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Chi tocca il chip muore

Il tira e molla sulla modifica della PlayStation2 (e del Wii, e dell'Xbox 360 e compagnia) è arrivato fino alla Corte di Cassazione.

DIARIO di Andrea Pucci   —   08/09/2007

La diatriba giuridica sulle modifiche delle console mi ricorda moltissimo la scena finale di "Febbre da cavallo" (l'originale non la brutta copia): i truffatori imputati di fronte al giudice che in un atto di clemenza finale li assolve tutti perché anche lui accanito scommettitore. Così era probabilmente successo ad un processo per un caso di modifiche di PlayStation2 accaduto a Bolzano: il giudice di primo grado aveva condannato il negoziante a sei mesi di reclusione e seimila euro di multa, la Corte di Appello l'aveva assolto perchè rispetto alla legge di riferimento il fatto era accaduto prima e quindi non costituiva (ancora) reato. La clemenza del giudice di appello non è durata a lungo. Lo scorso 3 settembre la Corte di Cassazione, di fatto l'ultima spiaggia di ogni processo, ha decretato che modificare una console è tutti a tutti gli effetti un atto "propedeudico alla violazione dei diritti d'autore". La Corte ha infatti spiegato che la legge del 2003 che aggiornava il diritto d'autore era un chiarimento interpretativo di una legge precedente, non introducendo di fatto novità. Per questo il reato si configurava sia prima della riforma che dopo. Secondo la norma, infatti, viene punito "chiunque produce, utilizza, detiene per la vendita, pone in commercio, vende, noleggia o cede a qualsiasi titolo sistemi atti ad eludere, decodificare o rimuovere le misure di protezione del diritto. Per le ragioni su esposte questa Corte ritiene che tale formulazione ricomprenda anche l'elusione e la rimozione dei sistemi di protezione integrati fra supporto informatico e apparato destinato ad essere utilizzato, con la conseguenza che erroneamente la Corte d'Appello ha escluso le condotte poste in essere dall'uomo nel 2002".
Sebbene in Italia ogni sentenza fa caso a parte (non è come gli Stati Uniti che il precedente crea legge) è chiaro che una sentenza della Corte di Cassazione farà parlare di sé a lungo e rappresenterà un valido riferimento per i casi a venire, condizionandoli quanto basta. Difficilmente un nuovo caso del genere tornerà in Cassazione, essendosi già pronunciata in proposito. Quindi, semmai non l'aveste ancora capito, modificare la console è male, vendere la modifica è letale. Qui si innesta il conflitto tra legge e senso di moralità, e il mondo si spacca in due partiti: il partito del giustificazionista "se i giochi costassero di meno li comprerei, ma dato che costano cari li copio tutti" e quello moralista "se i videogiochi costano troppo, ne compro di meno". Certo è che in Italia il primo partito ha la maggioranza assoluta e non per altro siamo il fanalino di coda in Europa nel mercato ufficiale e primi in quello di eMule.