Vera icona degli anni 80, la saga di Ken il guerriero non sembra avere la minima intenzione di frenare il suo successo. Tra fumetti, serie televisive, videogiochi e film dedicati si perde letteralmente il conto delle iterazioni dedicate al quarto figlio del pugno. Nato da una collaborazione tra la più fortuite mai viste, quella tra i disegnatori Tetsuo Hara e Buronson, Kenshiro mantiene inalterato il suo fascino bipolare: caritatevole verso gli oppressi quanto spietato con gli aguzzini, sui quali non esita a scatenare la sua abilità nelle arti marziali. Un vero e proprio giustiziere, devastante e implacabile in contrapposizione a un mondo impazzito che conosce solo il linguaggio della violenza.
Modello effettivamente molto criticato fin dagli albori, ma che riesce ancora oggi ad esercitare un irresistibile magnetismo su ragazzi di ogni età per i valori che riesce a veicolare, quelli dell'individuo che combatte le avversità basandosi esclusivamente sulla propria forza. Il suo successo è anche da attribuire al particolare stile grafico, che conferisce un'atmosfera assolutamente unica nel suo genere, le incredibili esplosioni di violenza, la cura riposta sia nella caratterizzazione dei personaggi che le varie tecniche di combattimento, e una spiccata teatralità. Sui videogiochi dedicati alla serie si è visto un po' di tutto (per approfondire date un'occhiata al box dedicato), focalizzando ovviamente sulle caratteristiche picchiaduro, ma è stata Koei l'unica a portare la saga sulle console di questa generazione, sfruttando la tipica impostazione dei titoli musou per allestire combattimenti altamente spettacolari. Per questo seguito gli sviluppatori hanno voluto fare un regalo di valore enciclopedico ai fan, recuperando il materiale del primo capitolo in modo da coprire l'intero arco delle vicende narrate nell'opera originale. Si tratta quindi di un'occasione unica per ripercorrere tutto l'anime dall'incontro con Lynn fino all'isola dei Demoni. Diamo un occhiata a quello che ci aspetta!
Due capitoli in uno
Da un po' di tempo a questa parte, Koei ha trovato una soluzione affidabile e costi contenuti (almeno in termini di sviluppo del concept e progettazione) per creare adattamenti videoludici dei manga/anime: prendere la struttura tipica della lunga serie Dynasty Warriors e applicarla a contesti diversi, nella fattispecie inserendo in tale contenitore personaggi e ambientazioni delle serie in questione. Il Musou, insomma, è diventato una sorta di struttura modulabile a seconda delle esigenze ed ha già portato alla trasposizione videoludica di Gundam, One Piece e di Ken, appunto. Erede diretto del quasi-defunto picchiaduro a scorrimento, il Musou sembra essere rimasta la forma migliore in cui il glorioso beat'em up è riuscito a riprodursi in 3D, ambito evidentemente nocivo per tale genere, nato e cresciuto con il bitmap.
Mischiando azione forsennata ad una progressione semplice ma rigorosa per livelli, il genere in questione si adatta particolarmente bene alla trasposizione in videogioco di quelle storie che fanno del confronto costante con nemici sempre più potenti, leitmotiv classico di tante produzioni manga e anime, la propria base narrativa. Fist of the North Star: Ken's Rage 2 si basa interamente su questa rodata struttura, modulandola sulle caratteristiche dell'universo creato da Buronson e Hara. Le due modalità di gioco presenti non si discostano molto una dall'altra in termini di gameplay, ma propongono soluzioni diverse dal punto di vista narrativo. La modalità principale, Leggenda, segue l'intera trama di Hokuto no Ken, impostata sul viaggio del protagonista prima verso Raoul e poi all'Isola dei Demoni fino all'incontro finale con Kaio, dunque sommando a quanto era già presente nel primo capitolo la "seconda serie", ragionando nei termini dell'anime. La scelta di riproporre tutti i contenuti (potenziati) del primo capitolo comporta conseguenze ambivalenti, perché se da una parte può essere anche irritante dover ripetere tutta la prima parte già vissuta in precedenza, non ci possiamo lamentare dello zelo di Koei, che avrebbe potuto semplicemente proporre la seconda parte e basta, offrendo invece in questo modo una lunghissima traversata lungo la storia completa. Si parla di più di 15 ore di scazzottate e riproposizioni di momenti storici da "lacrimuccia" o da esaltazione massima, un paradiso per i grandi appassionati della serie e un potenziale inferno per chi non è abbastanza attaccato al personaggio da farsi prendere dallo spirito nostalgico.
