In una fredda mattina dell'inverno milanese ci siamo trovati in una comoda saletta privata per vedere in anteprima il film di Assassin's Creed, una pellicola che portava su di sé il peso di una saga famosissima e i dubbi di una pessima tradizione. D'altronde il rapporto tra film e videogiochi è un po' come quello fra due scienziati brillanti che parlano lingue differenti: tutto sommato si stimano, si apprezzano, ma non riescono quasi mai a lavorare bene assieme.
Tempi diversi, esigenze diverse e il bisogno di far soldi senza star troppo a pensare di fare anche un buon prodotto, hanno spesso prodotto giochi orribili e film che, nella maggior parte dei casi, vanno bene giusto per quella sera in cui hai bevuto troppo e vuoi guardarti qualcosa di trash da commentare con gli amici. Lasciando da parte il mondo delle trasposizioni videoludiche, che spesso sono costrette a rincorrere i gli stretti tempi promozionali dell'uscita di un film, quello dei film tratti da videogiochi è spesso un mondo ricco di speculazioni fatte con poco rispetto sia del gioco che dei suoi appassionati. Ci sono stati casi in cui la storia è stata completamente stravolta, altri in cui la licenza è stata data in mano a gente palesemente non in grado di fare un film o altre in cui si è mantenuta una certa coerenza, ma prendendo una strada ben lontana dal gioco. Il film di Assassin's Creed per fortuna non è niente di tutto questo e riesce ad essere probabilmente il miglior film tratto da un videogioco di sempre per un semplice motivo: rispetta il materiale originale senza però sentirsi sempre obbligato a coccolare il pubblico dei giocatori.
Il film di Assassin's Creed potrebbe rompere la pessima tradizione delle pellicole nate dai videogiochi
Salto della fede
La storia forse la sapete già: Callum Lynch, ovvero Fassbender, è un poco di buono che sta per fare una brutta fine, ma viene segretamente reclutato dalla Abstergo per investigare nella sua memoria genetica e permettere ai Templari di trovare la cara vecchia Mela dell'Eden. Un canovaccio che tutti gli appassionati della serie conoscono bene e che viene chiaramente spiegato a chi non sa cosa sia una lama celata. Da queste premesse si dipana un film che mescola senza esagerare momenti adrenalinici a fasi più riflessive, dosando i due ingredienti in modo da far venire sempre più voglia allo spettatore di vedere gli assassini all'opera, ma condendogli dei momenti per riprendere fiato.
L'inizio del film è quasi fin troppo autoriale per una pellicola che si rivolge tutto sommato a un pubblico abbastanza giovane, i primi minuti scorrono con pochissime parole, preferendo gli scorci medievali di una Spagna in piena inquisizione, informazioni sulla vita del giovane Callum e la situazione in cui si trova prima di conoscere l'Abstergo. Ma quando finalmente l'azione si mostra in tutta la sua spettacolare e coreografica potenza, le soddisfazioni sono tante, sia per il fan che per il neofita. Gli assassini si muovono in modo convincete, eseguono le mosse che abbiamo imparato a conoscere gioco dopo gioco, il loro stile è quello di una danza mortale fatta di affondi, balzi e fughe improvvise. Per fortuna nessun soldato del film attende il suo turno di colpire come nel videogioco. I momenti più concitati, che potremmo assimilare in tre momenti essenziali, comparabili ai tre atti del film, sono progressivamente più lunghi, elaborati ed emozionanti, quasi a voler abituare lo spettatore a una tensione sempre maggiore. Forse il paragone è un po' esagerato, legato all'entusiasmo di vedere finalmente un adattamento ben fatto, ma vuoi per i colori sabbiosi, la fotografia attenta all'azione, l'uso minimo di computer grafica e una colonna sonora appassionante, in certi momenti Assassin's Creed ricorda vagamente il ritmo e il tono di Mad Max: Fury Road.
Sincronizzazione perfetta
Il pregio maggiore di Assassin's Creed è senza dubbio quello di voler essere semplicemente un film, non un prodotto pensato solo per i fan né qualcosa che si vergogna di nascere da un videogioco, anzi. L'universo creato da Ubisoft è senza dubbio una prospettiva affascinante, perché permette di raccontare un sacco di storie differenti che condividono una base comune e che non si sono mai viste al cinema. Non siamo di fronte ad Uncharted, che nasce ispirandosi alle avventure di Indiana Jones o a Medal of Honor che cita Salvate il soldato Ryan: il mondo degli assassini è qualcosa di mai visto al cinema, molto di più di una semplice sequenza di combattimenti e salti in stile parkour, ed è per questo che funziona sul grande schermo.
