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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   27/01/2002

Diario del capitano

Riflettevo poco fa, mentre leggevo i resoconti sullo sciopero dei dipendenti di Matrix (Virgilio, ActiveADV), sulle motivazioni che hanno portato quasi duecento persone di una selle società più importanti della net economy italiana sul piede di guerra contro l'azienda che ha dichiarato di voler dimezzare gli impiegati nel prossimo futuro.
E' stato da tutti definito il "primo sciopero della new economy" e non so che cosa ci sia di eclatante in questo. Lo sciopero è l'evidente dimostrazione che qualcosa non è andato bene, e questo primato, se è un primato, è senza dubbio negativo. I dipendenti di Matrix sono gli ultimi, nella fila dei delusi da questa già vecchia nuova economia, ad aver scontato gli errori compiuti negli anni scorsi da aziende che avevano sopravvalutato l'oro contenuto nelle vene di Internet. O meglio di aver individuato l'oro laddove non c'era e aver speso risorse infinite cercando di tirarlo fuori. Assumere a dismisura è uno dei riflessi negativi di questa errata considerazione: io azienda credo di fare un sacco di lavoro, mi preparo assumendo un sacco di personale, il lavoro in verità è molto meno, gli incassi insoddisfacenti e quindi sono costretto a tagliare le spese. Ma un conto è dimezzare la banda a disposizione degli utenti o le trasferte dei dirigenti, un conto è avere a che fare con le persone. Licenziare qualcuno è come essere costretti a lasciare una donna che ti ama. Fa male, o comunque dovrebbe far male, perchè non è giusto. Ma c'è qualcuno lì fuori che lo fa a cuor leggero e va in giro con le forbici tagliando liste di personale come fossero carta igienica.
Voglio dire, alcune volte è necessario compiere delle scelte difficili. Addirittura è meglio sacrificare qualcuno per il bene di tutti gli altri. Ma il modo in cui lo si fa conta esattamente come il fare stesso. Questo mio messaggio, non vuole appoggiare nè una parte nè l'altra della disputa, perchè entrambi hanno le loro ragioni. E' solo l'ennesima condanna ai disastri compiuti nel periodo d'oro della cosiddetta "new economy".