Curiosità
Molti sono i titoli dedicati alla saga di Kenshiro, purtroppo quasi tutti relegati al territorio giapponese. Tra quelli che sono riusciti ad approdare tra noi è impossibile non citare Sega con Hokuto no Ken per Master System, sostanzialmente un clone di Kung Fu Master totalmente stravolto per il mercato occidentale col nome Black Belt. E' andata un filo meglio per Hokuto no Ken: Seikimatsu Kiuseishu Densetsu, uscito su Mega Drive e ribattezzato in America ed Europa come Last Battle. Caratterizzato da una grafica eccellente e sprite giganteschi, il titolo era un picchiaduro a scorrimento con venature adventure che rendeva giustizia al manga, ricoprendo tutta la seconda parte culminante nell'isola dei Demoni. La versione occidentale era pesantemente censurata e, probabilmente per questioni di diritti, presentava nomi diversi e una diversa palette dei colori. Curiosamente Kenshiro diventava "Aarzak", il generale Falco "Duke" e così via. Più clamorosa di tutti si rivelò la rimozione degli effetti sanguinolenti provocati dalla pressione degli tsubo, sostituiti coi nemici che volavano via dallo schermo dopo aver subito i colpi di Ken. Da citare negli anni successivi i Punch Mania di Konami, versioni da sala giochi con tanto di cabinati da prendere a pugni, e Hokuto no Ken di ARC System, un picchiaduro a incontri bidimensionale uscito prima in versione Coin-op e successivamente su Playstation 2.
L'essenza del Musou secondo Hokuto
Nella modalità Leggenda ci troviamo ad attraversare numerosi livelli infestati da eserciti di sgherri, liberandoli zona per zona e avanzando così fino all'incontro con i boss, che rappresentano i punti nodali della storia, come da tradizione. La dinamica dell'azione si ripete in maniera estremamente regolare: esplorazione, eliminazione dei nemici in zona (un utile contatore mostra quanti ne mancano da eliminare volta per volta, e si parla anche di centinaia di nemici) con l'occasionale presenza di "comandanti" più ostici da tirare giù o tipologie di sgherri diversificate. Poi nuova zona da esplorare, altra masnada in arrivo e così via. In certi casi vengono proposte alcune variazioni sul tema, con la necessità di proteggere ostaggi o compagni, o attraversare zone cercando di non essere avvistati oppure compaiono obiettivi secondari che possono parzialmente distogliere dalla semplice avanzata inesorabile verso l'ulteriore scontro, ma la struttura resta fondamentalmente invariata nel corso di tutto il gioco.
E' chiaro che si tratta di un gameplay che scivola ben presto nella monotonia, dati anche gli scarsi stimoli che derivano da un'intelligenza artificiale dei nemici (almeno della miriade di soldati standard) decisamente deficitaria, con gli eserciti che difficilmente riescono a mettere in difficoltà, se non grazie all'enorme quantità e all'assortimento tra coloro che attaccano corpo a corpo e i tiratori a distanza. E' vero che se si interpreta Kenshiro è anche giusto e normale potersi fare beffe di interi eserciti subendo poco più che graffietti, ma dal punto di vista del gameplay una sfida un po' più stimolante sarebbe risultata gradita. I livelli sono collegati fra loro da sequenze d'intermezzo costruite con il motore grafico del gioco e messe in scena come se fossero fumetti, ovvero con l'immagine in 3D fissa e movimenti di camera ad inquadrare le varie scene, con tanto di dialoghi originali riprodotti con grande fedeltà. L'altra modalità di gioco principale, Sogno, condivide buona parte della sua struttura con Leggenda, ma presenta diversi spunti interessanti per quanto riguarda il sostrato narrativo, consentendo di utilizzare personaggi diversi da Ken, ognuno caratterizzato dal proprio stile di combattimento e dal proprio background specifico. In questa opzione è possibile partecipare a singole missioni staccate l'una dall'altra, che forniscono approfondimenti e digressioni inedite sulla trama principale, mettendo in luce retroscena, punti di collegamento nascosti della trama o eventi rappresentati da un punto di vista differente da quello del protagonista. Una vera e propria chicca per gli appassionati, che troveranno così anche materiale inedito a cui dedicarsi.
