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E galeotto fu Playboy..

Google arriva in borsa, ma non per gli Italiani (nè per gli europei)

DIARIO di Andrea Pucci   —   14/08/2004

Tutto sembrava andare per il meglio quando..

Come nelle migliori delle tradizioni, anzichè essere pizzicati con una copia di Playboy sotto il cuscino da una madre troppo severa, l'offerta pubblica rischia di slittare per colpa di un'intervista rilasciata dalla coppia più sexy (si fa per dire) dell'anno, proprio a Playboy. Negli Stati Uniti infatti bisogna rispettare un periodo di silenzio, nel periodo immediatamente precedente la quotazione. E invece Sergey e Larry appariranno accanto alle conigliette nel prossimo numero della rivista in edicola, in pieno "silenzio stampa", con buona pace delle regole e imbarazzo della società.
E' proprio il caso di dire "Galeotto fu Playboy".

Buon Ferragosto a tutti!

Le puntate precedenti del Diario del capitano

Se vi siete persi le puntate precedenti del Diario del capitano (oltre 1200 editoriali), ecco le coordinate per rintracciarle:

- successive al 3 maggio 2004
- dal 2000 al 30 aprile 2004

Larry Page & Sergey Brin, i fondatori di Google
Larry Page & Sergey Brin, i fondatori di Google

Esco fuori dal tema videogiochi e considerazioni filosofiche personali per gettarmi a capofitto anch'io nell'argomento del giorno: Google arriva in borsa e promette di fare ricche così tante persone come non si era visto dai primi mesi del 2000.

La coppia Larry Page, l'americano, e Sergey Brin, il russo, entra da oggi ufficialmente nell'Olimpo dei super ricchi, in quanto se le cose andassero bene si metterebbero in tasca all'incirca 3,5 miliardi di dollari (pari più a meno a 3 miliardi di euro, ergo seimila miliardi delle vecchie lire). Pochi?
Il loro modo di arricchirsi però è stato atipico. Sono arrivati in borsa sì, ma passando per Internet, in un'acclamazione nazional-popolare a causa della loro trovata: una sorta di iscrizione Premium Gold, in cui chi si è iscritto (le iscrizioni si sono chiuse il 13 agosto) ha il diritto di partecipare ad un'asta azionaria, investendo un minimo di 500 dollari. Inutile dire che c'è stato il tutto esaurito. Questo sistema di offerta pubblica (non contemplata in Europa e pertanto vietata agli europei, italiani compresi) è detto "all'olandese" - anche se, colmo dei colmi, gli olandesi non possono partecipare - e in pratica le azioni verranno battute all'asta in quantità senza alcun intermediario tra la società (Google) e l'aspirante azionista.
E' la prima volta che una società, soprattutto della new economy, utilizza questo sistema così... diretto.
Ovviamente questa scelta, che può essere ricompresa nella "metodologia Google" di fare le cose, ha premiato e continua a premiare il motore di ricerca. In tutti i sensi.