Che fine hanno fatto... è una rubrica a cadenza regolare che cerca di riportare alla luce quei franchise che per un motivo o per un altro sono caduti un po' nel dimenticatoio, raccontandone la storia, con la speranza di rivederli prima o poi sui nostri schermi.
Di giochi di ruolo su PlayStation 2 ne abbiamo visti davvero parecchi nel corso della sua lunga esistenza. Che siano stati capolavori indiscussi del genere o semplici titoli adatti a trascorrere qualche ora di divertimento, questo genere non ha fatto certo sentire la sua mancanza sul Monolite. Tra le produzioni legate a questa tipologia di videogiochi ce ne sono state due che in un modo o nell'altro sono riuscite a farsi largo tra la massa e a guadagnarsi le attenzioni del pubblico (soprattutto il secondo episodio). Stiamo parlando di Dark Cloud, titolo che doveva far parte della line-up di lancio di PlayStation 2 ma che poi per problemi tecnici venne rilasciato qualche tempo dopo, e del suo sequel. Due giochi di ruolo d'azione che, pur non offrendo chissà quali meraviglie, sono stati in grado di appassionare migliaia di giocatori. Gli stessi che, come noi, vorrebbero un giorno poter mettere le mani su un eventuale Dark Cloud 3.
Che fine ha fatto Dark Cloud, la serie di giochi di ruolo action targata Level-5?
Ricostruire un mondo
La storia del marchio Dark Cloud, se così possiamo definirlo, iniziò fra il 2000 e il 2001 quando venne rilasciato in Giappone, prima, Europa e Nord America, dopo. Nel gioco, in sintesi, l'utente impersonava un tredicenne di nome Toan (il nome, come quello di altri personaggi giocabili era predefinito, ma poteva essere modificato), il cui villaggio veniva improvvisamente attaccato da un potentissimo gigante, il Genio Oscuro, già distruttore di decine di altri paesi e sterminatore di quasi tutta la popolazione del mondo. Toan rimaneva di fatto l'unico superstite della strage e si ritrovava quindi a dover ricostruire il suo villaggio, oltre che a cercare di riportarne in vita gli abitanti grazie al potere di una pietra misteriosa chiamata Atlamillia, donatagli dal Re degli spiriti.
Dal punto di vista del gameplay Dark Cloud era un titolo che riutilizzava idee e contenuti presenti in altri prodotti dello stesso genere. La sua giocabilità non era infatti certo originale e in alcuni aspetti talvolta lasciava un po' a desiderare, ma nell'insieme funzionava abbastanza bene, ed era pertanto in grado di coinvolgere il videogiocatore grazie ad alcune trovate divertenti. Il protagonista dell'avventura, che veniva aiutato alternativamente da altri personaggi durante l'evolversi della storia (Xiao, Goro, Ruby, Ungaga e Osmond), nel suo incedere doveva tener conto come sempre di un certo numero di nemici e boss da sfidare all'interno di pericolosi dungeon (c'erano perfino dei duelli uno contro uno strutturati come un rhythm game, dove bisognava premere in tempo i tasti per avere la meglio sul nemico), ottenere nuovi potenziamenti per sé e per le proprie armi, e fare sostanzialmente quello che ogni eroe virtuale faceva in un tipico gioco di ruolo action. Ma rispetto ad altri titoli di genere qui c'era in più la possibilità che gli si rompessero le armi e che soffrisse la sete, con conseguenti problemi di salute. Questi due parametri tendevano ad andare in negativo con una certa frequenza e velocità, ragion per cui l'utente doveva fare molta attenzione a muoversi e a portarsi sempre dietro acqua e polvere riparatrice. In casi estremi, in mancanza di questa polvere magica, per evitare di dover gettare via un'arma particolarmente efficace era anche possibile trasferire il 60% del suo potere in una sfera di sintesi, che impiantata poi in una nuova arma permetteva a quest'ultima di acquisirne le caratteristiche. Ma la parte più divertente e innovativa del gameplay di Dark Cloud era forse legata alla necessità di dover ricostruire interi villaggi (la modalità Georama), con la possibilità poi di esplorare le parti che venivano ricomposte. Da questo punto di vista non bastava ricollocare case e negozi, ma bisognava soddisfare anche le richieste dei loro proprietari, posizionandole correttamente e collezionando tutti gli oggetti (o persone) a esse corrispondenti. Accontentare il cento per cento delle aspettative dei paesani faceva ottenere nuovi attacchi, oggetti speciali o armi, e interagire con loro significava anche apprendere informazioni utili per progredire nell'avventura. Grazie quindi alle peculiarità che vi abbiamo descritto, nonostante i difetti e una grafica qualitativamente altalenante (i personaggi principali e certi mostri erano animati bene e vantavano delle buone texture per l'epoca, mentre i fondali e le ambientazioni erano realizzati con una certa sufficienza anche dal punto di vista del level design), il gioco seppe ritagliarsi un suo spazio sul mercato (si parla di circa 800.000 copie vendute in tutto il mondo) e nei cuori dei fan.
