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Torna il principe dei picchiaduro arcade

In un mercato decisamente affollato, Tecmo-Koei riporta in auge la sua saga picchiaduro per definizione

RECENSIONE di Marco Perri   —   28/09/2012

Quando il gioco si fa duro la norma vuole che i duri entrino in azione. Sega ha deciso di abbandonare il ring tempo fa, affidando ai veterani l'onere di ricordare Virtua Fighter, la sua serie di picchiaduro per eccellenza. SNK l'aveva già anticipata, lasciando Arc System a godersi la sua nicchia di sprite animati in 2D, con Capcom e Namco a farla da padrone nelle produzioni maggiori.

Torna il principe dei picchiaduro arcade

Il coraggio di Tecmo-Koei di voler ancora una volta dire la propria sull'argomento è ammirevole, specialmente per la finestra di lancio scelta per il nuovo episodio di Dead or Alive, con Tekken Tag Tournament 2 appena arrivato sugli scaffali dei negozi. Se c'è una generazione di certo non povera di picchiaduro è proprio quella che stiamo vivendo, grazie a riproposizioni in alta definizione che sono riuscite a redimere pienamente franchise come Street Fighter e Mortal Kombat, usciti indegnamente fuori dai radar nel recente passato, e il binomio Soul Calibur / Tekken che continua ad affinare la propria struttura migliorandosi di continuo. Con il capitolo precedente, sviluppato per essere uno dei titoli di lancio di Xbox 360 nel lontano 2005, Dead or Alive 5 muove i propri passi in un terreno insidioso, ma la qualità e la voglia di riscatto del team - una volta capitanato dall'eccentrico Tomonobu Itagaki - sono pronti a riportare uno dei cast più celebri di sempre sul podio che gli spetta. Questa volta, niente spiagge con prosperose donzelle a giocare partite di beach volley: l'estate è finita, ora si picchia sul serio.

Cambiano i tempi, l'anima rimane

Tecmo-Koei è uno di quei publisher che non sforna quantità elevate di titoli; riservato e spesso fuori dai riflettori, certo, ma capace di tirar fuori le unghie e colpire quando necessario. Ricordiamo ancora la presentazione in anteprima mondiale di Dead or Alive 5 in quel di Shibuya, Tokyo. Yoichi Arakawa, Presidente e CEO di Tecmo-Koei, vestito in un completo bianco impeccabile e con grandissima pacatezza, perfetto simbolo dell'educazione giapponese, ha ripetuto più volte alla stampa come la compagnia da lui guidata ha sempre prodotto software per i propri fan, e in tal modo avrebbe continuato a operare.

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Al tempo poteva sembrare una frase fatta, quasi meccanica, vista anche la recente tendenza all'occidentalizzazione degli sviluppatori giapponesi e l'outsourcing di brand storicamente nipponici a team senza occhi a mandorla. Ogni tanto però, piace stupirsi. Dead or Alive 5 riesce in un compito impegnativo: risplendere di luce propria in un campo minato pieno di concorrenti agguerriti, e al contempo far felice la propria base di appassionati. Come? Facilissimo: non perdendo la propria anima arcade. Per chi non lo sapesse, Dead or Alive nasce proprio su cabinato. Correva il 1996 quando le sale giochi giapponesi accolsero il primo titolo nella storia non prodotto da SEGA ad utilizzare il Model 2 Arcade, motore grafico dato in licenza da SEGA stessa. Dead or Alive 5 riprende quello spirito, rinnovandolo e aggiornandolo. Il gameplay conferma la bontà di quanto partorito tanti anni fa da Itagaki: creare un picchiaduro che faccia di riflessi, controprese e spettacolarità i propri punti di forza, il tutto impreziosito da un cast di personaggi capaci di proseguire una trama che ancora oggi incuriosisce e aggrada i tanti fan sparsi per il globo. Squadra che vince non si cambia, insomma.

Dov'eravamo rimasti?

È proprio la modalità Storia che permette al titolo di guardare senza timidezza concorrenti come Namco e Capcom, garantendo diverse ore di gameplay grazie a una storyline che attraversa le vicende di tutti i personaggi giocabili. Non serve aver divorato tonnellate di libri per captare una narrazione un po' deficitaria, con alcune incoerenze spazio-temporali che sottolineano ancora una volta come Dead or Alive 5 sia stato sviluppato con il fan in mente.

