Banjo diventa meccanico
La presentazione del nuovo Banjo si è articolata in due fasi. Nella prima abbiamo assistito al single player per mano di uno dei membri del team e nella seconda abbiamo potuto testare una delle modalità multiplayer. Banjo Kazooie: Nuts and Bolts è un platform adventure, genere che soffre di una crisi d'identità davvero profonda, e che Rare proverà a rinverdire introducendo novità ed elementi che da sempre contraddistinguono le sue produzioni. Banjo per l'occasione diventa un meccanico e la caratteristica principale del gioco sarà quella di richiedere l'assemblaggio e la modifica di alcuni mezzi di locomozione per realizzare le sotto quest che ci verranno di volta in volta proposte dai comprimari nei sottomondi accessibili dal villaggio base che funziona da hub centrale. Questo sarà completamente esplorabile, con l'orso che si può arrampicare su palme, tetti e palazzi per raccogliere le note musicali, che hanno la funzione di monete con cui acquistare i pezzi con cui costruire e modificare i mezzi di locomozione che vanno ad accumularsi nel garage e che possono anche essere utilizzati per il multiplayer. Ogni volta che si realizza una sotto quest in uno dei mondi, un nuovo elemento si libera nel villaggio principale, rendendo accessibili nuovi stage e nuovi mondi. Con Kazooie che entra in ballo per eseguire mosse d'attacco a 360 gradi o per sollevare gli oggetti con un raggio antigravitazionale.
Dopo aver esplorato il villaggio, facendoci vedere i personaggi, le casette e i mille dettagli di cui il monitor sembrava esplodere (la grafica di Banjo ridefinisce la nozione di "esplosione di colori" su schermo), il producer s'è lanciato in uno dei sottomondi di Banjo, quello che si è intravisto nelle prime foto pubblicate sulla rete. Ogni livello viene introdotto da un filmato in puro stile hollywoodiano, che presenta tutti i comprimari che si incontreranno nelle diverse ambientazioni, con quello stile che i fan di Rare conoscono da anni. Il mondo era costituito da una grande arena, delimitata da dei monitor enormi, con una serie di isole nel mezzo, tutte liberamente esplorabili. Dopo aver raggiunto con uno dei mezzi la parte centrale di gioco, lo scopo era quello di raccogliere delle noci di cocco e farle finire dentro un barile munito d'aspiratore. E qui risultava evidente la caratteristica principale del titolo, dato che era sia possibile mettersi al volante di una specie di camion con cui andare a raccogliere le noci tre alla volta e riportarle al barile. Oppure, si poteva salire su di un elicottero e trasportare il barile sino a dove si trovavano le noci così da poterle aspirare più rapidamente. Andando al garage e modificando l'elicottero, bastava spostare l'elica nella parte posteriore del mezzo, aggiungere dei galleggianti e trasformarlo in un jet hovercraft con cui esplorare tutta la zona dall'alto oppure schizzare a pelo d'acqua a tutta velocità. Con ogni obiettivo realizzato e con ogni nuova sezione esplorata si scoprivano sempre nuovi elementi con cui modificare i mezzi per poter raggiungere nuove porzioni del livello. A questo punto abbiamo chiesto alla producer se nel gioco definitivo i mondi saranno sempre costituiti da delle grandi aree centrali via via esplorabili, e ci è stato risposto che ci saranno dei livelli più tradizionali con esplorazione progressiva e più classica. Inutile dire che speriamo che questo sia quanto accadrà, dato che una struttura di gioco come quella mostrata difficilmente potrebbe incontrare il favore dei fan di Banjo. A meno che non si riveli un prodotto vincente sotto tutti i punti di vista.
Meccanici multiplayer
La dedizione dei giocatori per l’assemblaggio dei mezzi e per la raccolta dei pezzi darà il massimo dei risultati soprattutto nelle modalità multiplayer. Quella che abbiamo potuto testare consisteva in una sorta di incontro di sumo, combattuto da quattro giocatori, che dovevano cercare di restare il più a lungo possibile nell’arena di combattimento cercando di spingere gli altri fuori dalla stessa. Diventava quindi fondamentale avere il mezzo più pesante e più aggressivo in quello schizzare infernale di mezzi che nella versione finale porterà fino a 8 giocatori a combattere contemporaneamente e in molte più modalità. La prova è stata tutto sommato divertente, ma resta l’impressione che le modalità online saranno solo un contorno alla portata principale, ovvero l’avventura single player sulla quale graverà il fardello del successo delle nuove avventure di Banjo.
A tutto tondo
Una delle cose che Rare ha sempre saputo fare è il mettere in piedi motori di gioco tecnicamente all’avanguardia, e anche questa volta il risultato è ottimo. Il mondo di questo Banjo, a fronte di un frame rate che ha bisogno di un pizzico di fluidità in più per raggiungere i necessari 30 fotogrammi al secondo, è davvero dettagliatissimo con texture in alta risoluzione e personaggi carichi di poligoni. Quello che stupisce è la grande interattività dell’ambiente, dato che quasi tutti gli elementi del fondale possono essere distrutti e smontati, colpendoli con l’orso o con i mezzi. Alberi che si frantumano, piante che si possono spostare e staccionate che si spezzano sembrano essere all’ordine del giorno, anche se ovviamente s’è trattato di poco più di un assaggio. Lo stile è cambiato radicalmente e, anche se per certi versi ricorda Viva Pinata, il motore di gioco non ha niente a che spartire con quello dei simpatici pupazzetti messicani. Notevole è anche la distanza visiva, apprezzabile soprattutto nelle fasi di volo quando tutte le parti delle aree erano visibili e gli elementi del fondale erano tutti presenti su schermo, con qualche rallentamento, ma senza alcun pop up degno di nota. Il gioco è ancora tutto da scoprire, con i tanti fan che aspettano al varco per vedere quanto saprà fare il team per rimettere a lucido un brand tanto blasonato, e Rare sembra aver imboccato una strada impegnativa, ma che potrebbe riservare molte sorprese.