8 Pedine…
La storia, se così si può chiamare, è quanto di più banale si possa pensare: come di consueto la cricca di Mario si riunisce nel giardino del castello della Principessa per sfidarsi e decidere qual è la star più famosa. I personaggi selezionabili sono otto: si va dai classici Mario, Luigi, Yoshi, Wario, Peach e Donkey Kong al recente Waluigi fino alla cara vecchia Daisy, ma al contrario di quanto accade in molti altri titoli Nintendo, qui le differenze tra i vari characters sono puramente estetiche, così avremo un Donkey Kong veloce come Mario, uno Yoshi forte come Wario e così via. Tutto, o quasi, dipende quindi dall’abilità del singolo giocatore.
Le modalità di gioco sono quattro: quella singola, che è anche la meno divertente, serve per sbloccare alcuni oggetti che appariranno in una stanza speciale sulla falsariga della sala dei trofei di Super Smash Bros DX, fatte le dovute proporzioni. Indescrivibilmente noiosa, visto che i giocatori sono sempre e comunque quattro e dovrete sorbirvi le mosse di ben tre personaggi controllati dalla CPU, e senza la possibilità di sfottere il proprio amico: valida solamente per allenarsi. C’è poi quella Party, che sta alla base di tutto il prodotto: se non potete accedere a questa sezione causa mancanza di amici, non ha senso comprare il gioco, sarebbe un po’ come avere la Nutella senza pane. Ma, fortunatamente, il pane non è poi così raro, e anche i più asociali di noi avranno almeno un conoscente: più giocatori umani ci sono, più il divertimento aumenta, vuoi perché non ci si annoia mentre si assiste alle loro disavventure, vuoi perché alla fine dei minigiochi c’è sempre la possibilità di prendersi una rivincita ‘dal vivo’… Giocare in multiplayer è tutta un’altra cosa.
Ci sono poi elementi di contorno, come la possibilità di rigiocare i minigame sbloccati durante le varie partite liberamente e una strana stanza in cui si affrontano giochi non presenti nei tabelloni. A proposito di tabelloni, in tutto sono cinque, ognuno capeggiato da un personaggio della saga di Mario, come Goomba o Toad. La differenza principale dagli altri giochi della serie è che questa volta le mappe sono tridimensionali, quindi molto più articolate e i relativi imprevisti, come scorciatoie, passaggi segreti e burroni, non sono più semplicemente visivi ma spesso e volentieri fondamentali per la vittoria finale di una partita: tanto per fare un esempio, nel primo tabellone presentato, il Luna Park di Toad, potrete fare un giro sulle montagne russe cercando di racimolare più gettoni possibili.
Questi cinque percorsi hanno ognuno delle peculiarità, che lascio scoprire a voi… Vi basti sapere per ora che l’esperienza di gioco è abbastanza differenziata tra un tabellone e l’altro.
Gioco dell’oca?
Per i più sbadati ricordiamo come si svolge una partita a Mario Party: si scelgono i personaggi, il tabellone, si decide chi tira per primo e chi per ultimo, e poi si passa all’azione. I pedoni sono rigorosamente quattro, non c’è possibilità di giocare in meno.
Come detto ad inizio recensione, questo non è semplicemente un gioco da tavolo, ma un vero e proprio videogioco, poiché il compito da svolgere all’interno dei tabelloni non è quello semplice di completare un giro o comprare Hotel, ma bisogna invece proseguire fin quando non si arriva alla stella, che ogni volta è in una posizione diversa. Alla fine dei giri, il numero dei quali scelto anch’esso dal giocatore, vince chi ha racimolato più stelline; oltre a quelle recuperate durante la partita, alla fine della sessione ne verranno assegnate altre tre: una al giocatore che ha vinto più soldi nei minigiochi, una a quello che ha fatto il record più alto di monete e una a chi è finito più volte nelle caselle imprevisto. Quindi, a meno che non ci sia uno strapotere assoluto, il risultato è incerto fino alla fine.
Ma analizziamo più attentamente le caselle che si trovano in Mario Party: ci sono quelle blu, le più comuni e classiche, che non fanno accadere nulla di speciale e regalano 3 gettoni. Quelle rosse, altrettanto comuni, che invece ne tolgono tre. Ci sono poi tutte quelle speciali, che vanno dalla postazione di Bowser al negozio degli strumenti dove si comprano oggetti utili a penalizzare gli avversari o a trovare la stella, alla casella scambio, la più terribile di tutte: quest’ultima permette infatti di ribaltare con un semplice tiro un’intera partita, terribile quando accade, come a me pochi giorni fa, di perdere tutto all’ultimo turno dell’ultimo giro dopo una prestazione esaltante!