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Qualsiasi esterno alla saga storcerebbe il naso proprio di fronte agli elementi che invece hanno fatto apprezzare il franchise: le misure ai limiti della perfezione delle avvenenti protagoniste (leggermente diminuite in questo episodio), le righe di dialogo simpaticamente sconclusionate, l'evidente illogicità di alcuni scontri e linee di design artistico prettamente giapponesi. Tecmo-Koei non sporca il brand che ha cresciuto ed afferma la sua personalità fornendo una Storia che porti avanti le vicende di Dead or Alive 4 nel loro solito stile, senza renderla scontata e troppo reale ma anzi ironicamente forzata e gioviale, con vecchi personaggi notoriamente strambi, altri che sembrano disegnati un'era videoludica fa e qualche nuovo volto a gettare un po' di novità nell'insieme. Con un totale di 71 episodi e la possibilità di rigiocarsi i capitoli quante volte si vuole, nella speranza magari di sbloccare le missioni che man mano verranno inserite negli scontri per renderli più complessi, la modalità Storia è un'aggiunta che trasporta il franchise nel nuovo decennio nel giusto modo. Non il migliore, è vero, ma perfetto per chi adora l'universo inventato da Tecmo-Koei.

Il resto non è noia

Un picchiaduro non è tale senza modalità di gioco che ne definiscano le potenzialità e che ne rendano appetibile il contenuto. Da questo punto di vista Dead of Alive 5 non offre particolari cambiamenti rispetto a quanto già visto e conosciuto, ma questo non è sempre un male, specialmente se quanto proposto ha il pregio di non avere mancanze.

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La Modalità Arcade, da sempre fiore all'occhiello della produzione, non delude e permette di giocarsi la classica scalata della torre come la tradizione insegna. Con sette livelli di difficoltà, di cui due sbloccabili solo in punti avanzati, il giocatore deve rimboccarsi le maniche visto che la complessità degli scontri, anche al livello Normale, è visibilmente tarata verso l'alto e saranno ammessi pochi sbagli. Il Versus permette di affrontare sfidanti in locale o controllati dalla CPU, con la consueta selezione di personaggi e arena di gioco che è possibile cambiare facilmente dall'interno del combattimento.

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A completare il quadro si inseriscono la Modalità Sopravvivenza e la Modalità a Tempo. La prima altro non è che un tradizionale survival, in cui bisogna lottare per far fuori gli avversari che uno dopo l'altro, senza concedere tregua, arrivano sul ring. Interessante notare come la finestra d'ingresso del nuovo sfidante è veramente breve e l'energia ricaricata alla fine di ogni combattimento è molto contenuta, per la gioia degli hardcore. Nella Modalità a Tempo il focus è diverso: con un timer in implacabile discesa si deve vincere round dopo round, tenendo in considerazione che la difficoltà dei nemici è incrementale e ciò che sembra una passeggiata nelle prime fasi cambierà drasticamente con l'avanzare della sfida.

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Immancabile quanto fondamentale per i meno avvezzi al gameplay di Dead or Alive, la Modalità Allenamento si ripromette di far prendere dimestichezza col sistema di combattimento, con liste di mosse dalle quali pescare le proprie preferite e la possibilità di personalizzare le movenze del partner d'esercizio. Non poteva mancare un sistema di online per far combattere giocatori di tutto il mondo. Tecmo-Koei opta quindi per togliere il superfluo e comprimere lo stretto indispensabile, a sottolineare ancora una volta il feeling da sala giochi con modalità secche, dirette e tra le quali avanzare non senza difficoltà. Lo schiacciare pulsanti a caso qui ha una vita molto breve.

Filosofie di 3D

Dead or Alive si è sempre differenziato dal resto dei picchiaduro per un sistema apparentemente semplice, ma che fa della sua basilarità il fulcro del combattimento. Ritorna il Triangle System, esempio ideale di come il franchise Tecmo-Koei non si basi su rari tecnicismi di riproduzione bensì sul tempismo di esecuzione delle contromosse e sul calcolo delle distanze per gestire al meglio i frame di animazione degli attacchi.

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Il funzionamento del sistema è immediato: i colpi hanno la meglio sulle prese, che hanno la meglio sulle parate, che hanno la meglio sui colpi. Una sorta di sasso-carta-forbice che pone l'accento sulla frazione di secondo e punisce in caso di errore con l'apertura a juggle implacabili. I novizi sono avvertiti anche in questo caso: la possibilità di effettuare i contro-attacchi sui 3 assi verticali di pugni e calci comporta una particolare attenzione ad ogni step effettuato, in quanto la velocità di reazione, per quanto quasi chirurgica, può sfinire in brevissimo tempo chiunque sia figlio di un gameplay votato unicamente all'attacco. Ad aggiungere mordente è una novità di Dead or Alive 5, il Power Blow, un colpo che può essere caricato e "mirato" per gettare l'avversario in un punto dello schermo. Non infallibile, certo, ma la sfida per chi lo riceve è proprio scegliere il tempismo ideale per effettuare la presa difensiva e scongiurare il pericolo. Il passo laterale nell'ambiente 3D prende spunto da Virtua Fighter, con passi minimali atti a sfasare l'asse orizzontale ed utili ad indirizzare l'immaginaria linea di combattimento in una direzione specifica, magari per sfruttare un angolo ed un elemento distruttibile dello schermo.

