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Ritmi paradisiaci

Giunge finalmente in Europa l'incarnazione per Nintendo Wii del rhythm game firmato Mitsuo Terada e Yoshio Sakamoto

RECENSIONE di Umberto Moioli   —   16/07/2012

C'era un tempo in cui la prosperità dei giochi musicali permetteva ogni tipo di via di mezzo, di ammiccare a un pubblico vastissimo fatto di utenti pronti a pagare ogni anno per premere a tempo i pulsanti su una chitarra di plastica. La fine di quell'epoca, lontana appena un paio d'anni, è stata tanto repentina quanto devastante. Il crollo ha lasciato un campo di battaglia colmo di macerie e ha fatto tornare, almeno per ora, i rhythm game un genere di nicchia, dedito a coltivare gli estremi opposti della sua offerta.

Ritmi paradisiaci

Da una parte titoli come Rocksmith, in uscita nel Vecchio Continente tra un paio di mesi, con la sua rigorosa impostazione didattica, corde da suonare e la prospettiva di lunghi mesi invernali spesi ad imparare accordi. Dall'altra Beat the Beat: Rhythm Paradise, trionfo della sospensione del dubbio e ultimo arrivato di una serie nata su Gameboy Advance, sbarcata in occidente su DS e adesso giunta nei salotti di tutto il mondo, anche se un po' in sordina. La formula non è cambiata di una virgola, con buona pace di chi in cerca dell'originalità a tutti i costi ma tutti i vantaggi di riproporre la solita folle, divertentissima esperienza musicale.

Minimal

La cinquantina di nuove sfide che compongono Beat the Beat: Rhythm Paradise non differiscono per struttura da quelle dei due capitoli precedenti: grafica minimalista, un tema musicale preciso, varietà di interazioni ridotta all'osso e un elevato tasso di sfida. Il Wiimote si dimentica le sue proprietà di motion controller a favore della pressione esclusiva del pulsante A e del grilletto posteriore B; tanto basta per tenere il ritmo. Come sempre i mini giochi associano la musica ad una piccola storia, astratta o quotidiana, ma la rappresentazione è del tutto accessoria e il più delle volte cerca deliberatamente di distrarre, di complicare la vista e far perdere il tempo. L'ideale sarebbe non guardare lo schermo ma la follia ipnotica e l'abitudine si combinano imponendo di seguire con lo sguardo gatti aviatori che si tirano un volano, wrestler che mettono in mostra i muscoli a favore dei fotografi o rendez vous amorosi sulla panchina poco fuori una scuola.

Ritmi paradisiaci

La progressione è rigorosa, con le prove che si sbloccano una dopo l'altra in una rigida sequenza, ma la struttura alterna come in passato quattro scenari indipendenti con un remix che ne riprende i temi, li unisce in un contesto comune e testa quanto imparato precedentemente. Interessante come il design asciutto di Beat the Beat: Rhythm Paradise riduca fino quasi a far scomparire anche aspetti su cui quasi tutti gli altri rhythm game che hanno scritto importanti pagine nelle classifiche di vendita degli scorsi anni, si erano applicati. Mancano ad esempio indicatori con punteggi iperbolici, stellette, bonus e moltiplicatori. Ci si limita a un giudizio conclusivo che celebra il passaggio della prova e, se si è stati sufficientemente bravi, la consegna di una medaglia utile a sbloccare gli extra. Ci sono a nostro vedere dei problemi di bilanciamento della difficoltà, con impennate improvvise che sfociano in alcuni casi in situazioni frustranti, ma il più delle volte basta prendersi un pausa o dedicarsi a perfezionare i risultati precedenti per poi tornarci sopra con successo.

La versione migliore

Sbarcando su un sistema casalingo, il team di Rhythm Paradise ha avuto la possibilità di adattare l'esperienza al salotto di casa. In particolare è stata inserita una modalità competitiva per due giocatori che rivede alcuni mini giochi provati in single player.

Ritmi paradisiaci

Purtroppo la seleziona è limitata e l'offerta sembra un extra appena accennato. La forma di condivisione di Beat the Beat: Rhythm Paradise più interessante resta in definitiva quella che spinge naturalmente ad alternarsi al controller: la manualità necessaria per mettersi in gioco è limitatissima, rendendolo accessibile a chiunque, ma l'abilità richiesta parecchia e spesso la complessità di uno stage risulta soggettiva. E' trasversale come un gioco casual, ma sotto la superficie sa essere bastardo come pochi. Cinquanta livelli finiscono in fretta, in teoria, ma la rigiocabilità è alta tra medaglie da raccogliere e la richiesta, di volta in volta specifica per una singola prova, di completarla senza mai sbagliare.

Ritmi paradisiaci

In termini ludici c'è una buona diversità di ostacoli da superare, con momenti nei quali impegnarsi a imparare sequenze mnemoniche, altri incentrati sulla resistenza o rapidi cambi di ritmo e così via. La versione europea, come se non bastasse, contiene entrambe le localizzazioni, in inglese e giapponese, facendoci scegliere ad ogni caricamento della partita quale tra le due preferiamo utilizzare. Un bonus apprezzatissimo che accompagna l'adattamento del testo in italiano. La varietà visiva è, come quella musicale, impressionante: schermate fisse semplici ma tematicamente diverse tra loro sono il palcoscenico per personaggi fuori di testa che sembrano usciti da un manga o ambienti geometrici astratti ma anche fonti d'ispirazione tradizionali, come le tavole in stile Ukiyo-e. La grafica bidimensionale, a seconda dei momenti semplice oppure spoglia, deve aver aiutato a creare animazioni perfettamente sincronizzate con la musica potendole plasmare, tagliare e adeguare alla bisogna. Nel complesso l'esperienza audio-visiva è gradevolissima e distintiva, promossa senza riserve.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (23)
8.5
Il tuo voto

C'è voluto un anno rispetto alla data di rilascio giapponese, ma alla fine Beat the Beat: Rhythm Paradise è giunto nei negozi nostrani. La formula ricalca alla perfezione quella del passato mentre la scelta di non utilizzare nessun elemento peculiare di Nintendo Wii potrebbe far storcere il naso. L'esperienza, però, è di per sé sufficientemente diversa da qualsiasi altro prodotto sul mercato e il gameplay funziona già così com'è stato studiato, applicandosi su cinquanta mini giochi uno più divertente dell'altro. Le musiche sono tante, coinvolgenti e contestualizzate a scenette disegnate con una grafica essenziale ma stilisticamente varia. Per circa 40 euro il consiglio è di provarlo senza remore.

PRO

  • Tanti mini giochi
  • Musiche eccellenti
  • Doppia localizzazione dell'audio, inglese e giapponese
  • Stile unico

CONTRO

  • Multiplayer molto secondario
  • Difficoltà non sempre bilanciata al meglio