Goooood mooorning Vietnam
Non ha senso. Con questa frase, ripetuta più e più volte, il giocatore viene introdotto nelle paludi vietnamite, grazie anche a FMV dall’indole decisamente cinematografica e a dialoghi interamente doppiati in italiano. Sotto questo profilo il lavoro svolto è magistrale, con attori sempre all’altezza e dialoghi talmente ‘duri’ da rischiare la censura. Che il risultato sia ottimo lo si avverte praticamente subito, quando, ancor prima di impugnare il fucile, ci si accorge di essere già belli che immedesimati nella parte del soldato. A tutto ciò si aggiunge anche una colonna sonora presa direttamente dalle hit del tempo, fra cui anche la stupenda Paint it black dei Rolling Stones, e lo speaker radiofonico che accompagnerà le prime battute nel campo base. Come nel più classico dei piatti francesi, Conflict: Vietnam si presenta dunque dannatamente bene.
Il gioco a noi pervenuto sia in versione Xbox che PlayStation 2 è la classica build pressoché completa, non fosse altro per qualche fastidioso bug ancora da eliminare. I meccanismi sono gli stessi visti in Desert Storm II, in cui bisognerà completare un determinato numero di missioni gestendo contemporaneamente quattro soldati scelti. Ritroveremo dunque il cecchino, il medico, il caposquadra tutto d’un pezzo e l’addetto all’arsenale pesante. Le lievi migliorie apportate al sistema di controllo faciliteranno soprattutto la gestione degli ordini da impartire, che diventeranno più facili da eseguire e quindi immediati. Per il resto le variazioni più significative rispetto a Desert Storm II convergono praticamente tutte nel background. Il passaggio fra le mura gremite di nemici della Guerra dl Golfo e le paludi vietnamite è significativo, rimarcato a dovere dai coder che poco hanno lasciato al caso. Disperso nei meandri di una flora fitta e claustrofobica, il giocatore avrà ben pochi punti di riferimento e dovrà aguzzare la vista per scorgere ogni vietcong appollaiato nel suo rifugio naturale pronto a farci saltare le cervella. In questo senso la bussola diventerà ben presto la nostra migliore amica, grazie alle innumerevoli informazioni che ci recapiterà. Potremo difatti sempre sapere la nostra posizione rispetto a quella dei tre compagni di battaglia, oltre che mantenere la direzione giusta in linea d’aria ed individuare la provenienza del fuoco nemico. Altro aiuto significativo è dato dalla mira automatica, anche se questa dovrà essere attivata nell’apposito menù opzioni, indi facoltativa.
Per il resto le variazioni più significative rispetto a Desert Storm II convergono praticamente tutte nel background.
And we all shine on. Like the moon and the stars and the sun
Sul campo di battaglia avremo a che fare con ogni tipo di arsenale bellico ed una varietà di situazioni davvero sorprendente. Passeremo fra paludi e giungle, templi e cittadine rase al suolo; oltre a missioni che ci vedranno a bordo di jeep, carri armati, battelli ed elicotteri. Ogni missione richiederà il giusto approccio e le dovute strategie, nonché una parsimonia di fondo nell’utilizzare armi e kit di soccorso . Soprattutto settando il gioco ad un livello di difficoltà avanzato sarà pressoché impossibile buttarsi nella mischia pensando solo a sparare. Questo grazie anche ad una IA nemica che, seppur presenti ancora qualche lacuna, sarà sensibile ai nostri movimenti ed i conseguenti rumori provocati. Tecnicamente questo Conflict: Vietnam non mostra un grande stacco rispetto al predecessore vecchio già di un anno. I modelli poligonali non brillano per costruzione e per dettaglio, soprattutto quelli dei quattro protagonisti che, a rigor di logica, sarebbero dovuti essere maggiormente particolareggiati rispetto agli outsider. Animazioni sempre valide invece. Gli ambienti di gioco risultano ricchi di elementi e con una buona dose d’interazione, anche se l’altalenante livello delle texture ne mina in parte la beltà. Engine grafico sempre all’altezza, soprattutto nella versione Xbox, anche in situazioni decisamente affollate e con lo schermo diviso in più parti per l’immancabile modalità multiplayer. Buoni gli effetti di luce, un po’ meno la fisica, in particolar modo dell’acqua. Come anticipato sopra, sonoro da favola per soundtrack, doppiaggio in italiano e rumori di fondo in generale.
I preziosi DVD arrivati in redazione sono stati letteralmente spolpati, tanto da arrivare talmente avanti nel gioco da poterci bullare di averlo finito. Conflict: Vietnam sembra avere tutte potenzialità per bissare l’enorme successo di Desert Storm II, nonostante presenti ancora qualche bug di facile risoluzione. L’enorme sforzo profuso per costruire un contorno degno della massima immedesimazione, viene seguito parallelamente da un gioco collaudato negli anni e fresco di un background che apre la porta a numerose situazioni. Il 17 settembre è il giorno di lancio di questa produzione SCI che, se ottimizzata a dovere, risulterà un acquisto pressoché indispensabile per tutti gli amanti del genere.
È strano come certi avvenimenti che non ci appartengono facciano, in un modo o nell’altro, parte del nostro bagaglio personale. Quella che fu l’assurda guerra degli States in Vietnam bene o male l’abbiamo un po’ tutti negli occhi, anche chi non s’è mai armato di libri per scoprire fatti e misfatti. Il cinema americano ha proposto più visioni del conflitto, incanalandosi in un autentico filone d’oro soprattutto nei fine anni 70 e 80. Film come Il cacciatore e Good morning Vietnam possono essere definiti i master piece della sfilza di versioni che questa guerra ha avuto su celluloide, entrambi pronti a raccontare l’orrore se pur da punti di vista agli antipodi. Lo stesso ambito ludico ha attinto con una certa costanza e frequenza da quel determinato conflitto, e questo che abbiamo fra le mani non è che l’ultimo arrivato in ordine di tempo. Ritorna dunque SCI con il famoso brand Conflict sviluppato sempre da Pivotal Games, che dopo il successo avuto l’anno scorso con Desert Storm II ci riprova con questo suggestivo capitolo ambientato in Vietnam. Abbiamo anzitempo messo le nostre manacce su questo ambizioso gioco, di seguito le nostre impressioni.