Rainbow Rhapsody
Come risaputo ormai anche dai sassi, scopo di ogni puzzle-game che si rispetti nato sulla scia dei sacri capostipiti (approfondire in mancanza di basi adatte gli argomenti Tetris/GameBoy-NintendoEntertainmentSystem e Columns/GameGear-SegaMasterSystem) è quello di appaiare gemme dalla stessa colorazione che, partendo dalla sommità del nostro campo di gioco, scendono inesorabilmente (o meno, a noi la possibilità di ruotare a nostro favore il blocco colorato) verso la loro destinazione finale, verso la “pulizia” dello schermo tramite accoppiamento di pigmenti. Anche Super Puzzle Fighter non esula di certo da questo patrimonio di memoria storica, si permette però di ricalcare quell’importante matrice stravolgendo un notevole capitolo riguardante il gameplay, implementando due feature completamente originali: Signature Moves ed Extra Multiplayer Mode.
Per dare un senso ed un’esauriente spiegazione alle Signature Moves bisogna prima anticipare che nel gioco sono selezionabili Ryu, Ken, Chun Li e Sakura dal mondo di Street Fighter e Donovan, Felicia, Morrigan e Hsien Ko direttamente da DarkStalkers (a cui dovranno essere aggiunti 3 personaggi segreti, sbloccabili terminando le modalità di gioco): ad ogni personaggio corrisponde una differente “combo” determinata dalla disposizione delle gemme e dai loro colori, completando questa sequenza sarà possibile quindi vedere al centro dello schermo il nostro personaggio che colpisce l’avversario producendosi nella propria mossa speciale; per quest’ultime, i programmatori hanno attinto direttamente all’archivio delle classiche mosse dell’universo dei picchiaduro capcomiani quali shoryu-ken, hadou-ken e compagnia bella.
La seconda innovazione portata a questo capitolo per GameBoy Advance riguarda l’Extra Multiplayer Mode e permette di giocare in due contemporaneamente tramite split screen, con un solo portatile e una sola cartuccia: il giocatore 1 prenderà possesso della parte sinistra del GBA, muovendo i blocchi tramite l’utilizzo del d-pad e ruotandoli attraverso la pressione del trigger L; specularmente il giocatore 2 utilizzerà i tasti A e B ritrovandosi a ruotare con il trigger R. Probabilmente non sarà la cosa più comoda del mondo (e permettetemi dei dubbi anche sul gioco in split screen, viste le dimensioni dello schermo del GBA) ma senza dubbio un’aggiunta interessante ad un gioco già accattivante di suo, l’opzione in questione si affianca ovviamente alla possibilità di giocare tranquillamente e comodamente via link con due portatili e due cartucce.
Hallowed be Thy Name
In termini di veste grafica, Super Puzzle Fighter II Turbo si presenta come la perfetta controparte della versione PSX, con la trasposizione degli stessi menu e secret bonus, un’ottima quantità e qualità di animazioni per ogni personaggio con un incredibile dettaglio del particolare (i programmatori hanno dimostrato una cura quasi maniacale nella resa grafica dei personaggi); il GBA dimostra ancora una volta di avere un’ottima padronanza ed efficienza di resa del colore e della sua luminosità, in attesa di vedere il risultato anche sulla console illuminata. Su tutto questo si attesta l’ormai collaudata colonna sonora delle passate edizioni, con la sola esclusione delle tracce remixate per, pare, problemi di capienza della cartuccia di casa Nintendo.
In definitiva Capcom pare essere riuscita in una conversione praticamente perfetta del suo puzzle game, introducendo anche alcune utili ed interessanti feature; se ne eravate appassionati e siete in possesso del Portatile per eccellenza, beh, a questo punto non vi rimane che tenere d’occhio questo titolo uscito da poco in versione americana e previsto per un generico Q2 2003 in Europa.
Mentre continua la politica del porting e del remake spudorato in quello che ormai è diventato un piccolo Snes portatile dalle specifiche che dovrebbero tendere più verso una PlayStation, viene ripescato dal dimenticatoio (o quasi) da Capcom un titolo che, nonostante il successo tributato negli anni addietro, venne praticamente abbandonato dopo gli incredibili riscontri di vendite sulle console di casa Sony e Sega, PlayStation e Saturn. Correva l’anno 1997 e la casa di Osaka si reinventava i puzzle game a modo suo, ovvero utilizzando le proprie bandiere di sempre, i personaggi (in comica versione super deformed) tratti da due dei più famosi brand in campo videoludico, Street Fighter e DarkStalkers. A questo ben collaudato set di comprimari ci aggiungeva una spruzzatina dei migliori Columns e Tetris, mescolando il tutto in quel grande meltin’ pot chiamato giocabilità e divertimento. Risultato? Puzzle Fighter, la battaglia di Ken e Ryu a suon di palle colorate!
A distanza di oltre cinque anni dal primo capitolo viene così presentato alla stampa il porting (o nuovo capitolo?) di questo strambo puzzle- game in quello che a prima vista sembra in tutto e per tutto un perfetto clone della versione PSX; non ci rimane che accendere quindi il nostro portatile e guardare più da vicino…