La modalità Sogno si apre peraltro a numerose possibilità di gioco e di ore di gameplay, con la possibilità di affrontare le tante missioni disponibili per ogni personaggio proposte secondo la Storia, in modalità Libera oppure dedicandosi al multiplayer, presente con l'opzione cooperativa o competitiva a squadre. In entrambi i casi, il multiplayer consente peraltro di raccogliere pergamene rare altrimenti impossibili da ricavare nel gioco in singolo, oltre ovviamente allo stimolo dato dalla competizione o collaborazione con un compagno umano o più (nel caso del team play). Nella modalità Sogno il gameplay resta a grandi linee lo stesso della Leggenda, ma lo scontro con i nemici si focalizza sul controllo di alcune basi sparse all'interno di una mappa, una variazione sul tema che non sembra avere un senso logico particolarmente legato allo svolgersi degli eventi, ma che fornisce comunque un approccio leggermente diverso.
Essere Ken
I controlli risultano comodi e intuitivi, rendendo particolarmente semplice scatenare le devastanti mosse di Hokuto (o delle altre scuole, nel caso degli altri personaggi presenti nella modalità Sogno): due tasti riferiti ad attacchi rapidi o potenti e relative combo, un tasto per schivare i colpi, uno per la presa (scenografica, più che altro) e la possibilità di afferrare oggetti e scagliarli. L'eliminazione dei nemici determina la carica della barra dell'Aura, l'energia che consente di eseguire le tecniche speciali delle varie scuole, selezionabili da un elenco che si ingrandisce con il progredire nel gioco. E' chiaro che questi siano i momenti che più tendono ad esaltare l'appassionato: scatenare i 100 colpi di Hokuto con la semplice pressione di un tasto è probabilmente un'emozione che può valere l'acquisto del gioco, nei casi più eclatanti di "hokutismo".
Non è dunque un picchiaduro propriamente tecnico, trattandosi piuttosto di un "button masher", come da tradizione Musou, ma qualche approfondimento tattico (o almeno un utilizzo un po' più ragionato della parata e degli attacchi speciali) viene introdotto negli scontri con i boss, che offrono un livello di sfida decisamente superiore rispetto alla carne da macello che viene lanciata a secchiate contro i pugni di Ken (e comprimari). Tuttavia, avanzando nel gioco il livello di difficoltà medio aumenta e diviene indispensabile una certa oculatezza nella gestione del personaggio e delle sue statistiche. Sì, perché c'è un'evoluzione del personaggio principale, che contribuisce ad arricchire un po' la struttura del gioco, donando un ulteriore senso alla progressione tra i livelli e aggiungendo un certo spessore strategico. Kenshiro avanza di livello in livello raccogliendo i punti esperienza che vanno ad influire (anche in base al comportamento del giocatore in battaglia e alle mosse utilizzate) su cinque parametri principali: vita, aura, attacco, difesa e tecnica, ognuno caratterizzato da un proprio livello progressivo in base anche all'utilizzo che si fa, in combattimento, di attacchi standard e speciali, parate e combo. Questi possono essere ulteriormente modificati con l'applicazione di pergamene contenenti poteri speciali, che possono essere a loro volta concatenati fra loro posizionandoli vicini all'interno degli slot disponibili, aggiungendo una sorta di piccolo mini-game che porta ad un'interessante personalizzazione del protagonista.
