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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   12/12/2001

Diario del Capitano

Ragazzi, oggi vi tocca. Chi ha avuto la disgrazia di leggere altri miei #N4050,diari#, sa che non porto guanti bianchi, e non ho intenzione di smentirmi proprio sotto Natale. Vi delizierò, dunque, parlando dei due più gravi problemi dei nostri tempi: l'assenza di senso critico e la presunzione di conoscenza. Tralasciando il conformismo d'opinione su argomenti che superano le possibilità di un diario, non è difficile trovare nel nostro cantuccio videoludico banali ma indicativi esempi in merito. Pensate a quante volte vi è capitato di leggere recensioni di giochi in cui la bontà del motore grafico era subordinata al solo (opinabile) senso estetico del recensore. Mi viene or ora in mente Halo, che tutti esaltano per i 1500 poligoni dei personaggi, quando Soldier of Fortune 2 (in uscita a febbraio) viaggia su medie di 5000 (le qualità di Halo sono ben altre, sia ben chiaro). Oppure quante volte avete sentito parlare del nuovo Doom che soppianterà il nuovo Unreal 2, o viceversa, quando non si sa proprio nulla sui titoli in questione. E' possibile riconoscere almeno tre costanti: l'elemento giudicato, l'opinione pubblica ed un perverso meccanismo tra i due, che riduce le infinite combinazioni ad una manciata di possibilità. L'aspetto più grottesco è che la lamentela più diffusa (vedi anche il #N6205,diario# di ieri di Carlo) è quella della mancanza di originalità. Ma tu guarda un po'...
Tutto questo porta ad una domanda: un game designer, che oggi stia progettando un nuovo concept di gioco, deve realmente preoccuparsi di assecondare i gusti dei giocatori? O piuttosto, non sarebbe più conveniente che lasci il reparto marketing a soffiare sulle vele spiegate dell'opinione della massa?
Un proverbio (cinese?) recita:

Chi vede dimentica; chi legge ricorda; chi fa impara.
Non sono sicuro della pertinenza, ma volevo chiudere così.