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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   20/07/2001

Diario del capitano

Tra i vari argomenti che avrei voluto toccare nell'ultimo periodo c'è il problema pubblicità. Piano piano, porzioni sempre più ampie della pagine che navigate, verranno occupate da pubblicità. Del resto, rimane alternativa ad un editore online che non fa pagare i suoi utenti? Non credo. Prendete una signora rivista cartacea come GQ. Andate in edicola, pagate il costo di copertina e vi godete una pubblicazione di duecento pagine con dentro cento pagine di pubblicità. Beninteso, questa non è una critica, ma il mio punto di vista di lettore paziente. Con le riviste cartacee si paga due volte: una volta monetariamente, un'altra in termini di tempo e attenzione nel guardare le pubblicità. Eppure le compriamo da sempre.
Poi si va a navigare un sito internet, e ci si scandalizza per una finestrella pop-up che si apre o un banner di troppo. Niente di più sbagliato. All'inizio anch'io ero critico. Poi ho riflettuto: alla fine qualcuno deve pagare. E se non pagano gli utenti devono pagare gli sponsor, non si scappa. Perchè lo sponsor dovrebbe accontentarsi di un francobollo messo dove non disturba i lettori? La pubblicità DEVE disturbare. Ma in senso buono. Una buona pubblicità si distingue da una cattiva pubblicità per l'impatto, la bellezza grafica, l'argomento e altri cento motivi diversi. Quante volte siete rimasti affascinati dalla genialità delle inserzioni pubblicitarie di Sony per PlayStation? Oppure dell'omino e il piccione di Red Bull? Dunque dobbiamo agire a monte, non a valle. Vale a dire: sul target, sulla bellezza delle inserzioni, sulla dimensione e la posizione delle inserzioni, non sul mezzo dell'inserzione. I canoni tradizionali che hanno guidato le campagne pubblicitarie sui mass media tradizionali devono essere riscritti. Perchè lamentarsi poi dei risultati? Chi può dimostrare quanto rende una copertina di una rivista da centomila copie di tiratura o uno spot di 15 secondi dopo il telegiornale? Nessuno.
Esattamente come succede tra due persone che non si conoscono bene, la sincerità non sempre aiuta. Internet è sincero, trasparente. Comunica i dati, con precisione quasi maniacale. Dice quante persone vedono una pubblicità e dice quante persone effettivamente sono interessate, perchè cliccano. Ma certi dati fanno male, e si dà la colpa a internet. Per fare pubblicità online ci vuole una coscienza nuova, dimenticando i vecchi canoni. E' dura da capire, la guerra si combatte in trincea, giorno dopo giorno. E le idee non si cambiano così rapidamente.
Cosa potete fai voi lettori? Essere pazienti. Maggiore qualità=maggiori costi=più pubblicità. Da questa equazione a tre variabili non si sfugge.