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A parlare ci pensano le armi

Uno strategico che prova a raccontarci e farci vivere la malavita

RECENSIONE di Mattia Armani   —   07/02/2013

La campagna di Omerta: City of Gangsters, affiancata da una modalità libera e dal multiplayer strategico, si dischiude a noi con una serie di domande sul passato che ci aiutano a costruire il personaggio principale, un boss rampante che si prepara a entrare nel mondo del crimine e dei soldi facili.

A parlare ci pensano le armi

Si tratta di elementi ininfluenti a livello narrativo, se non su quel piano strettamente personale che riguarda la percezione del proprio avatar, ma fondamentali per determinare, attraverso una serie di bonus e malus legati a ogni scelta, le caratteristiche del personaggio che saranno usate dal gioco, per determinare l'esito delle azioni compiute. Le medesime caratteristiche riguardano anche i 15 scagnozzi che si affiancheranno a noi nella scalata al potere e che potremo impiegare sul campo per non rischiare il collo in prima persona.

I re di Atlantic City

Omerta: City of Gangsters è un mix tra un gestionale malavitoso e uno strategico a turni ambientato nella Atlantic City del proibizionismo. Le missioni sono, ovviamente, di stampo criminale con eliminazioni, furti e sparatorie e non manca un sistema di reputazione che gestisce le relazioni con i vicini, come i commercianti di birra che ci troviamo a ripulire di qualche cassa d'alcool per creare la base del nostro giro di affari. Purtroppo emerge da subito una delle pecche maggiori del titolo, ovvero l'automatismo legato alle missioni gestionali. Buona parte del gameplay manageriale si limita infatti, a inviare il nostro boss, o uno dei suoi scagnozzi, a compiere determinati lavoretti aspettando passivamente il risultato. Gli obiettivi possibili sono numerosi e vanno dall'interrogazione degli informatori, fondamentale per scoprire cosa c'è di interessante in città, fino all'intidimidazione degli avversari, ma l'impatto sul gameplay è minimo con la componente gestionale limitata quasi esclusivamente alla scelta del tipo di missione e degli uomini migliori per portarla a termine.

A parlare ci pensano le armi

Alcune attività collaterali, come la produzione di merci illegali e le interazioni di vario genere con la polizia e con le figure importanti della zona, potrebbero regalare maggiore profondità alla formula, ma non c'è un vero e proprio sistema dinamico di rapporti sociali e l'economia del titolo è drammaticamente semplice. Questa infatti, dipende quasi esclusivamente da quanto decidiamo di spendere in corruzione e dalle merci illegali che vendiamo o svendiamo in caso di emergenza. Per fortuna, a bilanciare le mancanze della componente gestionale, c'è il combattimento a turni che si rifà ai grandi classici del genere come XCOM e Jagged Alliance. Come in ogni RPG/strategico che si rispetti le caratteristiche sono importanti e determinano chi agisce prima, la probabilità che ha un personaggio di colpire un bersaglio e, ovviamente, la resistenza. Non mancano poi le coperture, i livelli e le abilità che permettono di aggiungere al danno modificatori di status che vanno dall'azzoppamento al trauma cranico e che consentono di rallentare, stordire o dissanguare un nemico. Come ciliegina sulla torta, e qui siamo nel terreno battuto da XCOM, i combattenti possono cadere vittime del panico o della rabbia rovesciando improvvisamente una situazione apparentemente già risolta. Purtroppo l'intelligenza artificiale non è impeccabile e il bilanciamento non è certo quello dei titoli che abbiamo poc'anzi citato. Tanto più che diventare ricchi nella parte gestionale del titolo è estremamente semplice e quando diventa possibile comprare armi e granate a profusione viene compromesso anche il grado di sfida del compattimento. A peggiorare ulteriormente la situazione ci pensa il multiplayer anche se in questo caso il problema non è certo rappresentato dall'intelligenza artificiale ma dalla mancanza di un sistema di matchmaking che, in combinazione con la possibilità di salire di livello, porta troppo spesso ad affrontare match impari.

