Il 2022 potrebbe essere (nuovamente) l'anno di Harry Potter. Saranno 12 mesi importanti per tante altre serie, sicuramente, ma tra i molti marchi pronti a (ri)conquistare il cuore degli appassionati, Harry Potter è uno dei più significativi. Gennaio è iniziato ad esempio con la reunion "Il Ritorno a Hogwarts", tramite la quale abbiamo rivissuto i fasti della saga cinematografica, iniziata una ventina di anni fa. Sempre al cinema potremo vivere le avventure di Newt Scamander in Animali Fantastici: I Segreti di Silente, il prossimo aprile. Infine, se ci fidiamo dei rumor, sarà anche l'anno di Hogwarts Legacy, un nuovo videogioco che attualmente è ancora parzialmente avvolto nel mistero.
Hogwarts Legacy è certamente molto atteso e sarà una ventata di aria fresca per gli appassionati del Wizarding World, ma non sarà certo la prima volta che i giocatori esploreranno il mondo di Harry Potter in formato videoludico. Anche escludendo versioni "alternative" come quelle LEGO, l'esperienza AR Harry Potter: Wizards Unite o titoli alla Candy Crash come Harry Potter: Puzzles & Spells, il maghetto inglese negli anni ha cavalcato l'onda del successo dei film e dei libri con molteplici trasposizioni più o meno fedeli su PC e console.
Prima di guardare al futuro, quindi, vogliamo volgere lo sguardo al passato e precisamente a uno dei primi videogiochi della saga: Harry Potter e La Pietra Filosofale. Ancora più precisamente, il nostro focus odierno è la versione Game Boy Color del primo capitolo della saga.
Bisogna infatti sapere che Harry Potter e La Pietra Filosofale è stato proposto nel 2001 nelle seguenti versioni: PS1, PC, Game Boy Color e Game Boy Advance. Per poi arrivare nel 2003 anche su PS2, Xbox e Game Cube. Le versioni del 2001 sono tutte diverse tra loro, e quelle del 2003 sono a propria volta diverse da quelle del 2001. È una situazione che oggigiorno potrebbe sembrare assurda, visto che la tendenza è di portare lo stesso gioco su più piattaforme possibili con gli stessi contenuti per risparmiare sui costi di produzione. All'epoca, però, Harry Potter è stato un gioco platform, un puzzle game con visuale dall'alto, un action-adventure e anche un gioco di ruolo a turni. Quest'ultima è proprio la versione di cui vi vogliamo parlare oggi, facciamo un viaggio nei ricordi di quell'epoca durante la quale Harry Potter voleva essere Final Fantasy.
Sviluppatori
Prima di lanciarci nel magico mondo di Harry Potter, facciamo un passo indietro e vediamo rapidamente chi erano gli sviluppatori della versione Game Boy Color (e Game Boy Advance, a dirla tutta) di Harry Potter e La Pietra Filosofale.
A capo del progetto vi erano ovviamente Warner Bros., che possiede il marchio di Harry Potter, ed Electronic Arts, che produceva i giochi. Ad avere in mano l'effettivo sviluppo era però Amaze Entertainment (2001), nuovo nome di KnowWonder (1997). Ancora più precisamente, la divisione dei giochi per console portatili era Griptonite Games, che negli anni ha sviluppato molteplici tie-in di giochi basati su Marvel, Signore degli Anelli, Pinguini del Madagascar, Simpson, The Sims, Assassin's Creed, Age of Empires e non solo.
Parliamo di una compagnia che, tra team principali e sussidiarie, in meno di quindici anni di attività ha prodotto oltre 100 giochi e venduto 40 milioni di unità. Amaze/Griptonite è stato un team di sviluppo prolifico e in grado di stringere grandi collaborazioni, ma è infine caduto nel dimenticatoio ed è stato assorbito da un team dedicato al mondo mobile. La loro storia non è delle più interessanti, quindi, ma nondimeno questa azienda è stata parte del mercato videoludico per anni e ha lasciato un segno su molte e molti giovani con i propri giochi.
