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Io sono pazzo!

La prima petizione per i "pazzi per i videogiochi". Chi vuole partecipare?

DIARIO di Andrea Pucci   —   23/06/2007

Tutto è nato grazie ad un report pubblicato da Mohamed K. Khan, direttore del Consiglio delle Scienze e della Salute Pubblica, intitolato Emotional and Behavorial Effects, including addictive potential, of videogames. Questo report, che vi invito a leggere anche se con sforzo, dopo aver fatto presente l'attuale situazione dei videogiochi negli Stati Uniti, le statistiche medie di chi li utilizza e quanto li utilizza, pone l'accento sugli MMORPG (vedi World of Warcraft) e elenca i tentativi portati avanti in questi anni da parte del legislatore di porre un freno alla diffusione di certe tipologie di giochi. Le conclusioni e le raccomandazioni a cui giunge il report sono abbastanza chiare e ve le riporto qui tradotte:

"I videogiochi sono parte della Cultura Americana sin dalla fine degli anni '50. Nonostante la loro iniziale emarginazione, questi giochi si sono rapidamente evoluti diventando parte sostanziale della cultura americana. Il loro ruolo predominante nelle vite dei giovani americani ha portato ad incrementare un pubblico esame degli effetti e potenziali danni dell'uso dei videogiochi. Come la maggior parte degli altri media, i videogiochi hanno un potenziale ruolo positivo, specialmente nell'educazione e nella salute. Sfortunatamente, la predisposizione dell'industria (dei videogiochi, n.d.t.) verso un inappropriato target d'età e uso di strumenti di marketing, ha portato preoccupazioni riguardo effetti collaterali, che vanno da sintomi fisici come tendiniti, comportamenti di scarsa integrazione sociale come aggressività e abusi. Anche se ci sono alcune indicazioni di connessione tra i contenuti dei videogiochi e aggressività/dipendenza, ulteriore ricerca è necessaria in quest'area.

I governi statali e federale hanno tentato di regolare l'accesso a contenuti inadatti. Il legislatore ha le potenzialità di essere un valido strumento in questa partita; in ogni caso, la storia dei tentativi legislativi di controllare la violenza nel videogioco è stata largamente fallimentare, con molte proposte di legge bloccate o cancellate per potenziale incompatibilità con il Primo Emendamento e per l'attività di lobby dell'industria dell'intrattenimento. Infine, anche se un sistema di rating è stato sviluppato (ESRB), la preoccupazione continua a proposito dell'efficacia di questo sistema con videogiochi di natura violenta marchiati per ragazzi e adolescenti". Dopo le conclusioni ci sono i suggerimenti. Oltre a suggerire ovviamente l'inserimento della "games addiction" nell'elenco delle malattie mentali ufficialmente riconosciute, il report suggerisce un "controllo sull'uso dei giochi dei giovani al di sotto dei 17 anni e di revisionare l'impostazione del sistema di rating ESRB (in Italia il PEGI). Devo dire di essere d'accordo sulla sensibilizzazione dei genitori ad un maggior controllo, mentre mi trovo completamente contrario nell'invenzione di una nuova sindrome di cui essere malati e, dunque, curati. Porterà solamente maggiore emarginazione, più soldi alle case farmaceutiche, e, ovviamente, più malati d'ufficio in circolazione.
A questo punto non ci resta che portarci avanti con il lavoro, lasciando una piena dichiarazione di colpevole pazzia qui sotto con tutti i vostri riferimenti. In tal modo aiuteremo il dottor Khan e il consiglio degli esperti a eradicare questa pericolosa malattia dalla faccia della terra.

Post scriptum

Il mio appello di qualche tempo fa agli amici americani di starsene buoni con le armi soprattutto se in casa avevano una PlayStation è rimasto inascoltato. Un altro fuori di testa ha ucciso la madre, le ha rubato i soldi ed è andato a fare shopping. E cosa ha comprato questo yankee pazzo per davvero? Videogiochi. La deduzione dunque è che è colpa dei videogiochi se il folle ha bruciato la madre e non di una tara genetica emersa all'improvviso. Fortunatamente la stampa italiana ha ripreso la notizia con sobrietà evitando di accomunare l'omicidio con i videogiochi.

Questo è Multiplayer.it ed è l'ultimo manicomio aperto in Italia! I suoi ospiti sono pazzi, pazzi per i videogiochi. Deve essere per forza così, l'hanno detto gli esperti. Dopo la "Netaddiction", ecco la "Games Addiction", la malattia che coglie chi troppo gioca, scambiando la realtà con la fantasia dei videogiochi. Questa è in parole povere la nostra situazione dopo lo studio pubblicato dall'American Medical Association (AMA). Probabilmente con la riunione del prossimo mese del Consiglio dei Delegati, l'organo che raccoglie un gruppo di medici ed esperti, si stabilirà che la dipendenza da videogiochi e da internet debba far parte ufficialmente nel "Manuale di diagnosi e statistica dei disordini mentali". Gli esperti lo sanno che giocare troppo fa male e rende pazzi. Del resto sennò non sarebbero esperti. Il succitato Manuale, pubblicato dall'Associazione Psichiatri Americani (parte a sua volta dell'AMA), giunge alla sua quarta edizione collezionando una nuova malattia. E' considerato da ogni psichiatra e psicologo una bibbia sia per le malattie mentali degli adulti sia di quelle dei bambini. Elenca le cause, le statistiche in quanto a sessò ed età, le prognosi e le possibili prescrizioni per far "guarire" i malati di mente. Questo libro oltre ad essere usato dai medici è anche il riferimento per le compagnie d'assicurazione e case farmaceutiche, che lo tengono d'occhio per aggiornare le loro offerte e tutelare i loro associati. Si sa, le nuove malattie servono, altrimenti gli psicofarmaci a chi li vendiamo senza allargare la base di malati?