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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   27/11/2000

Diario del capitano

Dopo una domenica di assenza apparente eccomi di nuovo tra voi. Una combinazione fortuita di elementi mi ha gettato addosso un po' di preinfluenza invernale. Il germe però mi ha trovato piuttosto blindato e resistente, quindi oggi sono di nuovo in sella (diciamo anche che ci ho dato dentro con doppie dosi di Aspirina).
Anyway, ieri sera sul tardi, ho fatto un passaggio rapido da queste parti per vedere come andassero le cose e dato che tutto era tranquillo e pacifico ho deciso di reinstallare Diablo II e godermi qualche momento con il gioco della Blizzard. La mia anima non poteva che adattarsi perfettamente al Barbaro e quindi con il suddetto ho cominciato l'avventura.

E ora parliamo di cose serie. Questo flash apparso sulle pagine di Punto Informatico ha destato la mia preoccupazione, che vi giro subito. Attualmente, in Italia, il 95% delle testate, anche le migliori, non sono inquadrate all'interno del regime giornalistico ufficiale. Ovvero non ci sono direttori responsabili, regole ferree, nessun codice imposto. Solo e soltanto autoregolamentazione. Ma come ogni bel gioco, soprattutto nel BelPaese, dura poco. Infatti l'Ordine dei Giornalisti sta facendo innumerevoli pressioni affinchè ogni sito, ogni news apparsa nella rete, dal sitarello ospitato su Geocities, ai più grandi, siano rigidamente controllati da un Direttore Responsabile iscritto all'Albo, etc etc. Questo mi fa pensare due cose. La prima, si ignora completamente lo spirito di libertà di espressione di internet, cercando di portare tutto alla grigia realtà e problematiche della carta stampata e televisiva. La seconda, si ignora completamente la tecnologia, ovvero quegli stessi cavilli tecnici per i quali spesso le indagini di polizia serie e necessarie si arenano, trovando siti ospitati in Nuova Guinea, piuttosto che a Cuba. Dunque è questo quello che vogliamo? Togliere preziose risorse ai provider italiani fornitori di servizi a favore di Paesi più "permissivi"? Quello che mi sconvolge è il motivo: rimandare l'inevitabile. Allungare a tutti i costi la transizione tra il vecchio e il nuovo, blindando il vecchio dietro cavilli e regolamenti.
Per quanto ancora reggeranno le palizzate?