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L'ambiente di gioco torna finalmente a farla da padrone, e può essere quasi considerato il terzo avversario a schermo. Con un'eccellente distruttibilità delle arene, ogni scontro è un misto di strategia e consapevolezza, in quanto l'area pone delle deboli barriere a segnare la demarcazione tra ambiente originale e ambiente raggiungibile ricevendo pressione nelle sezioni specifiche. L'attenzione da porre alla geografia dell'arena pesa quindi considerevolmente, poiché sapersi collocare nella mappa può far la differenza tra vittoria e sconfitta, specialmente in virtù di un fattore cliffhanger, presente in alcune mappe, che punisce chiunque non si riprenda in fretta dalla caduta, lasciando mortalmente scoperta la propria guardia e permettendo all'avversario di scagliarlo in sequenza lungo i vari livelli verticali dell'arena.

Trofei PlayStation 3

48 sono i trofei disponibili, collegati a un po' tutte le parti di gioco. Sbloccare i personaggi nascosti e imparare i fondamentali saranno i primi passi, per poi proseguire con l'esecuzione di determinate combo. La distruzione degli ambienti porterà qualche trofeo così come l'online ha il suo peso, sia in fase di hosting che di gameplay. I restanti sono legati alle modalità ed alle sfide insite specialmente nella modalità Sopravvivenza e a Tempo, mentre il completamento della modalità Arcade completa la lista.

Beltà a schermo

Giusto per strizzare ancora più l'occhio agli abitanti della folta piazza dei picchiaduro, Dead or Alive 5 consente di effettuare battaglie sia in singolo che in Tag team.

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Con la possibilità di cambiare avversari in qualsiasi momento e di non terminare lo scontro in caso uno della coppia venga sconfitto, ci si potrebbe chiedere come il motore di gioco reagisca di fronte a scenari in costante movimento con più personaggi a calcarli freneticamente. La risposta è più che positiva. L'engine è solidamente ancorato a 60 fotogrammi al secondo anche in caotiche situazioni di esplosioni o scariche elettriche (saranno frequenti), e questo nonostante i modelli poligonali dei personaggi siano veramente ottimi.

Torna il principe dei picchiaduro arcade

Più che buone le animazioni di movimento con un effetto di sudore a ricoprire la pelle mentre si combatte, visibile dal cambio di trasparenza dei vestiti. Lo stile "anime" dei precedenti capitoli è stato leggermente messo in secondo piano, con un design anatomico dei protagonisti più realistico e meno da fumetto giapponese. Il roster disponibile conta 24 personaggi complessivi, un numero non elevato ma che tra alcuni disponibili subito e altri sbloccabili (con cameo da Virtua Fighter) è più che sufficiente per mostrare l'attenzione di caratterizzazione di ognuno, con multipli vestiti a disposizione ed un doppiaggio americano che rende giustizia ai singoli. La colonna sonora è l'elemento ideale per completare l'ottimo quadro d'insieme: con temi che ben si alternano fra tradizione feudale e avanguardia rock, l'accompagnamento acustico restituisce all'udito quel feeling da sala giochi tanto caro agli appassionati, con effetti sonori della lotta che ben rendono i colpi inferti e i suoni d'intorno delle arene.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation 3
Multiplayer.it
8.0
Lettori (94)
8.2
Il tuo voto

Dopo quasi sette anni dall'ultimo capitolo numerato, Dead or Alive torna in grande stile. Un titolo capace di entusiasmare gli amanti della serie, con un'anima rimasta intatta in tutto e per tutto, e pronto ad accogliere i giovani e nuovi arrivati con un gameplay bilanciato, spettacolare e molto più profondo di quello che una sessione di gioco veloce potrebbe mostrare. Il Team Ninja sarà pure rimasto senza il suo leader storico, ma la cura e la passione infusi contribuiscono a creare un gioco di lotta che, seppure abbia meno sostanza rispetto ai diretti avversari, ha veramente poco da invidiare alla concorrenza. L'essenza arcade di Dead or Alive è rimasta immutata e ancora, per fortuna, estremamente piacevole.

PRO

  • Feeling della serie immutato
  • Tecnicamente eccellente
  • Gameplay perfettamente equilibrato

CONTRO

  • Qualche contenuto end-game sarebbe stato apprezzato
  • Modalità Storia migliorabile
  • Caricamenti un po' lunghi