Non è facile capire la logica sottesa alla scelta dei titoli da inserire nel programma di Games with Gold in quel di Microsoft, o quantomeno la tempistica a cui questi sono associati, visto che alcune decisioni paiono quantomeno curiose. Succede così che, dopo un agosto a livelli davvero alti, ci troviamo di fronte un settembre che pare alquanto sottotono: nulla di male in un minimo di andamento sinusoidale, ovviamente, trattandosi della norma in un programma basato sulla distribuzione gratuita di giochi ad abbonati, ma associare uscite di grosso calibro al mese di agosto quando in molti si trovano probabilmente lontani dalle console e alternarle con titoli di interesse sicuramente più limitato a settembre, quando l'attenzione del pubblico per le questioni videoludiche è massima, appare piuttosto curioso.
A parte i misteri della strategia di Redmond, in ogni caso, i titoli messi a disposizione per settembre 2018 possiedono comunque diversi aspetti interessanti, anche se torniamo in questo caso a un'offerta piuttosto peculiare, con giochi tratti soprattutto dall'ambiente indie e senza quegli acuti tripla A che tanto fanno effetto sul pubblico in questo genere di offerte. D'altra parte, come di consueto gli sforzi maggiori sembrano essere stati profusi nell'ampliamento dell'offerta di Xbox Game Pass, che anche per questo mese può contare su aggiunte di grande interesse e questo solo per quanto riguarda i primi titoli annunciati, a cui probabilmente ne verranno aggiunti altri. In quest'ottica, assume sempre maggior interesse la notizia sul cumulo dei vari abbonamenti in un'unica soluzione con l'annunciato Xbox All Access, di cui ancora non c'è conferma ufficiale per i territori al di fuori degli Stati Uniti.
Prison Architect - Xbox One (dal primo al 30 settembre)
Dopo un lungo periodo di sviluppo, ampliamento e ottimizzazione su PC, Prison Architect è infine giunto anche su Xbox One, approdando ora anche nel programma Games with Gold. Creato da Introversion Software, team responsabile di titoli alquanto geniali come Defcon e Darwinia, il gioco ha ottenuto uno straordinario successo nella sua lunga fase di alpha su Steam, a dimostrazione di come il concept, nonostante la sua stranezza, sia stato ampiamente apprezzato dal pubblico semplicemente attraverso la prova diretta. Si tratta di un gestionale incentrato sulla progettazione e amministrazione di carceri che ci pone alle prese con le sfide della detenzione, rappresentata dal punto di vista dei tutori dell'ordine, o che almeno tentano di esserlo. Rappresentato con visuale dall'alto e grafica in 2D alquanto semplice ma chiara e dettagliata, Prison Architect abbandona qualsiasi fronzolo per rendere quanto più comprensibile possibile la complessa interfaccia necessaria per tenere sotto controllo le numerose sfaccettature che caratterizzano il ruolo di amministratore del carcere.
Come nei city builder più avanzati, anche in questo gioco ci si deve occupare di una grande quantità di elementi, a partire dalla costruzione e disposizione di celle e aree adibite alle diverse attività del carcere alla gestione della vita all'interno dell'istituto, cercando di mantenere quanto più possibile equilibrato e salubre l'ambiente sia dal punto di vista delle guardie che da quello dei carcerati. Nella Campagna intitolata "Storie della Prigione" si parte da piccoli carceri di periferia per arrivare alla costruzione e gestione di prestigiosi istituti di massima sicurezza, con tanto di sostrato narrativo che, in qualche modo, si introduce all'interno delle meccaniche del gameplay. Prison Architect è un gioco molto particolare, che potrebbe non piacere a tutti gli utenti console, viste anche le sue radici profondamente inserite nel contesto indie PC, ma se avete voglia di una sfida peculiare e riflessiva, allora il download è altamente consigliato.
Livelock - Xbox One (dal 16 settembre al 15 ottobre)
Lo sparatutto di tipologia "twin-stick" si è diffuso a macchia d'olio in questi anni, probabilmente per il suo adattarsi facilmente a produzioni con budget piuttosto basso garantendo comunque un'ottima resa in termini di gameplay. Per questo motivo, è dilagato in maniera notevole tra PC e console, avvicinandosi in maniera pericolosa a quel limite della saturazione già provato da altri generi di grande diffusione di questi tempi. Tuttavia, l'immediatezza arcade che caratterizza questa tipologia di gioco, unita alle creatività che gli sviluppatori indie possono esprimere in termini di ambientazioni e soluzioni di gameplay alternative, offrono ampi spazi per la produzione di titoli che possano comunque trovare un proprio spazio di rilievo anche in un panorama così affollato. Proprio questo è il caso di Livelock, sviluppato dai canadesi Tuque Games e in grado di imporsi all'attenzione nonostante una struttura piuttosto canonica e un'ambientazione fantascientifica che non si discosta troppo dagli stilemi classici del genere.
