0

Robotech: Speciale Macross ed i videogames

"Chou Jikuu Yousai Macross - The Super Dimension Fortress Macross è sicuramente una di quelle serie animate giapponesi che più ha lasciato il segno nei cuori di ogni fan di animazione, del sol levante e non." Vi proponiamo lo speciale dedicato ad una delle più note produzioni anime diventata successivamente anche videogioco di successo.

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   06/12/2002


Chou Jikuu Yousai Macross - The Super Dimension Fortress Macross è sicuramente una di quelle serie animate giapponesi che più ha lasciato il segno nei cuori di ogni fan di animazione, del sol levante e non. Nell'immenso mondo dei videogiochi, assieme a Kidou Senshi Gundam, è probabilmente una delle saghe che conta il maggior numero di trasposizioni videoludiche; partendo dalle prime console 8bit, passando per le schede arcade e toccando praticamente tutte le piattaforme esistenti di generazione in generazione, la saga (nel suo adattamento occidentale, ma non si può pretendere tutto) approda finalmente sulle consoles di terza generazione. Con grande sfoggio delle ultime tecnologie di programmazione, in edizione multipiattaforma e con un titolo che tutto sommato non fa sfigurare il nome che porta. Per rendere omaggio a questa saga ormai più che decennale, Joypad.it ha redatto questo speciale, che si propone di esaminare la storia della serie animata in ottica videoludica, e come questa si sia evoluta di pari passo con le nuove tecnologie...diventando , senza usare eufemismi, immortale.

Un po' di storia

Correva l'anno 1999 quando sulla Terra, ormai sconvolta da una lunga guerra che sembrava non avere fine, precipitò un'enorme astronave aliena. Consci delle ripercussioni che la scoperta dell'esistenza di una razza extraterrestre dotata di conoscenze tecnlogiche avanzatissime avrebbe avuto, gli stati terrestri decidono di cessare il conflitto e di concentrarsi sullo studio di questa nuova nave spaziale. A dieci lunghi anni da quell'evento lo studio e le riparazioni terminarono, dando così vita all'ammiraglia della nuova flotta spaziale terrestre, che avrebbe difeso il pianeta dall'imminente invasione da parte degli Zentradi (così vennero ribattezzati gli alieni). Nacque così l'SDF-01 ...la MACROSS 01...la nuova speranza per l'umanità. Questo è l'incipit di apertura della prima serie televisiva, nata nel lontano 1982, creata dallo Studio Nue e prodotta dalla Tatsunoko a cui seguirono col tempo ben altre 3 serie televisive (Macross II , Macross Plus, e Macross 7) e innumerevoli film di animazione, spin-off, speciali e quant'altro. Nulla di originalissimo o di nuovo, ma cosa rese Macross così importante e conosciuto in patria e così diverso dalle altre serie robotiche da cui traeva ispirazione? Si possono azzardare alcune ipotesi, innanzi tutto il mechadesign davvero innovativo, che si discostava notevolmente dalle altre serie in programmazione; Valkyrie/Veritech erano si robot trasformabili in grado di cambiare assetto di battaglia in qualsiasi momento, ma erano mezzi meccanici realistici, cioè dotati di armi tecnologicamente avanzate, ma pur sempre militari. Nulla a che vedere quindi con i super robot Nagai-ani o di Sunrise; ci si avvicina di più al concept dei Gundam, soprattutto delle prime serie. Ma questa non è l'unica somiglianza la saga sopracitata: ancora una volta i civili, le persone comuni, sono il fulcro della trama che fa da sfondo alla guerra vera e propria e alle battaglie combattute nello spazio a suon di missili e nuovi prototipi di caccia. Storie di amore, di amicizia, di tradimenti, di conversioni, di morti e di nascite, accompagnate da analisi introspettive sui protagonisti ( Hikaru, Roy, Lin Min-Mei prima, Isamu, Myung, Guld poi..tra le centinaia di personaggi) rendono la storia più vera e umana, meno fantascientifica di quanto si possa pensare. Character e Mecha Design sono quindi i pilastri su cui si fonda questa saga piuttosto che la trama in sè. Non bisogna stupirsi quindi del fatto che sono state dedicate alle gesta dei vari Valkyrie dozzine di videogiochi. di cui tenteremo di ripercorrerne le orme in un'analisi cronologica.

I primi passi nell'era 8 Bit

A tre anni dall'uscita della prima serie televisiva in patria, Bandai (ormai , tristemente oserei dire, famosa per accaparrarsi sempre per prima i diritti di praticamente ogni serie animata del sol levante) sviluppo sullo storico FAMICOM (NES qui da noi) Chou Jikuu Yousai Macross, shoot'em up a scorrimento orizzontale che metteva il giocatore nei panni del mitico VF-1 attraverso lunghi schemi nel bel mezzo della guerra contro gli Zentradi. Notevole (ma d'altronde non poteva ovviamente mancare) era la possibilità di trasformare il proprio mezzo nelle 3 configurazioni da battaglia, cambiando di fatto la velocità di scorrimento. Quasi contemporaneamente, anche l'MSX ebbe una sua trasposizione...ma chi si ricorda ormai di questo "PC" totalmente giapponese? Sempre restando nell'era 8bit, sette anni dopo grazie all'uscita dei primi film di animazione, due titoli vennero prodotti per il Nec Pc-Engine Duo, vale a dire MACROSS 2036 e MACROSS: ETERNAL LOVE SONG (tradotto dal giapponese). Il primo era un ennesimo shoot'em up orizzontale di buona fattura, il secondo invece un'avventura grafica in classico stile giapponese (sulla falsariga di Top no Nerae! - Gunbuster). Questi titoli sono divenuti ormai pezzi da collezione e non possono mancare nella softeca di ogni fan che si rispetti, ricordandoci (con un pizzico di nostalgia) tutte le ore di sano divertimento che hanno procurato.

