Versione testata: PlayStation 3
L'aspetto curioso dei giochi di lotta, dei picchiaduro, è che negli ultimi anni sono diventati senza compromessi. Setting e stile grafico realistico? Gameplay piuttosto simulativo, quantomeno nelle intenzioni. Personaggi, ambienti e situazioni di fantasia? Giocabilità più immediata. Non si tratta di profondità, solo di differenti barriere di accesso all'esperienza. Se da una parte la lunga assenza di Virtua Fighter ci fa rimpiangere i bei tempi in cui un'estetica arcade si univa a una complessità che sulle prime intimidiva non poco, il processo opposto è ancora più complicato da andare a ritrovare, con i vari UFC di THQ oppure MMA e Fight Night di Electronic Arts che non fanno nulla per non prendersi sul serio.
Una possibile eccezione a questa tendenza potrebbe venir offerta il prossimo giugno da Supremacy MMA, sviluppato dai californiani Kung Fu Factory. Il team è un misto di esperti dell'industria americana, gente che ha lavorato su UFC per Dreamcast, Undisputed 2009 o The Warriors di Rockstar, per citare i più noti, e di professionisti dell'industry giapponese, già impegnati su alcuni capitoli di Tekken. Siamo stati invitati a Londra per farci un'idea della strada che il gioco cercherà di percorrere.
Stili diversi a confronto
La prima direzione intrapresa è stata quella di non legarsi a doppio filo ad alcuna licenza, come ha fatto UFC, così da poter avere un roster di atleti, regole e modalità da gestire come meglio si crede. La seconda, e qui risiede l'aspetto che davvero influenza l'intera esperienza, è quella di abbracciare un approccio che riporti al feeling che le arti marziali miste degli albori sapevano regalare. Gli stili di combattimento saranno quindi ben caratterizzati, distinguibili gli uni dagli altri e chiederanno a ciascuno di prendere in modo netto posizione sul tipo di strategia che si vuole adottare. Uno esperto di Karate dovrà ad esempio curarsi di tenere alla giusta distanza il suo avversario cercando al contempo di colpirlo con i suoi devastanti attacchi, mentre un judoka cercherà il contatto per proiettare e quindi immobilizzare a terra l'atleta a lui opposto. E lo stesso discorso, adattato alle peculiarità delle diverse discipline, vale per il Muay Thai, il Wrestling, il Jiu-Jitsu e gli altri stili che verranno inseriti nel codice finale. All'intenzione di ridare vita alla primigenia idea di eleggere la migliore tra le tecniche di combattimento, si unisce la precisa volontà di rappresentare visivamente la violenza che ciascuna di esse implica: i colpi sono riprodotti fedelmente e i movimenti non vengono esagerati, però i loro effetti sono evidenziati con dovizia di particolari e il sangue sgorga dalle ferite in quantità superiore a quella che solitamente ci si aspetterebbe.
Differenti colpi e ferite ma anche diversi ambienti, dal ring ottagonale a quello classico quadrato, dal dojo fino alla gabbia e a luoghi più spartani, come la tipica palestra di periferia. Il lavoro sulla componente visiva è quindi anch'esso andato nella direzione di abbandonare le luci e i lustrini che lo sport ha raggiunto con il successo, a favore di una rappresentazione più varia e rude. In tutto questo i modelli degli atleti sono buoni e animati a dovere anche se la resa generale non è ai livelli di quella offerta dal motore di EA MMA. In compenso già ora, con ancora alcuni mesi di ottimizzazione davanti, la fluidità è parsa ottima con l'obiettivo finale di posizionarsi sulle fatidiche sessanta immagini al secondo che tanto fanno gola degli appassionati.
Gentil sesso?
All'evento erano presenti anche Felice "Lil Bulldog" Herrig e Michele "Diablita" Gutierrez, due lottatrici specializzate in MMA scelte da Kung Fu Factory e dal produttore 505 Games per sponsorizzare il titolo. La loro presenza non è stata strumentale ai fini della presentazione in sé ma hanno aggiunto del colore all'esperienza parlando della loro vita in un mondo normalmente conosciuto solo nella sua realtà maschile. Il coinvolgimento delle due atlete statunitensi è valso loro anche una trasposizione virtuale: sotto la voce Femmes Fatales si potrà infatti accedere a una sorta di combattimento bonus con loro due protagoniste.