La storia, messa insieme dall'autore sci-fi Daniel H. Wilson, si presenta più elaborata di quanto ci si potrebbe aspettare da un pretesto per mettere in scena uno sparatutto: mette in scena una guerra serrata tra gli ultimi esponenti dell'umanità e delle entità controllate da intelligenza artificiale. Tutto avviene però attraverso l'azione di soldati meccanici, sia per una fazione che per l'altra, con una guerra apocalittica fra macchine da guerra estremamente sofisticate. Al giocatore è concesso di scegliere il proprio personaggio fra tre modelli definiti Hex, Vanguard e Catalyst, ognuno caratterizzato da proprie abilità specifiche e riassumibili rispettivamente in attacchi a distanza, classe tank e azione di supporto. Benché le tipologie siano alquanto standardizzate, Livelock consente comunque di svilupparle in maniera alquanto personalizzata e utilizzate stili di combattimento differenti per ogni diversa tipologia di combattente. È proprio lo scontro, la dinamica shooter vera e propria, che esalta tutto il gameplay di questo titolo twin-stick, e non c'è davvero molto altro che si possa chiedere a un videogioco di questa tipologia.
LEGO Star Wars III: The Clone Wars - Xbox One e Xbox 360 (dal primo al 15 settembre)
Prosegue, anche questo mese, la lunghissima rassegna dei titoli LEGO, che a quanto pare il programma Games with Gold vuole proporre in maniera completa, avanzando di mese in mese. In questo caso abbiamo a che fare con LEGO Star Wars III: The Clone Wars, tie-in in versione LEGO di alcuni capitoli della seconda trilogia cinematografica di Star Wars e di altri derivati nel magico mondo fantascientifico di George Lucas. Le caratteristiche sono sempre quelle tipiche delle produzioni di questo filone: si tratta di un action adventure che ripercorre situazioni ed eventi fondamentali del film in chiave umoristica, interamente ricostruiti in chiave LEGO. Sviluppato ovviamente da Traveller's Tales, team che ormai ha legato la sua esistenza alla creazione di titoli videoludici sui celebri mattoncini danesi, si tratta del quarto capitolo in assoluto nella serie LEGO Star Wars, uscito originariamente nel 2011 e riferito sia ad Episodio II e III della saga cinematografica che alla serie TV sulla Guerra dei Cloni.
Come da tradizione per gli adattamenti videoludici del franchise LEGO, anche in questo caso la struttura presenta elementi ibridi tra action e adventure, distribuiti in maniera equilibrata all'interno di livelli che riprendono vari eventi fondamentali dei film e della serie da cui il gioco è tratto. Il gioco supporta il multiplayer cooperativo in presenza per due giocatori ed è in effetti proprio questa la modalità in cui LEGO Star Wars III offre il meglio di sé, vista la frequente richiesta di collaborazione tra i due giocatori e la creatività di alcune situazioni propriamente adventure che ci pongono alle prese con la costruzione di oggetti e la diversa interazione con gli scenari per venire a capo dei vari enigmi. Il tutto, alternato con fasi action alquanto facete, rende questo titolo particolarmente adatto alla fruizione in famiglia, un'aggiunta alquanto preziosa al proprio catalogo nel caso si abbia a che fare con figli o videogiocatori più giovani con cui impegnarsi.
Sega Vintage Collection: Monster World - Xbox One e Xbox 360 (dal 16 al 30 settembre)
C'è un certo rapporto di collaborazione tra Microsoft e Sega per quanto riguarda i programmi di fidelizzazione dell'utente da parte della prima e i titoli storici appartenenti allo sconfinato catalogo della compagnia nipponica, a quanto pare. Oltre alla grande quantità di classici Sega inseriti nella retro-compatibilità di Xbox One, svariati di questi sono già disponibili all'interno del catalogo di Xbox Game Pass e ogni tanto si affacciano anche nei Games with Gold, com'era accaduto già qualche mese fa con Streets of Rage. In questo caso abbiamo a che fare con Sega Vintage Collection: Monster World, altro titolo leggendario proveniente da quella fucina di capolavori a 16-bit che risponde al nome di Sega Mega Drive. Si tratta di una raccolta di tre capitoli della serie Wonder Boy originariamente usciti tra il 1988 e il 1994, riproposti qui con il solito adattamento della serie Sega Vintage Collection, ovvero mantenendo i giochi quanto più possibile fedeli alle versioni originali.
I tre titoli in questione sono Wonder Boy in Monster Land (o Monster World), proposto qui nella versione arcade del 1988, Wonder Boy in Monster World (o Wonder Boy V: Monster World III) uscito nel 1992 su Mega Drive e infine Monster World IV anche questo per Mega Drive, datato 1994. Il primo titolo è in effetti il secondo capitolo della serie per come è stata concepita in Giappone, che conobbe grande successo su Master System ed è qui proposto nella versione originale per arcade: si tratta di un ibrido tra platform e RPG nel quale ci si trova a combattere vari nemici, portare avanti quest e solitamente scontrarci con i boss al termine di ogni livello. Wonder Boy in Monster World è in verità il quinto capitolo della serie, dotato anche lui della struttura tipica a metà tra action platform e RPG ma decisamente più elaborato sul fronte grafico e nella complessità dei livelli, mentre Monster World IV è l'ultimo titolo della serie classica e il più raffinato dal punto di vista tecnico, un ottimo esempio del fantastico bitmap a 16-bit che caratterizzava le grandi produzioni giapponesi degli anni 90. Sono giochi che non hanno veramente bisogno di presentazioni e il cui download è praticamente obbligato per tutti coloro che vogliono avere una qualche conoscenza diretta di quello che resta forse il periodo più glorioso della produzione videoludica nipponica e non solo.