JRPG
Parliamo però del gioco, di quell'Harry Potter e La Pietra Filosofale che mirava a essere un successo di massa e ad arrivare su tutte le piattaforme possibili. Per farlo, ovviamente, si doveva prima di tutto affrontare un grande problema. La potenza del Game Boy Color non era minimamente comparabile a quella di una PlayStation o di un PC.
Se sulle piattaforme da gioco fisse gli altri team optarono per opere 3D in terza persona, spaziando dal platform all'azione, Griptonite Games scelse un più graficamente semplice, ma ludicamente interessante JRPG. La scelta del genere fu inoltre condizionata anche dai gusti dell'epoca. Anche se pubblicato nel 2001, Harry Potter e La Pietra Filosofale era figlio degli anni '90, dominati dai Pokémon, Dragon Quest e da Final Fantasy, che solo da poco avevano abbandonato il 2D in favore del 3D, in contemporanea con il cambio di bandiera da Nintendo a Sony PlayStation.
L'ispirazione è chiara sotto molteplici punti di vista. Harry Potter e La Pietra Filosofale opta per un sistema di combattimento a turni classici (invece del più moderno ATB). La grande differenza rispetto agli altri JRPG è il fatto che manca un team: a combattere è solo Harry, anche se accompagnato a livello narrativo da Ron ed Hermione nella maggior parte delle proprie scorrerie.
Per il resto, però, proponeva tutti gli stilemi classici: il personaggio aveva punti vita e punti magia, da sfruttare per lanciare incantesimi (perlopiù inventati per l'occasione), che seguivano la struttura resa famosa da Final Fantasy, con magie ripetute in versioni sempre più potenti. Invece di Fire, Fira e Firaga, Harry Potter proponeva Vermillious Uno, Vermillious Duo, Vermillious Tria ad esempio: l'idea di fondo, come potete vedere, era la stessa.
Cos'altro? Beh, gli equipaggiamenti con statistiche erano parte fondamentale dell'esperienza: c'erano cappelli, mantelli, guanti e stivali per aumentare la potenza e la resistenza di Harry, da acquistare nei negozi, insieme a oggetti di cura per PV e PM.
La struttura stessa del gioco è da puro JRPG. Harry si muove tra zone sicure - con personaggi coi quali parlare e negozi dove fare acquisti - e sotterranei pieni di nemici, presenti a schermo sotto forma di ammasso azzurro gelatinoso: al contatto, parte lo scontro in una classica arena. I dungeon nascondono poi passaggi secondari nei quali raccogliere tesori. Il farming di punti esperienza è un altro grande punto in comune con vari altri JRPG: avanzando in modo lineare, Harry di rado è abbastanza forte da poter sconfiggere il classico boss di fine area con facilità, a meno di non conoscere alla perfezione il gioco e sfruttare al meglio le proprie risorse.
Harry Potter e La Pietra Filosofale (GBC) di Griptonite Games è quindi un gioco estremamente classico in termini strutturali, figlio della propria epoca e di un team di sviluppo che non vuole certo innovare.
Harry Potter
Harry Potter e La Pietra Filosofale è però prima di tutto un fedele gioco di Harry Potter. Non si tratta di una caratteristica da dare per scontata, e possiamo rendercene conto semplicemente guardando le altre versioni pubblicate nello stesso anno. I giochi PC, PS1 e Game Boy Advance, ad esempio, creano eventi di trama originali per dare al giocatore motivi per esplorare aree del castello create per l'occasione. Si tratta di idee in tema con il mondo di Harry Potter: Marlfoy che ruba Edvige, ad esempio, e la intrappola in una gabbia nei più remoti recessi del castello (precisamente, questo avviene su PS1). Le nuove aree sono realizzate ovviamente con un design in linea con il genere scelto per il gioco, ma tutt'altro che fedele all'opera originale.
Harry Potter e La Pietra Filosofale, su Game Boy Color, ricrea invece tutte le ambientazioni in modo sufficientemente fedele, proponendo tutta la scuola, con i diversi piani, le classi, il parco e la foresta, tutti posizionati in modo corretto. Ci sono ovviamente delle differenze, una su tutte le scale che non si muovono, ma non mancano tocchi di classe, come i passaggi segreti tipici della scuola e spesso nominati nei libri.