Obiettivi Xbox 360
Il gioco contiene 50 obiettivi sbloccabili per il solito totale di 1000 punti. Gli achievement sono distribuiti piuttosto equamente tra modalità Leggenda e Sogno e sbloccabili per la maggior parte proseguendo normalmente durante tutto il corso del gioco. Alcuni, e sono quelli più difficili da raggiungere, richiedono invece il raggiungimento di determinati risultati, da calcolare sulla durata complessiva del gioco, ma in generale la conclusione di entrambe le modalità (impegno non da poco) consente di raccogliere la maggior parte dei punti.
Tirati a lucido
L'idea di riproporre tutto il materiale presente nel primo capitolo deriva anche dalla volontà, da parte di Koei, di rimediare in parte al rilascio di un primo capitolo ancora piuttosto acerbo dal punto di vista tecnico, legato ad un motore grafico che non pareva decisamente al passo coi tempi. Per Fist of the North Star: Ken's Rage 2 i grafici hanno cercato di portare il comparto grafico ad un livello superiore, sfruttando un motore aggiornato e sfoggiando finalmente una grafica in alta definizione. Il risultato, a dire il vero, si nota soprattutto sui personaggi principali, perché scenari e nemici standard non riescono ancora a convincere in pieno, caratterizzati i primi da un'anonimia e semplicità a tratti sconcertante e i secondi da una ripetizione evidente di modelli tutti uguali. Al contrario, il protagonista e i personaggi storici sono modellati in maniera notevole e anche nei primi piani risultano perfettamente riconoscibili, riproducendo ottimamente il tratto - seppure in 3D - e lo stile dei disegni originali. Anche la volontà di rendere il tutto più fluido è riuscita a metà: nei momenti di relativa calma, con pochi elementi su schermo, il gioco raggiunge i 60 fps ma si tratta di momenti fugaci, perché non appena le ondate di nemici cominciano a farsi vedere il framerate cala sensibilmente, pur senza scendere sotto livelli di guardia.
Una considerazione particolare va fatta per le scene d'intermezzo, strutturate in maniera alquanto particolare come "fumetti dinamici" in 3D, scanditi da cambi di inquadratura e movimenti di camera ma su personaggi per lo più immobili. Una soluzione che probabilmente consente una ricostruzione più fedele delle scene originali e che grazie alla buona modellazione dei personaggi risulta piacevole, ma non si può fare a meno di domandarsi se, con un lavoro più approfondito, non sarebbe stato possibile proporre scene animate, o magari materiali originali della serie, anche se in questo caso entrano probabilmente in gioco questioni legate ai diritti sull'opera. E' notevole, in ogni caso, la fedeltà con cui la serie è stata riprodotta in termini di personaggi, relazioni e svolgimento degli eventi, ed è questo che conta maggiormente per i fan. Una menzione particolare infine per la colonna sonora, che invece prende a piene mani dalla serie animata proponendo le tipiche voci ed effetti sonori, nonché brani dalla colonna sonora originale che trasudano "spirit" nipponico puro.
Conclusioni
Prendere un cult come Hokuto no Ken e tradurlo in videogioco determina due conseguenze, apparentemente opposte, ma in verità facce di una stessa medaglia: la difficoltà nel soddisfare le aspettative e la presenza di un pubblico comunque disposto ad accettare dei compromessi pur di calarsi nei panni del proprio beniamino. Una concezione che sintetizza il successo a metà del primo capitolo e può valere anche per questo secondo. Tecnicamente imperfetto e indubbiamente monotono, Ken's Rage 2 fa leva dall'inizio alla fine sui sentimenti che legano il giocatore alla serie originale, riproposta per la prima volta in maniera completa ed estremamente dettagliata. E' un esaustivo compendio e una celebrazione delle avventure del grande eroe post-atomico degli anni 80-90, che non dovrebbe mancare in casa del grande appassionato dell'opera di Buronson e Hara, ma per tutti gli altri i suoi difetti strutturali potrebbero rendere difficile oltrepassare la spessa coltre di monotonia che si addensa dopo alcune ore di gioco.
PRO
- Il richiamo del brand è innegabile
- Tutta la storia originale, e anche di più
- Immediato e intuitivo
CONTRO
- Monotono in breve
- Tecnicamente lacunoso
- Chi ha già giocato il primo deve sostanzialmente rigiocarlo
- Poco adatto ai non appassionati