Sfruttando il piccolo angolo di paradiso lasciato dalla calca disumana di giapponesi che affollavano lo show, ci siamo dunque appropriati di una delle postazioni di gioco per apprezzarne gli sviluppi del gameplay e le differenze a livello tecnico con l’originale arcade. Parlando subito di grafica, Virtua Fighter 5 non delude fortunatamente le aspettative, offrendo uno spettacolo visivo quasi del tutto simile al cabinato da sala. Unici piccoli nei di una conversione quasi perfetta sono qualche rallentamento nel corso dell’azione e la minore definizione di alcune texture, tutti aspetti che comunque potrebbero benissimo essere corretti per la release del gioco prevista per la prossima primavera. Il titolo Sega rimane ad ogni modo graficamente sontuoso, con modelli poligonali incredibilmente definiti e curati (il livello di dettaglio dei vari lottatori è davvero eccellente), animazioni fluide, verosimili e ben legate fra loro e degli ottimi fondali, il tutto perfezionato da un utilizzo del colore a tratti magistrale. Nella serie di incontri che abbiamo avuto modo di affrontare ci siamo imbattuti inoltre nei due nuovi lottatori che vanno ad infoltire il carnet di Virtua Fighter 5, ovvero il wrestler El Blaze e la bella Elleen, oltre che in tutta una serie di ambientazioni a cavallo tra vecchio e nuovo. Lo stage di Jeffry, ad esempio, è sempre la solita isola tropicale, per quanto contraddistinta da una quantità di dettagli notevolmente maggiore, ma non mancano setting inediti come un paese ricoperto di neve o ancora scenari indoor più circoscritti. Anche in termini di gameplay, Virtua Fighter 5 sembra aver optato per una via di mezzo fra tradizione ed innovazione. Il sistema di controllo è dunque sempre composto da tre tasti (pugno, calcio e parata), da unire con varie combinazioni ai movimenti dello stick o del D-pad. Come ben sapranno i fan della serie, questa apparente semplicità cela invece una notevole profondità, al punto che Virtua Fighter è considerato da diverse parti come uno dei picchiaduro ad incontri più tecnici in circolazione. Ad ogni modo, questo quinto capitolo sembra puntare molto all’immediatezza, con un feel generale più leggero e combattimenti maggiormente serrati e veloci. Sempre riguardo al sistema di controllo, le postazioni di gioco offrivano alternativamente pad PS3 ed arcade stick, e, sebbene il controller Sony reggesse bene il confronto, indubbiamente giocare a Virtua Fighter 5 con una periferica dedicata è tutta un’altra cosa. Concludendo, Virtua Fighter 5 ci è sembrato un ottimo gioco ed una buona conversione. Ora non resta che attendere lo sbarco in occidente prima del cabinato arcade e poi del DVD per PS3.
Sfruttando l’assenza del rivale di sempre (Tekken, presente solo con un trailer del suo sesto capitolo), Virtua Fighter 5 ha fatto bella mostra di sé all’interno dello stand Sega del TGS, pur richiamando un quantitativo di visitatori decisamente inferiore a molti altri prodotti assolutamente meno convincenti. Il perché è presto detto: il beat’em up di Akira e compagni è da qualche tempo una presenza fissa delle sale giochi nipponiche, e di conseguenza questa sua versione PS3 non costituiva un grande richiamo per i gamers locali.