Corri draghetto, corri!
Il taglio col passato viene ancora più evidenziato dalla facoltà, senza dubbio interessante, di scegliere con quale fazione iniziare la propria avventura, seguendo poi una propria campagna personalizzata; dovrete quindi decidere se schierarvi coi cattivi di turno, capeggiati dal pallido Conte Dracula, oppure mettervi al servizio dei buoni e puri di cuore, combattendo per Re Artù e i suoi Cavalieri, oppure seguire la storia di Sigfriedo il Nibelungo e contare sull’appoggio di creature mitiche come giganti e dragoni di ghiaccio.
La scelta della fazione presenterà notevoli e significative differenze, sia sul piano gestionale che sul piano tattico: le unità dei demoni, ad esempio, non saranno in grado di reggere un confronto in campo aperto contro i Paladini, ma saranno ottimi per sfruttare delle rapide azioni di guerriglia, considerando la velocità di movimento come un notevole punto di forza.
Questo vi costringerà quindi a rendere non solo le vostre armate quanto più eterogenee possibile, ma anche a preparare strategie di offesa e difesa diverse, a seconda della fazione con cui starete giocando: i giganti di ghiaccio, ad esempio, saranno in grado di sbriciolare senza alcuna difficoltà le roccaforti avversarie, ma saranno particolarmente vulnerabile alle (guarda caso) magie incendiare.
Sul lato del gameplay quindi, Legends si configura come tutti gli strategici rilasciati sul mercato da StarCraft in avanti, non riuscendo ad introdurre nuove meccaniche di gioco particolarmente rilevanti e, di fatto, riprendendo fedelmente quelle del secondo episodio, ma coronandole con un dubbio contesto fantastico.
I believe I can fly!
In tema di unità particolari, i ragazzi di Firefly hanno pensato di introdurre una versione in chiave mitologica degli Eroi, mettendo a disposizione di ogni singola fazione, un diverso drago.
Queste unità, letteralmente devastanti per le truppe nemiche, potranno essere evocate solo per un breve periodo di tempo e dietro un cospicuo versamento di risorse, impedendo quindi ai giocatori di abusare di questi portatori di morte volanti, ed evitando il rischio di ricorrere troppo frequentemente a questi animaletti.
Ogni dragone avrà caratteristiche proprie a seconda della fazione di appartenenza, ma tutti saranno in grado di spazzare via interi nugoli di nemici senza troppe difficoltà, andando ad assumere il ruolo di “arma speciale”, altro elemento onnipresente in tutti gli RTS di fascia medio-bassa.
l’engine infatti, non è altro che una versione lievemente modificata di quello utilizzato per Stronghold 2
L’idea, benché non si possa definire innovativa, viene in parte esaltata dalla possibilità di devastare un castello nemico, purché non troppo difeso, con questi simpatici animaletti, vedendo torri crollare e edifici collassare su loro stessi, mentre gli abitanti restano impietriti davanti al massacro.
Impietriti non dalla paura, ma da una IA decisamente acerba, che conosce solamente istruzioni come l’attaccare a testa bassa, non curanti della quantità e qualità delle forze nemiche, oppure il restare pietrificati su una torre, in attesa che il giocatore faccia la prima mossa.
Correva l'anno 2004
Se l’idea di vedere torri in fiamme e nugoli di polveri e detriti di edifici vi possa attirare, bisogna fare una piccola considerazione: graficamente parlando, Stronghold Legends non riesce proprio a convincere.
L’engine infatti, non è altro che una versione lievemente modificata di quello utilizzato per Stronghold 2, che già un anno fa risultava piuttosto deludente, a causa di inspiegabili cali nel framerate e una resa grafica piuttosto discutibile, con un ampio utilizzo di textures poco dettagliate e animazioni a dir poco scadenti.
Gli sviluppatori di Firefly hanno prontamente corretto gli errori nel codice del motore, rendendolo decisamente più fluido e infarcito di qualche elemento estetico recente, come un maggior uso degli shader,
bump mapping e textures di qualità decisamente superiore, senza però raggiungere dei livelli di qualità soddisfacenti, ai quali i recenti RTS ci avevano abituato: resta quindi da sperare che, prima di lanciare il gioco sul mercato mondiale, i ragazzi di Firefly migliorino sostanzialmente Legends anche dal punto di vista visivo.
Il crollo, sotto il profilo estetico, arriva dalle animazioni delle diverse unità: un gioco di strategia in tempo reale, che dovrebbe simulare epiche battaglie tra Bene e Male, con centinaia di soldati che si rovesciano sulle truppe nemiche in uno stridore di corazze e lame, in Legends assomiglia più ad uno scontro tra bradipi anziani.
Qualsiasi unità, sia essa un veloce cavaliere, o un lento paladino, porta i propri fendenti o attacchi con una lentezza mostruosa, quasi come se l’intero gioco fosse in un costante bullet time, risultando nei primi momenti esilarante, ma con una veloce ricaduta nel ridicolo subito dopo.
Se a questo aggiungete che soffrirete fisicamente ogni volta che una vostra unità attaccherà un edificio, considerando che quest’ultimo si frantumerà da un istante all’altro senza presentare il minimo accenno a qualche danno strutturale (come accadeva in Age of Empires 3), vi domanderete se il gioco sia realmente stato programmato così, o se la configurazione del vostro PC può permettervi al massimo di giocare con quegli scadenti dettagli, ma capirete presto che non si tratta di una vostra colpa.
Ad summam
In conclusione, Legends non sembra altro che una versione fantastica di Stronghold 2, con un motore grafico leggermente migliorato.
Da un gameplay con interessanti novità, come tre diverse campagne e l’utilizzo di simpatici draghi come armi, si ricade in tutti i difetti che affliggevano il secondo capitolo, tra cui una galoppante noia dovuta ad una ripetività eccessiva delle missioni.
Non per ultimo, il motore grafico non si rivela all’altezza sotto nessun profilo, specialmente per quel che riguarda le animazioni ed effetti speciali, oltre a richiedere dei tempi di caricamento eccessivamente lunghi, anche su una macchina di ultima generazione.
La speranza rimane sempre perchè non è mai detto che gli sviluppatori riescano a rimediare velocemente a questi problemi.
Ma questo non è Stronghold!
Con l’insuccesso di Stronghold 2 era logico aspettarsi che gli sviluppatori, e specialmente i produttori, andassero a rivedere cosa non avesse funzionato con quel sequel che era riuscito a far cadere nella più nera disgrazia una serie che aveva riscosso, pochi anni prima, un discreto successo a livello di critica, ma un vero trionfo nella comunità dei giocatori.
Installando quindi la versione fornitaci in prova, un certo scetticismo era quasi d’obbligo, accompagnato anche dalla sottile paura di veder definitivamente sprofondare nell’abisso dei “fallimenti commerciali” forse l’unico simulatore di castelli presente nell’universo dei videogiochi.
Una piccola premessa: con Legends, la serie Stronghold abbandona definitivamente quelle che sono le sue nobili origini, per abbracciare un gameplay più commerciale e dal facile divertimento, peraltro già introdotto dal secondo capitolo, riprendendo vagamente le meravigliose meccaniche di WarCraft, e fornendo un noioso contorno di gestione dei castelli, quasi come per accontentare i fedeli dei precedenti episodi.