Molto saggia è stata anche la scelta di non riprendere le storie già viste, evitando così paragoni scomodi, soprattutto nei confronti di Ezio Auditore, il personaggio che più di tutti è rimasto nel cuore dei fan. Vero che il setting medievale fa pensare al primo capitolo e al mitico Altair, ma al di là di qualche suggestione siamo di fronte a un'ambientazione più viva, ricca di colori e personaggi molto più interessanti. L'unico difetto di questa scelta, se vogliamo essere pignoli, è che vedendo il film in lingua originale si nota la rigidità di Fassbender quando parla spagnolo, ma son dettagli, anche perché in tutte le altre scene recita con una intensità che sarebbe lecito aspettarsi nel Macbeth, non in un film action. Senza dubbio il cast e le prove attoriali sono un altro gradino in grado di elevare il film sopra le produzioni di genere. Fassbender è estremamente convincente e carismatico nel suo doppio ruolo, perfettamente a suo agio anche nelle scene d'azione. Marion Cotillard esprime tutta la rigidità ma anche la passione di una scienziata che punta al nobel e Jeremy Irons mette in scena la sua classica maschera del cattivo carismatico e di classe che ormai conosciamo bene. Ma se guardiamo oltre questo tris anche i comprimari sono di tutto rispetto. Abbiamo Charlotte Rampling, che forse non dirà niente ai più giovani, ma qualcosa di interessante l'ha fatto, e soprattutto la sorprendente Ariane Labed, che veste i panni della collega assassina di Aguilar e in alcune occasioni riesce persino a rubargli la scena. Non male come versatilità, che prima era apparsa in The Lobster, un film decisamente diverso. Ci è piaciuta molto questa nuova realizzazione dell'Animus che va oltre una specie di impianto neurale e diventa una grande macchina per la realtà aumentata, che mescola ologrammi e realtà per far vivere al paziente una simulazione il più possibile realistica.
Credi nel Credo
Che poi forse la solidità e il gusto un po' autoriale del film non dovrebbero sorprendere, perché nonostante un inizio travagliato, fatto di accordi poco felici tra Sony e Ubisoft, quando lo studio francese si è ripreso i diritti e ha iniziato a lavorare con Fox, la lavorazione ha iniziato ben presto a imboccare il binario giusto, grazie all'interesse diretto di Fassbender, che non si limita a recitare, ma è anche il produttore del film. È stato lui a volere fortemente impegnarsi in questa pellicola e si è portato dietro gran parte del team che ha lavorato insieme a lui sull'ultimo adattamento Macbeth, il che spiega anche il gusto un po' serioso e autoriale.
Fassbender e gli sceneggiatori hanno trattato l'universo di Assassin's Creed con un rispetto insolito per un videogioco, senza però scadere nell'omaggio forzoso e nel fan service che strizza l'occhio in maniera anche buffa. Per tutto il tempo abbiamo avuto paura che gli qualcuno si lanciasse in un covone per uscire indenne da una caduta di decine di metri o che Aguilar facesse perdere le proprie tracce sedendosi su una panchina, ma per fortuna non succede niente di tutto ciò. Il bello di Assassin's Creed è che, a differenza del film di Warcraft, funziona senza alcun bisogno di stampelle narrative, se il gioco non fosse mai esistito sarebbe comunque un prodotto interessante. Questo non vuol dire che sia un film perfetto al 100%, perché anche se tutto funziona abbastanza bene ci sono un paio di passaggi spiegati male e alcune scene forse troppo frettolose che avrebbero richiesto un maggior approfondimento e che rischiano di rovinare uno dei momenti più interessanti del film. Qualcuno dovrebbe anche spiegare perché alla Abstergo le guardie di sicurezza preferiscono le armi bianche ai fucili, non è una scelta saggia se decidi di imprigionare i maggiori esperti al mondo di lotta corpo a corpo. Per fortuna però tutto il resto gira senza troppa confusione, la speranza adesso è che il film abbia un buon incasso e convinca produttori e investitori del fatto che le trasposizioni cinematografiche dei videogiochi possono essere fatte anche bene, rimanendo in equilibrio tra originalità e rispetto per la materia trattata, senza offendere gli spettatori con prodotti di basso livello.