Dove sta allora l’abilità del giocatore? Certo, conta molto la fortuna, ma non si può vincere solamente con quella. Oltre alla bassa dose di strategia necessaria a prendere la stella prima degli altri, si vede la differenza tra un giocatore esperto ed un novellino durante i minigiochi che si svolgono ogni qualvolta termina un turno (composto, ricordiamo, dai tiri di tutti e quattro i concorrenti). La vera anima del gioco, che lo differenzia dai giochi da tavolo reali, sono proprio loro, i minigiochi, che consentono al giocatore di guadagnare molti soldi. In tutto sono più di cinquanta, quindi non pochi; inoltre sono tutti ben differenziati: ci sono quelli più facili e banali, e quelli più lunghi e difficili. Tra i migliori possiamo ricordare la gara di rigori, la gara di nuoto, lo sci, una nuova versione ancor più divertente di Tetris e una sorta di gimcana a coppie; in ogni caso rispetto ai predecessori la qualità complessiva si è notevolmente alzata, e su questo non ci piove. I minigame si suddividono in tre tipologie: i più numerosi sono quelli ‘tutti contro tutti’, ma ci sono anche quelli a coppie, due contro due, ed i più ‘bastardi dentro’, uno contro tre. Quale sia la prova da affrontare non sarà il caso a deciderlo, ma il colore assunto dal giocatore durante il giro: generalmente finiscono tutti su caselle blu e perciò c’è il tutti contro tutti, ma può capitare che uno o due tra i quattro finisca sopra una postazione rossa, e allora… I minigame sono abbordabili da parte di tutti i giocatori fin dalla prima partita, questo aumenta di molto il divertimento; inoltre c’è la possibilità di affrontare un tutorial della missione prima di lottare accanitamente per le monete.
La Tecnica, Nessuno Pensa alla Tecnica?
Come di consueto in questi prodotti l’aspetto tecnico non fa né caldo né freddo, buoni modelli poligonali, buone texture, buon framerate. Niente di esagerato, niente di particolarmente brutto, fa il suo e basta. Da notare il fatto che i personaggi sono molto più differenziati, com’era lecito aspettarsi, di quanto non lo fossero nelle precedenti incarnazioni sessantaquattrobittiane. Ancor più curioso è che questi modelli poligonali probabilmente saranno gli stessi che appariranno in Mario Kart, Mario Tennis e Mario Golf, grazie ad un nuovo engine sviluppato dalla Nintendo che permette di trasferire senza alcun problema personaggi da un videogame all’altro.
Forse i tempi di caricamento sono più lenti del solito, ma è probabile che ci abbiano abituato troppo bene i ragazzi di Kyoto… Il sonoro va di pari passo con la grafica, accettabile ed orecchiabile, non dà mai alla testa, ed in fondo è questo l’importante. Effetti sonori, anche loro, nella norma.
Commento
Un gioco a metà. La modalità multiplayer è da 10, quella singola da 6 scarso. Non ci vuole molto a trarre le conclusioni: se avete degli amici, poco importa se appassionati o no di videogiochi poiché è un prodotto accessibile a tutti, correte a comprarlo e trascorrerete dei bei momenti, se invece siete soli come un naufrago perso nell’oceano allora dirigetevi verso Mario o Metroid che faranno la vece del salvagente. Il miglior Mario Party della serie, con i pregi ed i difetti esaltati come non mai.
Pro
+ Straordinario ed infinito in multiplayer
+ Minigiochi vari e divertenti
+ Tabelloni poligonali
Contro
- Insoddisfacente in singolo
- Aspetto tecnico solo nella norma
Correva l’anno 1999 quando Nintendo ci mostrò il primo episodio di questa fortunatissima serie insieme alla Hudson; altri due seguiti ne uscirono, ottenendo entrambi un buon successo e portando alla notorietà il genere dei party game fino ad allora ignorato e a malapena rappresentato da qualche scialbo Monopoli virtuale. Ma perché Mario Party è riuscito a sfondare e ad ottenere una fetta di mercato mentre i precedenti giochi avevano miseramente fallito? Semplice, perché non si limita a sostituire un tasto ad un dado ma, com’è abitudine in casa Nintendo, è condito da una giocabilità fantastica e da una serie di imprevisti e di minigiochi che lo rendono un vero videogame.
Tre amici, quattro controller, un GameCube e Mario Party 4: questa la ricetta per trascorrere ore e ore in allegria, almeno nei primi turni di gioco, e vivere una delle più belle esperienze multiplayer che i videogiochi sappiano proporre.