette record del mondo e diventare la quinta opera d'intrattenimento più costosa della storia. Al di là di qualche comprensibile dubbio, non dovremmo però farci ingannare dal bel faccino di Harry Potter, ormai Radcliffe è un attore maturo che sta cercando con decisione di scrollarsi dalle spalle l'ingombrante maghetto della Rowling. Dopo essersi cimentato con il teatro, ha partecipato a progetti brillanti come Appunti di un giovane medico, e presto interpreterà Igor nell'ultimo adattamento di Frankenstein con James McAvoy, senza contare che il suo accento è sufficientemente "british" per impersonare Sam. Radcliffe, inoltre, è anche un ottimo esempio di come i videogiochi possano avere effetti positivi. In un'intervista rilasciata qualche anno infatti aveva dichiarato di soffrire di una lieve forma di disprassia che i videogiochi tengono a bada. La disprassia è un disturbo che colpisce la coordinazione e il movimento, ma che può estendersi anche al linguaggio. Non a caso l'attore indossa spesso scarpe senza lacci poiché non riesce a legarli facilmente. Ebbene secondo lui, aver trascorso molto tempo davanti ai videogiochi quando era piccolo non solo lo avrebbe aiutato a controllare il problema, ma gli avrebbe persino consentito di frenarne l'avanzamento. Un altro aspetto positivo da non sottovalutare saranno poi i riflettori che si accenderanno sul mondo del gaming grazie all'eventuale presenza nel cast di questo attore così noto al grande pubblico. Inoltre il suo interesse al docu-drama della BBC rappresenterebbe un ottimo segnale di crescita per un'industria che da anni cerca disperatamente di uscire dal suo pur vasto orticello, riuscendoci però solo quando c'è da puntare il dito o cercare un colpevole.
Il nome che manca
A dare maggior lustro a questo progetto targato BBC c'è anche il fatto che dietro la macchina da presa ci sarà il regista emergente Owen Harris. Forse questo nome potrebbe non fare suonare nessun campanello, ma Harris ha già diretto alcuni episodi della seconda serie di Misfits e uno di Black Mirror, acclamatissima miniserie dedicata alle storture che le nuove tecnologie possono creare nella società moderna. Una visione consigliata. Ma un dramma non è niente senza un valido antagonista cattivo, il casting di Jack Thompson sarà quindi fondamentale per decretare il successo dell'intero lavoro. Questo controverso avvocato è stato infatti la spina nel fianco di Rockstar Games e del settore videoludico per tantissimo tempo, una maschera tragicomica, sempre in cerca di fama, di visibilità e di un'occasione per far causa a qualcuno. Senza un attore di peso nel suo ruolo la storia nascerebbe zoppa. La scelta non sarà facile, dare realismo e credibilità a un personaggio già di per sé così estremo e assurdo richiederà qualcuno in grado di lavorare in sottrazione, evitando la banale parodia, così da evitare il rischio di far sfociare il tutto in un fan service per i videogiocatori che all'epoca lo prendevano in giro o gliene dicevano di tutti i colori. Anche questo in effetti è un spunto di riflessione interessante: chissà se e come verranno riportate le reazioni della rete alle sparate di Thompson nel docu-drama della BBC. Ad ogni modo, se la scelta fosse guidata semplicemente da una mera somiglianza fisica, un buon interprete potrebbe essere Michael Douglas. Inutile argomentare sull'ottima prova attoriale che Douglas potrebbe offrire impersonando il temibile avvocato della Florida, tuttavia dobbiamo ammettere che difficilmente la BBC avrebbe budget sufficiente per coinvolgere un attore Hollywoodiano in una produzione da 90 minuti destinata, teoricamente, solo alla Gran Bretagna. Torniamo quindi con i piedi per terra e pensiamo a quali attori britannici potrebbero rappresentare una valida e più probabile alternativa. Be', potremmo ipotizzare Colin Firth, che in fondo ha già ricoperto il ruolo dell'avvocato in Bridget Jones. Se poi vogliamo dare libero sfogo alla fantasia, perché non Martin Freeman, Benedict Cumberbatch o magari Clive Owen? Ma anche in questo caso, i soldi da mettere sul piatto sarebbero probabilmente troppi. O forse no, probabilmente per restituire il giusto spessore al personaggio di Jack Thompson sarebbe meglio puntare su qualcuno che sappia veramente portare in scena la negatività in persona, qualcuno che riesca a indossare con disinvoltura la faccia di bronzo di quell'uomo che, preda delle sue ossessioni e convinto di avere ragione, coglieva ogni pretesto per mettere in piedi cause prive di fondamento. Secondo noi l'ideale per questo ruolo è un attore emblematico, che da qualche anno è scomparso dalle scene, che quindi è meno costoso e in cerca di riscatto, un volto in grado di rispondere senza pudore con un ghigno a chi lo odia o lo offende, con modi che suscitano subito un'antipatia pruriginosa. Sì stiamo parlando proprio di lui: Hugh Laurie, l'ex dottor House. Voi che ne pensate?