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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   23/11/2001

Diario del capitano

C'è un gioco che ha attraversato mille problemi prima di arrivare sugli scaffali. C'è una software house che è quasi fallita prima di vedere quel gioco sugli scaffali. Ci sono un sacco di utenti che hanno rischiato di non giocare mai con quel gioco di quella software house. Poi c'è stato l'accordo con una catena di negozi che ha salvato gioco, software house e utenti. Ma chi sono i protagonisti di questa storia? Sono Wizardry 8, Sir-Tech e Electronic Boutique.
Di per sé, dal punto di vista di giocatore, è una notizia di poco conto. L'importante è giocare con questo iperannunciato RPG. Ma guardiamo la cosa da un'altra prospettiva: l'anomalia della vicenda. Cosa succede normalmente quando una piccola software house vuol trasformare l'idea di un gioco in un pacco in vendita in un negozio? Contatta un publisher, ovvero un'azienda specializzata nell'esaminare idee e distribuirle sotto forma di pacchi per il mondo, ci stringe un accordo (spesso molto penalizzante per sé stessa), cerca di ottenere una percentuale sulle vendite (non sempre). Dopodichè il publisher si occupa di tutto, dalla masterizzazione del prodotto, al marketing, agli accordi con altri distributori più o meno piccoli affinchè il prodotto in questione sia venduto in modo capillare in tutto il mondo, se possibile. Questo metodo ha un pro e un contro: assicura a chiunque di poter comprare il gioco in questione, ma attribuisce ai publisher un potere quasi di vita o di morte nei confronti delle software house. L'accordo di cui ho parlato all'inizio, tra la Sir-Tech Canada e Electronic Boutique, una rete di 790 negozi in tutto il mondo, è un modo nuovo di affrontare la cosa, tagliando via un sacco di passaggi intermedi e soprattutto sostituisce una volta tanto la figura del publisher.
L'unica anomalia che ho rilevato è il prezzo che non ha subito diminuzioni dal taglio di questi passaggi e inficia parzialmente questo mio discorso. E' però un inizio per cercare di restituire un po' di potere alle software house, specie quelle più piccole, che subiscono letteralmente le imposizioni di publisher sempre più orientati al business e meno al videogioco.