Gordon Van Dyke, lo sviluppatore del titolo indie Kingdoms, ha consigliato su Twitter di non tradurre i giochi in italiano. Secondo lui è meglio investire i soldi su lingue quali il russo o il portoghese-brasiliano.
Il motivo è facilmente intuibile: il mercato italiano, soprattutto per i titoli indipendenti, è di dimensioni risibili, quindi per un piccolo team non ha molto senso investire in una lingua che è stato dimostrato non riuscire a garantire nemmeno il ritorno dei soldi spesi, anche su progetti molto piccoli.
Van Dyke in realtà adduce un'altra motivazione: secondo lui gli italiani conoscono bene l'inglese e quindi non c'è bisogno di tradurre. Non è chiaro se ne sia convinto o, più semplicemente, si sia trattata di una dichiarazione di comodo per non esplicitare il problema reale (costi contro benefici). Se ne è convinto, si sbaglia di grosso.
Nel mentre alcuni nostri connazionali sono intervenuti sotto il tweet offendendo lo sviluppatore. Nel dare prova di scarsa intelligenza siamo sempre dei campioni. L'unica vera soluzione, in questo caso, è comprare i giochi che interessano dimostrando l'esistenza di un mercato nazionale florido e desideroso di giochi tradotti. Un mercato, soprattutto, che garantisca il giusto rientro a chi ci investe sopra.