Solito tema spinoso della pirateria, croce e delizia del videogioco, della musica e del software più in generale. Si dice che non tutto il male venga per nuocere, e in parte si applica perfettamente al discorso pirateria.
E' in seguito alla spallata pesante del peer-to-peer che l'industria discografica è entrata in una fase di cambiamento, arrivando a concedere i download legali a pagamento di tracce musicali MP3 (cosa che fino a un paio d'anni fa sarebbe stata impensabile, vedi la crisi di Napster impossibilitata all'epoca a trasformarsi in servizio a pagamento). Il sito di Apple iTunes, proprietà di quel geniaccio di Steve Jobs, a sua volta inventore anche di quel fenomeno commerciale dell'iPod, ha aperto la sua versione italiana in questi giorni. L'inaugurazione precedente che ha riguardato Inghilterra, Francia e Germania aveva portato ad un milione di download in poche settimane (ad 1 euro circa a canzone, non dimentichiamo).
E' probabilmente a causa della pirateria che anche l'industria dei videogiochi, similmente a quella musicale, comincerà il suo cammino verso nuovi equilibri e forme di distribuzione. La digital delivery di videogiochi (presente anche su Multiplayer.it in una forma ancora piuttosto limitata e primordiale con LVF 2004 e dalla prossima settimana con The Westerner, Northland e Massive Assault Network) ha ancora un'attenzione e un'importanza piuttosto limitate, sia a causa dei prezzi, mantenuti appositamente alti dai publisher per non sfavorire la distribuzione tradizionale, sia per la mancanza di costante apporto di titoli nuovi e importanti, sia, infine, per l'ancora bassa propensione all'acquisto di software "senza scatola".
Se in linea teorica e con le limitazioni del caso, la pirateria ha una forte valenza provocatoria per il cambiamento e per l'ottimizzazione del mercato, casi eclatanti come quelli di Half-Life 2 lo scorso anno e di Halo 2 e Metal Gear Solid 3 quest'anno appartengono a tutt'altro genere: si tratta di veri e propri furti con scasso con lo scopo di distruggere anni di lavoro di un'azienda e/o software house a favore di una distribuzione gratuita e universale dei contenuti in una sorta di anarchia di mercato.
Trattandosi di videogiochi non ancora disponibili sul mercato costati anni e milioni di dollari di sviluppo, spesso sottratti con l'inganno approfittandosi della buona fede di un programmatore o di un addetto alle pubbliche relazioni, non si può alzare la bandiera del "software troppo caro, abbassate i prezzi". Allora ha ragione Microsoft a spianare i fucili sui soliti ignoti e ha avuto ragione Valve a coinvolgere l'FBI e ad acciuffare il ladro con l'inganno (pare che avessero adescato il povero sfigato con la promessa di un posto di lavoro meritato per l'abilità dimostrata nel furto).
Come dicevano i nostri avi, in media stat virtus.
In questo mondo di ladri
Half-Life 2, Halo 2.. e poi?