Descrivere Shenmue è talmente difficile che per l'occasione il suo creatore Yu Suzuki coniò assieme al suo team Am2 un nuovo termine: FREE (Full Reactive Eyes Entertainment). Con il termine FREE volevano indicare ai giocatori il nuovo livello di libertà ed interazione raggiunto, ma soprattutto sottolineare il nuovo passaggio che i videogiochi stavano per fare.
Shenmue proponeva ai giocatori una esperienza di gioco completamente diversa dal passato, non era la storia o i personaggi a fare il gioco ma la sensazione di far parte di qualcosa, in un certo modo di vivere quello che stava accadendo su schermo.
Anche per questo racchiudere Shenmue in una recensione, in una descrizione o in una introduzione sarà sempre opera complicata e difficoltosa, proprio per l'impossibilità di descrivere in poche parole lo sforzo compiuto dal colosso nipponico di quegli anni, dal suo figlio prediletto e dal suo team più inossidabile.
Parlare di Shenmue vorrebbe dire descrivere un pezzo di mondo racchiuso in piccoli dischi di gioco, una sorta di puzzle creato dai ragazzi di Am2. Proprio l'avere in mente un puzzle potrebbe aiutare a capire Shenmue. Perchè così come nei puzzle dove ogni tessera gioca il suo ruolo ed anche la più piccola e marginale aiuta a formare l'immagine completa, così in Shenmue ogni pezzo, ogni assaggio di cultura, ogni forma di interazione e di libertà aiuta a definire quello che è stato e ancora oggi significa il titolo di Yu Suzuki.
Shenmue porta il giocatore a vestire i panni di Ryo Hazuki e ad intraprendere il suo grande viaggio alla ricerca dell'assassino di suo padre. Ma soprattutto ci porta a vivere una esperienza. Ci dà la possibilità di far parte di quel puzzle che prende vita attorno al protagonista. Di quel mondo plasmato dal Magic Weather System, dal passaggio giorno-notte e dal cambiamento climatico, del Dreamcast pronto a gestire ogni personaggio non giocante. Ognuno finalmente con la sua voce, con la sua vita ed il suo percorso quotidiano. Shenmue significa anche seguire un passante per poi vederlo andare in un bar e chiacchierare con gli amici, tornare a casa o andare da qualche parte a far la spesa. Rincorrere un cane per vedere che entrerà in casa o giocherà al parco. No, in Shenmue nessuno sparirà da nessuna parte, anche quando si tratterà di aprire una porta ogni NPC lo farà. Del puzzle di Yu Suzuki fanno parte l'orchestra onnipresente pronta a raccontare ogni incontro, ad incalzare in ogni appuntamento difficoltoso con Nozomi o con il gattino impaurito sotto casa. La cultura giapponese e le nuove generazioni. Il pop americano e le nuove mode, che spesso e volentieri non vanno d'accordo con le tradizioni e con le sempre presenti arti marziali. Ed è così che nelle ore di gioco i jeans di Ryo e la musica del suo amico Tom si affiancano alle storie dei vecchietti artigiani e alle leggende che avvolgono il mistero della scomparsa di nostro padre. Quelle stesse arti marziali che accompagnano i combattimenti del gioco, ognuna riprodotta fedelmente in ogni sua spiegazione ed in ogni sua mossa, un sistema di combattimento degno del miglior dei Virtua Fighter dal quale in qualche modo Shenmue deriva. Dove le nuove tecniche vanno apprese dopo le dimostrazioni di un praticante, dove ogni mossa come nella realtà è affinata dopo pratica ed esperienza e non piovuta dal cielo improvvisamente. Proprio per questo Ryo nei giardinetti poco affolati ha voglia di esercitarsi, magari dopo aver visitato i bar sempre diversi, ognuno con il suo negoziante e la sua vita da raccontare, e la sua musica da ricordare. Essendo una storia narrata da Sega non poteva mancare quello che ha caratterizzato la gioventù dei suoi dipendenti e dei suoi ammiratori in tutto il mondo, il quotidiano appuntamento con la sala giochi. Ryo prima di riprendere il suo cammino e prima di aver fatto abitudine all'economia di un giovane lavoratore può svagarsi un attimo alle riproduzioni di Hang On, After Burner e soci o divertirsi a collezionare le statuine dei suoi giochi preferiti, tenendo sempre in mente però la sua meta finale. Se esistono puzzle da un milione di pezzi Shenmue sicuramente li supera, perchè oltre ad ogni dedica al mondo degli anni '80, oltre ad ogni scorcio di vita e ad ogni situazione ricreata, di quel puzzle fan parte tutti quei giocatori che hanno vissuto questa esperienza, e tra minigame, corse e combattimenti, dialoghi ed incontri, domande e relative risposte, hanno speso ore a ruotare il joystick per scrutare i particolari ricreati dalla piccola grande console giapponese. Le tegole delle case, i sassi sulle stradine, le discese nascoste, i lavoratori sul molo e gli occhi dei passanti. Quei giocatori che sono entrati nell'ottica del Free lasciandosi dietro consuetudini errate sui frame al secondo ed i rallentamenti, che si sono immersi tra la folla di Yokosuka, salpando su una grande nave con tutta la loro vita in spalla ed un grido in gola.