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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   05/09/2001

Diario del capitano

Ieri mentre ero in volo sui cieli della Manica, ho tirato fuori dalla valigia un numero di MCV, un'interessante pubblicazione inglese dedicata al mondo dell'intrattenimento elettronico ma dal punto di vista di sviluppatori e aziende del settore. La mia attenzione si è fermata in particolare su un editoriale del direttore responsabile, Lisa Byron. La sintesi del suo discorso è chiara: troppi videogiochi sono ancora troppo difficili da giocare, affinchè ci sia veramente un mercato di massa. La possibile conseguenza di questo è un mancato allargamento dell'utenza, per esempio, alle donne stesse, come testimonia Lisa Byron. Mi vengono in mente due soli giochi che hanno interessato massicciamente le donne: Bust-A-Move e The Sims. Che cosa hanno in comune questi due giochi? Sono piuttosto semplici (il primo più del secondo), non sono violenti, sono spiritosi, sono visivamente gradevoli e alla fine della partita ti senti rilassato, senza sbalzi di adrenalina. Un giocatore cosiddetto "hardcore" rabbrividisce di fronte a questo punto di vista, ma bisogna considerarlo, se vogliamo parlare di "intrattenimento di massa". Ultimamente le cose di massa non sono molto ben viste, ma che ci piaccia o no, il cinema è una forma d'arte e di intrattenimento per tutti, e così dovrebbero essere i videogiochi.
Su questo punto le console negli ultimi anni stanno dando una grossa spinta al settore, e a partire da fine 2001 la pressione per allargare la base verrà dall'impegno congiunto, sebbene concorrente, di Microsoft, Nintendo e Sony.
Magari l'estate prossima parleremo di videogiochi con il vicino di ombrellone.