Kindom Under Fire: The Crusaders, il primo titolo della serie ad approdare su Xbox (il secondo in assoluto, dopo il capostipite su PC), rispondeva all’esigenza di portare lo strategico su console, e lo faceva anche con un discreto carattere. Invece di scimmiottare i parametri imposti da Blizzard su altre piattaforme, i Blueside decisero di prendere in prestito la più tipica ambientazione fantasy, con paladini, orchi, elfi e quant’altro, e costruirci sopra una struttura di gioco decisamente innovativa. Alla guida di vasti eserciti ci si trovava a gestire ogni singolo squadrone in maniera indipendente, scegliendo con cura il luogo in cui piazzarlo e l’azione da impartire, in modo da sfruttare al meglio i diversi tipi di arma ed equipaggiamento delle squadre (lancieri, arcieri, fanteria, catapulte ecc.) esattamente come ci si aspetterebbe di fare in uno strategico in tempo reale. Decisamente meno scontato era invece il cuore dell’azione, poiché tornando in controllo dei protagonisti del gioco, la struttura virava prepotentemente verso il più tipico hack’n’slash in stile Dinasty Warriors (o, per fare un esempio più recente, Ninty-Nine Nights). La struttura ibrida funzionava decisamente bene, prendendo a grandi linee l’impostazione strategica dall’RTS e il gameplay in stile “button masher” dai giochi action più spensierati, in tal modo evitando di cadere nella monotonia dell’uno o dell’altro stile di gioco. Certo, il titolo non era esente da difetti, così come il suo successore “Heroes”, ma la particolare soluzione adottata lo rendeva se non altro unico nel suo genere, e particolarmente apprezzato da una buona fetta di pubblico. Quello stesso pubblico potrebbe storcere il naso sapendo che per il nuovo capitolo della serie, Circle of Doom, Blueside ha deciso di stravolgere completamente la formula, accostandosi ad un più rodato e conosciuto action-RPG basato sull’esplorazione di dungeon, sulla falsa riga di giochi come Phantasy Star Online. Non è detto che si tratti di una mossa sbagliata, e in ogni caso, stando a quanto riportato dagli autori, la tipica struttura ibrida RPG-RTS dovrebbe tornare già dall’espisodio successivo, che sarà ambientato in un setting completamente diverso, e a cui questo Circle of Doom farà da introduzione.
Cambio di rotta
E’ piuttosto strano che un team di sviluppo decida di cambiare repentinamente la struttura di una sua serie avviata da anni, la cosa si può spiegare in diverse maniere: una particolare vitalità creativa da parte dello studio, una stanchezza manifesta del brand o la decisione di lanciarsi su un genere più tendente al mainstream, e quindi capace di assicurare guadagni maggiori. Francamente, in questo caso potremmo protendere sia verso la prima che la terza ipotesi, visto che la dinamica tipica vista finora pareva avere ancora molto da offrire, e non sembrava certo al capolinea. Se non altro, il gioco si presenta in ogni caso molto curato, complice senza dubbio l’utilizzo di una formula già ben strutturata e conosciuta, sulla quale i Blueside hanno dovuto lavorare solo di levigatura, piuttosto che costruire un impianto completamente ex-novo.
Henry Lee, game director di Circle of Doom, ha affermato che nella progettazione del gioco ha tenuto in mente tre concetti: semplicità, profondità e divertimento. Con la prima si intende una certa facilità e immediatezza nel calarsi all’interno delle dinamiche da RPG, con la seconda si intende lo scostarsi del titolo da un semplice button masher, e l’inserimento di elementi più ragionati e appunto profondi, mentre la terza caratteristica si riferisce sia al gameplay piacevole e fondamentalmente orientato verso il gioco in multiplayer, che ad un certo senso dell’umorismo con il quale viene affrontato il serioso universo fantasy di riferimento. In ogni caso, il gioco si presenta, al pari dei suoi predecessori, come un’interpretazione fresca, in “stile console”, di un genere che solitamente stanzia sui PC.
La storia si pone come un ponte tra i primi tre titoli e i prossimi che arriveranno, e in linea generale si presenta più o meno con il solito canovaccio del bene che lotta contro il male. Sei sono i personaggi selezionabili, impegnati nella lotta contro le forze oscure e classicamente caratterizzati da abilità e bilanciamenti diversi tra forza fisica e attacchi magici: c’è la maga Celine, il guerriero Kendal il cui corpo sta andando incontro ad un’oscura mutazione, Regnier l’ex-immortale e il viaggiatore Curia. La storia pare essere impostata in modo da lasciare una certa libertà di scelta al giocatore, comportante diversi sviluppi. All'inizio, se ne possono scegliere due e per ognuno ci sono armi ed abilità specifiche.
