Un prodotto tutto nuovo. O quasi.
Quando il team di sviluppatori originale della serie Medal Of Honor ha abbandonato Electronic Arts per raggiungere altri lidi, sembrava davvero complicato rimettere le cose a posto e trovare gente capace di continuare un lavoro di successo, dunque con uno standard qualitativo da mantenere. Fortunatamente la ricerca è stata breve e fruttuosa, tanto da regalare al pubblico questo nuovo episodio in tempi relativamente brevi.
I nuovi responsabili del progetto hanno conferito a MOH: Rising Sun una struttura di gioco fondamentalmente diversa, arricchendola di sezioni come quelle che contraddistinguono le prime fasi del gioco, ovvero il lavoro di contraerea, e aggiungendo possibilità di scelta prima assenti.
I fan della serie non storcano il naso, comunque, perché lo spirito del gioco è rimasto intatto, con la solita qualità che contraddistingue il disegno dei personaggi e la cura per le ambientazioni.
In ambito puramente estetico, c’è però da recriminare per quanto riguarda la bontà del motore grafico, che su GameCube muove i poligoni a 30 fps ma entra in evidente crisi quando l’azione si fa affollata.
Non si tratta di un difetto da poco, se si tiene conto del fatto che la console Nintendo ha già dato prova di poter gestire ambientazioni complesse in modo fluido ed efficace, anche con numerosi oggetti su schermo…
Struttura di gioco
Cinque ambientazioni, per un totale di dieci livelli di gioco. Sono questi i numeri di Medal Of Honor: Rising Sun, che rientrano nella media degli altri episodi della serie.
C’è una differenza sostanziale rispetto al passato, però: in questo episodio, talvolta, il giocatore può scegliere se affrontare una missione in un modo o in un altro, cambiando completamente le carte in tavola e seguendo percorsi differenti che portano, alla fine, al medesimo risultato. Un punto a favore della rigiocabilità, che non è mai stata il punto di forza di questo genere videoludico.
Tornando al discorso delle armi, c’è da dire che gli sviluppatori hanno cercato in tutti i modi di ricreare le caratteristiche di ognuna di esse, documentandosi in modo scrupoloso per riprodurre su schermo il rumore e gli effetti di ben venti strumenti di morte risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Uno sforzo apprezzabile, no?
Delude, invece, la mancata conferma del multiplayer per la versione GameCube del gioco, modalità invece presente per la versione PS2 e che addirittura offre nove livelli inediti da affrontare insieme ad altri giocatori sparsi per il mondo. Peccato.
Lo scenario di Medal Of Honor: Rising Sun è ancora una volta la Seconda Guerra Mondiale, ma l’azione non si svolge in Europa e il nemico da affrontare non è la Germania. No, stavolta dovrete vedervela con i giapponesi (da qui il riferimento al titolo), proprio quando questi sembravano aver sferrato un attacco decisivo all’esercito americano con l’incursione a Pearl Harbor.
Potrete improvvisarvi novelli Ben Affleck, dunque, mentre interi stormi di aerei nipponici vi scaricano addosso tutto il proprio arsenale. In questo caso, però, non risponderete all’attacco salendo su di un aereo, bensì utilizzando delle semplici torrette per la contraerea.
Il vostro alter ego è il soldato Joe Griffin, come al solito non una persona qualsiasi ma una vera e propria “mina vagante”, almeno per chi se lo trova di fronte in uno scontro.
Terminato l’attacco giapponese alla vostra flotta, vi imbarcherete in una delle poche navi superstiti e attraverserete l’oceano (sempre guardandovi dall’assalto dei giapponesi) per poi sbarcare in un’isola delle Filippine. Lì il gioco entrerà nel vivo e riprenderete a combattere “alla vecchia maniera”, in pieno stile Medal Of Honor, con un arsenale sconfinato di pistole, fucili, mitra e granate.
Oltre ai soldati nemici, avrete contro l’ambiente ostile: foreste dense di vegetazione rallenteranno il vostro passo e vi esporranno in molti casi agli avversari, a differenza di voi padroni ed esperti della zona.
MOH: Rising Sun, insomma, rappresenta una sfida completamente diversa rispetto al passato, in qualche modo più realistica: non più la lotta di un solo uomo contro un esercito, bensì le azioni del vostro soldato che, come tanti colleghi, si ritrova in un vero e proprio inferno e deve cercare di venirne fuori a tutti i costi.