Robotech: Speciale Macross ed i videogames
Robotech: Speciale Macross ed i videogames
Robotech: Speciale Macross ed i videogames

I 16 Bit e l'esplosione dei colori...

Nel 1990 Nintendo si posiziono in testa al mercato dei videogiochi con l'uscita del suo SUPER FAMICOM e nel '93 fece capolino su questa console Macross: Super Dimension Fortress Scramble Valkyrie, splendido nonchè difficilissimo sparattuto a scorrimento orizzontale. Oltre alla solita possibilità di trasformare il proprio mezzo, era necessario un uso accorto di questa abilità per sorpassare alcuni ostici punti, e permetteva inoltre di scegliere tra tre diversi personaggi, con conseguenti diversi mecha e armamenti. Dal punto di vista dell'originalità non aggiungeva nulla di nuovo al genere, mentre in quanto a realizzazione non poteva che essere considerato come il miglior tie-in sulla saga realizzato sino a quel momento. Le nuove tecnologie permettevano un uso di palette di colori decisamente superiori al passato, una grafica più nitida, sprites più dettagliati ed effetti su schermo potenziati come parallasse multipli sui fondali ed una velocità superiore. Discorso invece differente per le console sega di quel periodo (Master System e Mega Drive), che furono ignorate da Bandai. I tempi del riscatto però, sarebbero stati brevi... 4

L'avvento del 3D sui 32 Bit

Vide così la luce Macross: Do You Remember Love?, che uscì per il SEGA SATURN nel lontano 1997. Uno sparatutto condito da spezzoni di anime originali, che ripercorreva tutta la trama della prima serie (e del primo film) mettendoci nei panni di Hykaru al comando di tutti i suoi Veritech. Un titolo che si rivelò ottimo sotto molti punti di vista: grafica di alto livello con ottimo rendering degli sprites, giocabilità eccelsa e difficoltà ben calibrata. Ma la vera rivoluzione concettuale della serie la si ebbe sulla Playstation, quando Bandai pubblicò MACROSS DIGITAL MISSION:VF-X 1. Tecnicamente non eccelso e poco longevo, riusciva a dare un senso di immersione nel modo di Macross mai riuscito prima. Ambientato in un mondo parallelo a quello della saga, ma con personaggi e mecha originali, il gioco dava la possibilità di guidare un veritech in un universo totalmente in 3d zoomabile e ruotabile a piacimento, caratteristica mai comparsa prima in una produzione ispirata alla serie animata. I titoli successivi seguirono la stessa falsariga, con il seguito, intitolato VF-X 2 (datato 1999), che si rivelò tecnicamente un gradino più in alto ma non troppo differente come gameplay; quasi contemporaneamente uscì anche la conversione del titolo per Saturn. 5

Robotech: Speciale Macross ed i videogames
Robotech: Speciale Macross ed i videogames

Varie ed eventuali

Come anticipato nell'introduzione, praticamente ogni sistema vide comparire nella propria softeca un titolo basato sulla saga di Macross. Wonderswan, Gameboy Color e Gameboy Advance hanno avuto recentemente la propria conversione, ma una menzione d'onore va fatta per le due schede arcade uscite nel '93 e nel '96, specialmente la seconda, dedicata alla saga di Macross Plus e rivelatasi come un ottimo sparatutto mangia-gettoni. Differenze sostanziali come concept e realizzazione le si ebbero invece su sistemi praticamente sconosciuti qui da noi, come il NEC PC98 e l’SX68000; i titoli che apparvero su questi sistemi erano degli adventure basati sulla serie animata, ma la lingua giapponese ha fatto sempre da barriera insormontabile per la diffusione di questi titoli nei mercati occidentali.

Il 20° secolo e i 128 Bit

Giungendo ai giorni nostri e tralasciando il mediocre MACROSS M3 per DREAMCAST, Robotech: Battlecry è l'ultima incarnazione di questa fortunata saga. Su questo titolo ovviamente non ci soffermeremo oltre (tale compito verrà assegnato alla nostra recensione), ma chiudiamo con lo spiegare che ROBOTECH non è altri che la trasposizione americana delle prime due saghe di Macross. Di fatto un enorme polpettone dove nomi, mezzi, e parte della trama sono stati sconvolti e cambiati allo scopo di venire incontro al pubblico occidentale, ma che per fortuna non ha inciso sull'enorme successo che la serie continua a riscuotere.

Robotech: Speciale Macross ed i videogames
Robotech: Speciale Macross ed i videogames