Gioco di ruolo d’azione
Il gameplay dimostra tutta la volontà di Blueside nel cercare di ancorare l’RPG al genere action, con un approccio ben più dinamico e divertente di quanto siamo soliti trovare in un “dungeon crawler”: i tasti A e X sono associati ognuno ad un’arma (se ne possono portare due insieme, chiaramente), mentre a B e al grilletto sinistro possono essere collegati gli attacchi magici. Il controllo del personaggio è dunque diretto, simile a quanto accadeva nella sezione button masher dei capitoli precedenti: si tratta semplicemente di dirigersi verso i nemici, e premere i tasti corrispondenti all’attacco che si vuole eseguire. Sono presenti una grande quantità di nemici diversi, ma le loro caratteristiche, come di consueto, possono essere ricondotte a tre tipologie principali: i nemici da corpo a corpo, quelli da attacco a distanza, e quelli che compaiono di sorpresa cadendo dal soffitto o attaccandosi alle pareti. La differenza, rispetto anche a Ninenty Nine Nights è che le combo non si ottengono alternando la pressione dei due tasti, ma premendo a ripetizione uno dei due e ottenendo concatenazioni sempre più efficaci col salire di livello.
L’elemento strategico è qui affidato alla necessità di dosare le forze, attraverso il controllo della barra degli skill point. Ogni azione eseguita costa un certo numero di skill point, dipendente dal peso dell’arma, dalla potenza dell’attacco e dal livello del personaggio. La barra corrispondente si riempie progressivamente in maniera automatica, ma nelle sessioni più concitate sarà indispensabile riuscire a misurare movimenti e attacchi per non rimanere poi scoperti ai colpi dei nemici con gli skill point ridotti a zero. L’altro parametro da tenere sotto controllo è ovviamente l’energia, i classici health point, che ovviamente si riducono subendo i colpi dei nemici. Un altro elemento puramente da gioco di ruolo è la possibilità di modificare le caratteristiche delle armi. Ognuna di esse ha un certo numero di slot nei quali inserire delle abilità speciali, che vengono guadagnate nel corso del gioco: queste aggiungono particolarità come raggio d’azione, capacità di danno, possibilità di essere lanciate alle armi a cui vengono associate, e più di una possono essere concatenate in modo da aumentare l’efficacia degli attacchi di ogni singola arma, sebbene il dispendio di skill point aumenterà conseguentemente. Ci sono, in totale, circa 70 abilità speciali da raccogliere in tutto il gioco, con set differenziati a seconda del personaggio scelto.
Nel corso degli stage, tutti un po' claustrofobici e con poco spazio per l'esplorazione - ad essere onesti - si possono raccogliere corazze e armi, ognuna delle quali può essere utilizzata solo da alcuni personaggi. A fine livello si trova un'area in cui si possono vendere gli oggetti non utilizzabili ed ottenere nuove abilità, attivando delle sotto quest da completare (sulla falsa riga dei Mmorpg: "Uccidi 4 wizard blu e 10 lizard per ottenere" segue nome del colpo speciale in questione ndr), se necessario tornando nei livelli già superati per cercare i nemici giusti da uccidere.
Divertimento in multiplayer
Altra caratteristica peculiare di Circle of Doom è la sua natura ibrida tra single e multiplayer. La struttura sempra propendere maggiormente per la seconda modalità di gioco, poiché nel vivo dell’azione si nota come affrontare le orde di nemici in un party di quattro giocatori collegati online sia decisamente più divertente che farlo da soli. Per bilanciare le cose, tuttavia, gli sviluppatori hanno inserito un particolare sistema di quest affrontabili in singolo, oltre alla storia principale. La main quest è composta da 6 atti, ognuno composto da un numero variabile di livelli (tra 4 e 8, in genere), ma tra questi è possibile portare avanti delle quest che ci vengono assegnate mentre dormiamo. Il sonno è rappresentato da quelle aree di fine livello di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente ed è lì che ci vengono raccontati i dettagli della storia legati ai diversi personaggi. L’intento dichiarato da Blueside è però “far giocare insieme gli amici”, e grossi sforzi sono stati profusi nel rendere il più piacevole possibile il gioco online. L’azione di gruppo è infatti decisamente più soddisfacente, con la possibilità anche di personalizzare il proprio personaggio in modo da renderlo particolare, data la presenza di soli 6 modelli.
Divertimento in multiplayer
Attendiamo la prova definitiva sul gioco completo, ma per il momento possiamo guardare con fiducia a questo Kingdom Under Fire: Circle of Doom. La freschezza e l’originalità dei due episodi precedenti, che si perdono in questa struttura decisamente più classica, sono controbilanciati qui da una cura maggiore nella dinamica di gioco, nella gestione dei personaggi e nell’online. Concentrandosi su un impianto più omogeneo, il gameplay appare coerente e solido, sebbene sicuramente meno affascinante rispetto a prima, data la semplicità delle azioni base da compiere ripetutamente. Graficamente, il titolo non si staglia certo sopra alla concorrenza, con una cosmesi e una caratterizzazione generale che non si distingue più di tanto, come qualità e stile, rispetto a molti altri prodotti simili anche di vecchia generazione. Il numero di nemici ed elementi su schermo è notevole, ma ci sono un po' di problemi di Vsync e di rallentamenti che speriamo vengano risolti per l'uscita del gioco che avverrà a Febbraio del 2008.
Kingdom Under Fire: Circle of Doom è in uscita per Xbox 360.