La dura vita del NPC da hack & slash, una storia molto triste...
Un po’ come nei film con Bud Spencer e Terence Hill, anche in questo Gauntlet la trama è un mero pretesto per caricare di botte gli sventurati che s’incontrano lungo il cammino a stage proposto da Midway. Tutto ci viene oculatamente descritto dalle parole di un imperatore tradito e sbeffeggiato dai suoi stessi consiglieri, che assetati di potere l’hanno defraudato della stessa agognata immortalità che andava cercando. Ora il mondo è nelle mani di questi potenti ed abominevoli soggetti, tutto sta per andare allo sfascio, il futuro si adombra d’ogni genere di schifezza ma… Già, arrivano i paladini della giustizia, che armati di potenti combo ed arcane spell devono riordinare un mondo quantomai allo sbando. La possibilità di scelta della classe preferita passa attraverso gli stereotipi più tradizionali: dal possente guerriero al devastante mago, passando per la prorompente valchiria e l’agile elfo ranger.
Qualche classe in più non avrebbe certo disturbato, anche se le quattro proposte da Midway sono talmente classiche ed oculatamente selezionate da riuscire ad accontentare ogni gusto. D’altronde lo spirito di Gauntlet risiede in ben altri fattori. Di base l’essenza di questa nuova fatica Midway non lascia assolutamente il vecchio per il nuovo, anzi, tenta di esaltare e rimarcare a piè sospinto la natura diabolicamente arcade della saga tanto famosa. Menare a suon di combo ogni singolo nemico su schermo, scegliendo attentamente ogni attacco per mettersi in condizione di subire il meno possibile e di avanzare verso l’ennesimo check point. Minimizzato all’inverosimile, certo, ma questo è Gauntlet. Da sempre. A sto punto possiamo sottolineare quanto la mancanza di profondità infici sul single player, e quanto invece l’immediatezza galvanizzi il multiplayer. Solita roba insomma. Eppure il sistema di combattimento estremamente ben congeniato, al quale bisogna giocoforza sommare un’ottima configurazione controlli, esalta le sessioni di lotta (il 100% del gioco praticamente) a tal punto da riporre nel cassetto quell’effimera sensazione che permea ogni sessione di gioco, la sensazione che manchi qualcosa. Diverte signori, Gauntlet: Seven Sorrows diverte eccome.
Eppure il sistema di combattimento estremamente ben congeniato, al quale bisogna giocoforza sommare un’ottima configurazione controlli, esalta le sessioni di lotta (il 100% del gioco praticamente) a tal punto da riporre nel cassetto quell’effimera sensazione che permea ogni sessione di gioco, la sensazione che manchi qualcosa
Seven Sorrows, Four Heroes
Come accennato pochi punti fa, Gauntlet: Seven Sorrows si divide in stage. Strutturato in sessioni piuttosto lineari ed essenzialmente prive d’ogni parvenza di enigma, il titolo Midway regala qualche spunto d’interazione di tanto in tanto e poco più. A fine di ogni livello, in stile RPG, si avranno punti attributo ed oro da spendere rispettivamente per aumentare le capacità del proprio alter ego ed acquistare nuove combo.
Le ambientazioni, che risultano curate e variegate, spaziano dalle più classiche del repertorio fantasy occidentale alle meno tradizionali di stampo filo-orientale.
Seven Sorrows, Four Heroes
Per l’equip invece il discorso cambia, in quanto ogni upgrade di armatura e arma si troverà talvolta ben nascosto in bauli. Scordatevi comunque la minuziosa caratterizzazione tipica dei RPG occidentali. Tecnicamente questo nuovo Gauntlet si presenta piuttosto bene. Il compito di sorreggere le colonne del cielo Midway spetta ad un engine grafico davvero massiccio, in grado di gestire un gran numero di nemici ed effetti contemporaneamente, apparentemente senza fare una piega. Le ambientazioni, che risultano curate e variegate, spaziano dalle più classiche del repertorio fantasy occidentale alle meno tradizionali di stampo filo-orientale. Meno articolati i modelli poligonali, un tantino troppo scarni e non sempre ben animati. IA avversaria che s’avvale di pochi script ma ben usati, così come la camera, che per quanto non gestibile dal giocatore, risulta dinamica al punto giusto oltre a regalare sempre le migliori inquadrature, sia a livello scenico che per il gioco in se. Sonoro invece poco convincente al momento. In definitiva possiamo ritenerci più che soddisfatti da quanto provato in Gauntlet: Seven Sorrows. Non ha le mire del capolavoro, e capolavoro non è. Però diverte, in modo genuino, senza troppi fronzoli. Alla vecchia maniera direbbe qualcuno. Soprattutto chi spesso organizza sessioni in multiplayer, sia in rete che non, dovrebbe tenere d’occhio questo titolo Midway, poichè realmente in grado di regalare parecchie ore di sano divertimento.
Scomodare l’anno 1985 nei videogiochi è un po’ come partire dalla preistoria per raccontare la storia del mondo. Doveroso in ogni caso togliersi il cappello ed inchinarsi ad un gioco che, da oltre vent’anni, diverte i gamer e regala corposi e grassi spunti a tutti gli sviluppatori fantasy. Si parla di Gauntlet, di quel suo spirito arcade oramai dannatamente controtendenza e di ciò che ha regalato nei decenni al mondo dei videogiochi. Certo, negli ultimi tempi fama e blasone hanno abbandonato questo glorioso hack & slash, vuoi per la realizzazione un po’ superficiale degli ultimi episodi (Dark Legacy su tutti), vuoi per la costante ed ossessionata ricerca da parte del videogiocatore di profondità. A Midway l’arduo compito di resuscitare dalle sue stesse ceneri questo glorioso brand, ed ecco dunque arrivare carico come una molla questo Seven Sorrows che, forte di un gameplay sostanzialmente collaudato e rinvigorito dalla sempre benaccetta implementazione della variante online, sembra davvero voler rivivere i fasti che furono. Noi abbiamo provato un codice pressoché completo della release Pal, e dopo aver ricevuto, ma anche dato, tonnellate di mazzate queste sono le nostre impressioni.