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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   11/12/2001

Diario del capitano

Strano trovarsi dall'altra parte: di solito a quest'ora sto leggendo le parole che il solerte Capitano® ha scritto, mentre pare che oggi sia il mio turno per imbastire la trama per il diario.
Esattamente come ho visto fare tante volte, ho cercato ispirazione sulla grande rete, alla ricerca di un argomento che meritasse di comparire in queste righe. Galeotto è stato il binomio cinema/videogames, riportato alla luce dal'ennesimo articolo di un quotidiano nazionale dedicato all'uscita italiana del film Tomb Raider (venerdì nelle principali sale). Ma non solo. Quasi contemporaneamente leggevo anche dei progressi di Medal Of Honor: Allied Assault, del possibile rilascio per venerdì (un caso?) del demo multiplayer, ed in genere dei progressi che questo atteso gioco compie settimana dopo settimana.
Da una parte l'ennesimo gioco che si trasforma in film per il grande schermo, dall'altra la sensazione che il procedimento si sia invertito, anche se non con la benedizione della licenza ufficiale (mi riferisco ovviamente alla somiglianza tra questo gioco e Saving Private Ryan) Seguendo la mia memoria non riesco a trovare un esempio di successo né dell'uno, né dell'altro caso: anzi le uniche "perle" che mi vengono in mente stamattina svalutano o il cinema, per la pessima trasposizione di un ottimo titolo, o il mondo dei giochi al silicio per aver rovinato pellicole sicuramente degne di nota: Mortal combat, Braveheart, Final Fantasy sono solo esempi di questa situazione, ma rappresentano anche il modo in cui si è evoluta la trasposizione in questi anni. A seguire questo cammino si può sperare che Tomb Raider prima e MOH subito dopo, possano migliorare ancora questi scambi di ruolo, per arrivare poi (forse con la versione cinematografica di Half-Life?) ad un prodotto che possa incarnare in sé le caratteristiche di un ottimo gioco e di un ottimo film.
Finora questa speranza è rimasta delusa, ma il motivo mi è ancora oscuro: se da un lato si possono intravedere responsabilità di registi, produttori e attori protagonisti, possibile che dall'altro sia successa la stessa cosa con i publisher, software house e level designer? Oppure è il caso di lasciar perdere le conversioni e puntare maggiormente sull'originalità di sceneggiature e gameplay? Chiudo con queste domande il diario, nella speranza che qualcuno mi illumini, in questa freddissima mattina di dicembre, con un po' della propria saggezza.