Griptonite Games, come si suol dire, "ha fatto i compiti" e ha realizzato un gioco che riesce veramente a soddisfare gli appassionati dei libri e dei film. Nel corso dell'intera avventura è possibile seguire pari passo gli eventi della trama, riproposta senza particolari storpiature.
Bisogna poi dare merito al team di sviluppo per il grande impegno nella realizzazione di molteplici ambientazioni. Le altre opere del 2001 dedicate a La Pietra Filosofale partono direttamente da Hogwarts, mentre le versioni del 2003 ci permettono di ottenere la bacchetta di Harry in prima persona (dopo aver completato un lungo dungeon puzzle-platform nella bottega di Olivander) per poi saltare direttamente all'esplorazione della scuola.
La versione GBC, invece, ci porta a Diagon Alley e ci permette di esplorare l'area commerciale, entrare in tutti i negozi per fare i nostri acquisti, ma solo dopo aver esplorato la Gringott (in questa versione un po' più pericolosa del solito) per recuperare i soldi di Harry. Dopo un viaggio in treno, anch'esso esplorabile, si arriva ad Hogwarts, ma si deve passare attraverso il lago e i sotterranei del castello (entrambi colmi di nemici), prima di poter arrivare alla Sala Grande. Nel corso dell'avventura si dovranno seguire le lezioni, completando mini-giochi di volo, imparando Wingardium Leviosa e raccogliendo ingredienti per le pozioni di Piton.
Si tratta di un viaggio che permette di vivere realmente la storia di Harry, passo dopo passo. C'era purtroppo una grande mancanza: il Quidditch. Lo sport dei maghi sarà infatti introdotto solo in Harry Potter e La Camera dei Segreti (versione GBC, sempre di Griptonite Games), che evolve le meccaniche (abbiamo un team di personaggi in battaglia, ad esempio) e la quantità di minigiochi (dal lancio degli gnomi fino a uno strano bowling) e aree esplorabili (c'è persino la casa di Ron).
Nel complesso, però, Harry Potter e La Pietra Filosofale è stato uno dei giochi più fedeli e interessanti per i giovanissimi che, all'epoca, passano le proprie giornate a rileggere le avventure di Harry Potter. Si poteva veramente percepire l'atmosfera della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, anche grazie all'esplorazione libera.
Purtroppo la deriva JRPG di Harry Potter non durò poi molto. Fino al terzo capitolo della serie, EA continuò a produrre giochi misti ma, con il passaggio al Calice di Fuoco, la compagnia di FIFA iniziò a puntare tutto sugli elementi più action.
Non pensiate poi che tre giochi, per l'epoca, siano molti. Parliamo di anni durante i quali i tie-in venivano prodotti a profusione, contando soprattutto sul numero e sulla tempestività della pubblicazione: già nel 2004 (ovvero 3 anni dopo La Pietra Filosofale), Griptonite aveva pubblicato il Prigioniero di Azkaban (questa volta solo su Game Boy Advance) e aveva detto addio a Harry Potter.
Pur se prodotti in tempi rapidi, questi JRPG sono stati realizzati con attenzione e grande cura e sono diventati uno dei modi migliori per vivere veramente l'atmosfera dei film e della scuola magica più amata negli ultimi decenni. La cura dei dettagli più microscopici era ciò che lo rendeva unico, in mezzo alle molteplici produzioni a tema Harry Potter.
Speriamo quindi che Hogwarts Legacy sia stato realizzato con la stessa cura. Una grafica "next-gen", un sistema di combattimento interessante e una trama appassionante saranno ovviamente graditi, ma l'universo narrativo di Harry Potter è fatto di piccoli dettagli che creano "quella" atmosfera che ancora oggi è difficile descrivere a parole. Hogwarts Legacy, pur prendendo le distanze dalle avventure dei romanzi e dei film, dovrà sapere far leva sulla nostalgia che ancora oggi proviamo di fronte a questa saga. Credete che ci riuscirà?