A ritmo di Jazz

Il mondo dei gestionali ha spesso sfruttato il complesso sistema economico che contraddistingueva l'epoca dei gangster americani. Un sogno americano distorto, con mille possibilità di successo costantemente tenute aperte da un mercato quasi privo di regole, frammentato dalla violenza e per questo capace di elevare anche l'ultimo arrivato se questo dimostrava di saper cogliere l'occasione. Il cinema ha ulteriormente magnificato le imprese di gangster e di mafiosi trapiantati in america, creando eroi e antieroi di una frontiera piazzata nel bel mezzo delle più fiorenti città americane.

A parlare ci pensano le armi

Tutti elementi capaci di creare una tensione genuina in un panorama fatto di eroi negativi e drammatici ma al contempo affascinanti e capaci di atti di coraggio e di violenza tanto estremi da diventare mitici. Omerta: City of Gangsters segue in parte la strada tracciata dalla narrativa di successo ma, purtroppo, non riesce a incarnare la drammaticità del contesto in cui ci conduce. La scalata verso il potere passa ovviamente per la struttura familiare della malavita, e non ci fa mancare il fido consigliori personale a guidarci, ma la componente narrativa scivola tra le larghe maglie di poche finestre testuali e da intermezzi spesso poveri di pathos. In ogni caso il titolo è pieno di informazioni che ci aiutano a caratterizzare i personaggi e offrono al nostro immaginario tutti gli spunti necessari per colmare autonomamente le lacune narrative. Inoltre non manca l'atmosfera che in Omerta: City of Gangsters è sostenuta da una componente grafica di buon livello, da animazioni curate e da un doppiaggio di tutto rispetto, almeno in inglese (la versione italiana è interamente localizzata ma non garantiamo sulla qualità delle voci). Purtroppo la Atlantic City che fa da sfondo al titolo è troppo geometrica e troppo poco variegata per poter raggiungere effettivamente le vette di realismo promesse dagli sviluppatori, ma la cura riservata al comparto estetico è evidente nel dettaglio dei modelli e degli effetti grafici che regalano alla città bagnata dalla pioggia un look magico. Inoltre nel caso della colonna sonora, che ci accoglie già con potenza a partire dai menù, la qualità lascia di stucco. Jazz di razza e melodie d'epoca si mescolano con splendidi assolo di piano e con il sonoro ambientale composto da campionamenti estremamente evocativi.

Conclusioni

Versione testata: PC
Multiplayer.it
6.5
Lettori (31)
6.1
Il tuo voto

Omerta: City of Gangsters è un prodotto rifinito sotto svariati aspetti ed estremamente carente per diversi altri. Le pecche della componente gestionale rappresentano, senza alcun dubbio, il principale tallone d'achille del titolo che dal punto di vista del combattimento, pur non offrendo una grande sfida, riesce comunque a regalare qualche emozione. Dunque, se apprezzate la strategia a turni e l'ambientazione, è probabile che nel titolo Kalypso possiate trovare qualche ora di sano divertimento. Tra l'altro in Italia il titolo è distribuito da FX Interactive e questo significa prezzo d'eccezione (19,99€ per PC e 29,99€ per Xbox 360) e localizzazione completa.

PRO

  • Atmosfera in quantità
  • Comparto tecnico curato in quasi ogni dettaglio
  • Colonna sonora eccezionale

CONTRO

  • La componente gestionale manca di profondità
  • Livello di sfida pressochè nullo
  • Intelligenza artificiale e bilanciamento non all'altezza dei grandi della strategia

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • OS: Windows 7
  • CPU: Intel Core i7 920
  • RAM: 6GB
  • Scheda video: GeForce GTX 570

Requisiti minimi

  • OS: Windows XP(32-bit)/ Vista / 7 / 8
  • CPU: 2 GHz Dual Core
  • RAM: 2 GB
  • Spazio su disco: 5 GB
  • Scheda video: Geforce 8800 o Radeon HD 2000 (Pixel Shader 3.0 e 256MB VRAM)

Requisiti consigliati

  • OS: Windows XP(32-bit)/ Vista / 7 / 8
  • CPU: 2 GHz Quad Core
  • RAM: 2 GB
  • Spazio su disco: 5 GB
  • Scheda video: Geforce 400, Radeon HD 5000 (512 MB VRAM)