Sebbene non si tratti di differenze drammatiche, in diversi casi si è notato un prezzo più alto per i titoli per Switch rispetto alle altre piattaforme, come dimostrato anche dall'annuncio di Rime, che dovrebbe costare circa 10 euro in più rispetto alle altre versioni.
Eurogamer.net ha indagato un po' sulla questione e il risultato ha dimostrato quello che un po' tutti sospettavano: la produzione di un gioco su cartuccia costa generalmente di più rispetto all'utilizzo di un supporto ottico. Come confermato da Reggie Fils-Aime, Nintendo non impone prezzi di base ai publisher e sviluppatori, che sono dunque liberi di stabilire il costo dei propri prodotti. Tuttavia, per ottenere guadagni al pari delle altre versioni, il modo di compensare costi leggermente superiori per la produzione di giochi su cartuccia è ovviamente mantenere un prezzo più alto.
Il costo della produzione della cartuccia dipende peraltro anche dal suo formato, andando a crescere dalla dimensione minima di 1 GB a quella massima di 32 GB. Il problema è che questo costo superiore si riflette anche nei giochi in digitale: secondo quanto riportato da Eurogamer.net, Nintendo avrebbe intenzione di mantenere i prezzi uguali tra le versioni fisiche e quelle in digitale, in modo da non svantaggiare i rivenditori, ma questo porta a uno squilibrio anche sul fronte dell'offerta digitale.
Una parziale soluzione al problema è data dal lancio del gioco esclusivamente in digitale: in questo modo non sussistono legami di prezzo con un eventuale prodotto su supporto fisico e questo consente agli sviluppatori di stabilire il costo del proprio gioco in maniera completamente libera. In ogni caso, per il momento la questione non sembra aver causato grossi problemi al lancio di Nintendo Switch.