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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   27/03/2002

Diario del capitano

Eccomi di nuovo in postazione dopo una trasferta milanese di due giorni. Ieri mattina, approfittando della mia presenza a Milano, ho discusso a lungo con il responsabile del lancio di un nuovo MMORPG. C'è stata un'animata discussione sulle potenzialità di questo tipo di giochi, in particolare in un mercato considerato difficile come l'Italia. Pensate ad esempio che in un altro MMORPG, su più di cinquemila abbonati a pagamento, non più di trecento sono nostri connazionali. In seguito a questa realtà dei fatti, come reagireste di fronte all'acquisto di un gioco in scatola che per essere giocato richiede un abbonamento aggiuntivo di alcuni euro al mese, considerando che potreste giocare su server popolati da giocatori di tutta Europa? Nonostante tutte le spiegazioni a supporto della sua tesi, validissime, il mio amico-interlocutore non mi ha convinto della voglia degli italiani di spendere per giocare online. Potrebbero argomentare, a tal proposito, Adso oppure Ebreaker, o lo stesso mio amico, portando le loro testimonianze. Ma la conclusione sarebbe probabilmente la stessa. Prendendo un giocatore anglosassone e un italiano e proponendo ad entrambi di spendere per giocare (pay-for-play), il giocatore italiano probabilmente uscirebbe fuori con una serie infinita di "ma, però e maggiori informazioni richieste". Prendete Ultima Online: quando è diventato "fenomeno di massa" (considerando la parola massa sempre in senso molto ristretto)? Quando sono usciti gli emulatori di server ufficiale in cui si giocava gratis. Andando ancora più indietro: quando internet è diventata "fenomeno di massa"? Quando Tiscali ha fatto "navigare gratis". Gli italiani sono troppo figli del 3x2 e delle offerte speciali. Gratis è meglio, questa è la filosofia. Hai voglia a dire "paga per avere un servizio migliore". La risposta sarà sempre quella: gratis è meglio.