Passato, presente e futuro
I buoni dati vendita di Dark Cloud convinsero il team di sviluppo a programmare un suo seguito. Stavolta, però, Level-5 sembrava deciso a offrire al pubblico qualcosa di meglio sotto ogni punto di vista, tenendo conto quindi dei feedback negativi ricevuti da buona parte della stampa specializzata e dalle critiche mosse dai videogiocatori. Da queste prerogative "nacque" così Dark Chronicle (Dark Cloud 2 negli Stati Uniti e in Canada), pubblicato da Sony Computer Entertainment il 28 novembre 2002 in Giappone, il 17 febbraio 2003 in Nord America e il 10 settembre 2003 in Europa.
Dark Chronicle narrava le vicende del giovane Max, un ragazzo di famiglia benestante che viveva a Vallecatini e amava trascorrere il suo tempo a riparare macchine. Questo almeno fino a quando il possesso di un singolare medaglione e l'incontro con una guerriera di nome Monica, proveniente dal futuro, non scombussolarono la sua esistenza, conducendolo a vivere un'avventura emotivamente intensa, nel tentativo di fermare il malvagio Imperatore Grifone, una minaccia per il mondo, e di rintracciare la madre, partita da tanti anni prima e mai ritornata a casa. Anche Dark Chronicle a livello di giocabilità ruotava attorno all'esplorazione di dungeon sempre più grandi e pieni di avversari e oggetti utili da razziare, a un sistema di combattimento di stampo action, al level-up delle armi e al cosiddetto sistema Diorama (una specie di Georama). Grazie ad esso era di nuovo possibile ricreare edifici (stavolta in grado di cambiare il corso degli eventi futuri), posizionarli più o meno a piacimento o seguendo le indicazioni di altri personaggi, e realizzare così interi villaggi dove poi potere fare alloggiare delle persone reclutate a Vallecatini, da convincere soddisfacendo le loro richieste in termini di future condizioni di vita. Una volta però conquistati i loro cuori e convinti a seguire il protagonista, erano pronti a ripagarlo con le loro abilità, che potevano essere usate poi a turno nei dungeon. A completare il quadro di un'offerta vasta e valida c'erano poi una componente tecnica stavolta all'altezza delle potenzialità di PlayStation 2, con una dettagliata grafica in cel shading caratterizzata da toni delicati che facevano somigliare le schermate a tanti acquerelli, e diversi mini giochi, alcuni dei quali legati all'avventura principale. Questi spaziavano dalla rediviva pesca, con la possibilità di allevare i pesci pescati in un acquario e poi farli partecipare in appositi tornei, fino alla "Spheda", simile al golf. Senza dimenticare ovviamente la possibilità di scattare foto ai paesaggi del gioco, ai personaggi e ai mostri per creare "album fotografici" assieme ai dati del gioco e addirittura usare il sistema delle invenzioni per creare centinaia di oggetti diversi, come armi e molto altro ancora partendo proprio da semplici immagini catturate attraverso l'obiettivo. Dark Chronicle fu un successo, questa volta perfino di critica, ottenendo tra l'altro voti positivi più o meno unanimi anche dalla stampa specializzata e vincendo diversi premi come miglior gioco PlayStation 2 dell'anno su alcune riviste del settore, o quello di Console Role Playing Game of the Year per la Academy of Interactive Arts & Sciences. Eppure, come accaduto per altri interessanti titoli del passato, da quel momento in poi di questa potenziale serie e di un eventuale terzo capitolo non si seppe più nulla: per anni voci di possibili nuovi episodi si sono susseguite, prima per un possibile capitolo per PlayStation 3 e poi per la nuova generazione di console. Ma di concreto, al momento, non c'è nulla, e a chi brama dal desiderio di giocare con un Dark Cloud, non resta per adesso che consolarsi con le versioni "speciali" dei due titoli originali disponibili al digital download sullo store di Sony, appositamente adattati per essere compatibili col sistema PlayStation 4.