Le motivazioni di un lottatore
Il processo volto a dare un carattere al gioco passa inevitabilmente anche dal pacchetto di modalità offerto. Supremacy MMA non sembra voler competere con i suoi rivali dando incredibili sistemi di progressione o tornei eccezionalmente ricchi di opzioni. Questi elementi ci saranno, il primo con una serie di aggiunte estetiche e il secondo con alcune competizioni che ancora non sono state mostrate, però non rappresentano la punta di diamante del titolo.
Piuttosto sono state scritte dieci vicende personali, chiamate didascalicamente Supremacy Stories, che faranno percorrere le vicende di vita di altrettanti atleti. Ci è stata mostrato l'inizio di quella dedicata a Malaipet, all'anagrafe Mongkhon Wiwasuk, un campione di Muay Thai realmente esistente la cui storia è stata raccontata anche il un film del 2009, Legendary. La vita di Malaipet, la sua carriera dai primi passi nel mondo del combattimento ad appena 8 anni fino agli alti e bassi dell'avventura statunitense, sempre con in testa l'obiettivo di mandare a casa abbastanza soldi da ripagare i debiti dell'attività del padre, sarà raccontata da una serie di filmati che si alterneranno agli incontri. Tutto starà alla quantità e alla bontà delle situazioni raccontate, però tutto sommato ci sembra un'idea ben contestualizzata all'interno del gioco. Non mancheranno alcune selezioni per richiamare il gioco online, un'area appositamente creata per far allenare il giocatore e poi la classica partita veloce, ma per le prime due, quelle meno auto esplicative, non abbiamo visto nulla che non fosse l'apposita voce nel menù principale. Preso in mano il pad, i controlli permettono di padroneggiare in pochi istanti il sistema di combattimento quel tanto che basta da farsi giustizia: con il quadrato e il triangolo, sulla versione PlayStation 3 provata, si eseguono i due attacchi principali mentre con la croce si afferra l'avversario e con il cerchio lo si rilascia. Tutti i movimenti sono demandati alla leva analogica sinistra, con la pressione prolungata di L1 che permette di muoversi in profondità, e questo vale anche mentre ci si trova a terra, dove lo schema resta lo stesso ma si aggiunge la complessità di dover trovare la miglior stretta per inchiodare l'avversario al suolo quanto più a lungo possibile.
Come detto in apertura, Supremacy MMA punta a essere profondo pur concedendo qualcosa all'accessibilità e alla spettacolarizzazione dello sport, inserendo ad esempio un colpo caricato specifico per ogni combattente, a cui si accede premendo R2, e una finta che invece può essere fatta con R1. Alla barra dell'energia classica si affiancano infine due indicatori. Il primo permette di accedere per un breve periodo di tempo a una sorta di "berserk mode", grazie al quale colpire con maggior vigore l'avversario. Il secondo, invece, rappresenta le parti del corpo dell'atleta mostrando i danni subiti e quindi la via via minore funzionalità delle stesse. Quello mostratoci e provato attraverso una manciata di incontri sembra quindi un titolo certamente riservato a una fetta di mercato non enorme in Italia e già piuttosto satura di offerte, ma capace di avere delle peculiarità che lo distinguono da quella stessa concorrenza. La validità delle aggiunte apportate a una formula nota, dovranno essere vagliate in sede di recensione ma per il momento ci sono delle indicazioni che ci hanno incuriosito per vederne di più.
CERTEZZE
- Più immediato e frenetico della concorrenza
- Le Supremacy Stories aggiungono una dimensione altrove poco approfondita
- Già ora molto fluido...
DUBBI
- ... anche se graficamente non fa gridare al miracolo
- Molto dipenderà dalla profondità delle modalità di gioco inserite