La prima tornata di collaborazioni tra Level 5 e alcuni tra i più immaginifici designer nipponici, la compilation Guild01, si è risolta in una serie di giochi, tre da noi e uno in più nella madrepatria, che, pur non totalmente scevri di difetti, restano comunque tra i titoli più golosi che è possibile acquistare sul Nintendo eShop. Liberation Maiden, Aero Porter e Crimson Shroud, chi più chi meno, ognuno coi suoi pro e i suoi contro e ognuno adatto più ad una fascia di giocatori che ad un'altra in virtù dei generi totalmente differenti cui appartengono, sono tutti e tre da considerare perlomeno buoni, anche per via del prezzo molto invitante, e non c'è quindi da stupirsi se gli autori di Ni No Kuni hanno deciso di dare il via a questa seconda compilation, stavolta, a quanto pare, ancora più all'insegna dell'inventiva e della fantasia. The Starship Damrey è il primo Guild02 ad essere pubblicato dalle nostre parti, ponendosi come portabandiera della nuova serie: è una scelta azzeccata?
Io, robot
Sin dall'annuncio, The Starship Damrey è stato pubblicizzato come un gioco nel quale lo scoprire da soli cosa fare, quasi del tutto privi di indicazioni e premesse, è un punto centrale dell'intera esperienza; ciò si risolve in un manuale digitale molto, molto stringato, e la totale assenza di tutorial e spiegazioni in game.
Panico nel recensore: come spiegare ai lettori di che gioco si tratta senza fare un torto alle volontà del team di sviluppo? Fortunatamente da un lato, purtroppo dall'altro, questa centralità attribuita alle scoperte del giocatore riguarda più la storia e l'atmosfera del gioco che non il gameplay in senso stretto, come vedremo bene nelle righe seguenti; al timone di The Starship Damrey ci sono due signori, Takemaru Abiko e Kazuya Asano, che forse non diranno niente al grande pubblico, ma che chi segue da vicino (e da tempo, magari) il mercato giapponese conoscerà come gli autori di The Night of the Sickle Weasel, un titolo Chunsoft per Super Famicom del 1994 che riscosse un grande successo in patria, venendo convertito successivamente per diverse piattaforme e anche drammatizzato per la radio e la televisione. Kamaitachi no Yoru, questo il suo nome vero, era fondamentalmente un'avventura grafico/testuale di quelle che da anni vanno per la maggiore nel Paese del Sol Levante e che solo da poco cominciano ad essere apprezzate anche dal pubblico occidentale (vengono in mente di primo acchito gli Ace Attorney di Capcom, giusto per fare un esempio), la cui trama si ascriveva, come molti altri prodotti della categoria, al genere del thriller con notevoli venature horror.
I tempi, le interfacce e i mezzi per immergere il giocatore nella storia si sono grandemente evoluti dagli anni nei quali questi giochi presentavano qualche disegno neanche animato e tonnellate e tonnellate di testo in base al quale il giocatore faceva le proprie scelte e proseguiva nella trama, ma The Starship Damrey rimane, nel suo nucleo, fedele ai capisaldi. Questo perché, nonostante l'astronave del titolo sia completamente esplorabile in prima persona (nei panni di un robot di manutenzione, ma non staremo a spiegarvi il perché) e siano presenti numerosi elementi interattivi nonché tutta una serie di puzzle da affrontare, c'è effettivamente un solo ed unico modo per arrivare al finale, con tutte le azioni da compiere già previste dai programmatori in uno sviluppo che non si segnala certo né per originalità e neanche per difficoltà: gli enigmi, complice la pesante linearità del tutto e il fatto che il nostro avatar robotico può portare con sé solo un oggetto alla volta, sono quasi tutti di ovvia soluzione sin dal momento stesso in cui si presentano, e non c'è una particolare soddisfazione dal punto di vista strettamente ludico nel risolverli ed avere così accesso a nuove aree. Fa eccezione a tutto questo solo la primissima parte, forse l'unica nella quale The Starship Damrey mantiene le sue promesse per quanto riguarda il gameplay, e che a maggior ragione non vi riveleremo per non rovinarvi l'esperienza. Resta il rammarico che, se la filosofia dei primi minuti di gioco avesse accompagnato anche tutto il resto, ci troveremmo di fronte probabilmente ad un prodotto delizioso non solo nella sua parte, diciamo così, "atmosferica".
L'effetto 3D
Poco da dire: in due o tre momenti la stereoscopia ha senso dal punto di vista prettamente estetico, mai da quello ludico; per quasi tutto il gioco attivare o meno il 3D non fa alcuna differenza. Conseguentemente l'effetto è poco pronunciato e, se non aggiunge nulla di significativo all'esperienza, comunque neanche toglie alcunché.
Spazio morto
Eh già: se la lettura del primo paragrafo vi ha messo il magone, resistete e andate avanti, che c'è ancora speranza! Parlavamo di atmosfera deliziosa, ed effettivamente quando si passa a parlare della storia, dell'immersione, e di tutto quello che, gameplay a parte, un videogioco può mettere in campo per provocare nel giocatore il classico stato di sospensione dell'incredulità, i toni si fanno decisamente positivi; anche qui nulla che non sia possibile trovare, forse realizzato anche meglio, in altri titoli, ma ricordandoci che siamo di fronte ad un gioco realizzato per la distribuzione digitale e che viene proposto al pubblico ad un prezzo di 8 Euro, allora si può in questo ambito considerare come riuscita la missione di Level 5 di lasciare che il giocatore scopra da sé e con gran gusto i misteri che ruotano attorno alla Starship Damrey. I corridoi della nave spaziale sono freddi e molto bui, e la piccola torcia che equipaggia il nostro robottino, privo tra l'altro di grosse possibilità di movimento, crea da subito quell'aria di ansia e di tensione, di pericolo imminente, che ci si aspetta da un buon thriller. Immaginate allora cosa accade quando si gira un angolo ed appare... Non ve lo diciamo cosa appare, ma il gioco riesce qua e là a dare dei veri colpi al cuore con mezzi già visti e non particolarmente sottili, ma sempre efficaci.
E' chiaro che sulla nave è successo, e forse sta ancora succedendo (mai davanti a voi, ma quei rumori in lontananza di porte che si aprono e chiudono sono maledettamente inquietanti...), qualcosa di terribile; scoprirlo a poco a poco sino al colpo di scena finale, con l'esplorazione, la raccolta di dettagli testuali, grafici e sonori, è un piacere che tutti gli amanti della suspense apprezzeranno non poco. Si sviluppa persino un certo affetto per il piccolo simpatico robot, paradossalmente unica scintilla di umanità in questo ambiente freddo e oscuro: goffo ed eroico, è anche protagonista di un divertissement comico e citazionista tutto da gustare. A conti fatti, si può dire che neanche nell'ambito della storia in sé per sé siamo di fronte a qualcosa di memorabilmente originale, alcuni omaggi a classici della cinematografia fantascientifica e non solo sono persino palesi, ma gli autori in questo campo ci sanno decisamente fare, catturando totalmente l'attenzione del giocatore/lettore a maggior ragione quando questi si trova in una stanza buia e provvisto dei suoi begli auricolari. Tutto ciò per una durata di tre ore, minuto più minuto meno, ai quali si vanno ad aggiungere una serie di contenuti esclusivamente testuali portando a termine una certa missione collaterale e avendo sulla stessa scheda SD dove è salvato il gioco dei dati di un Guild01 qualsiasi. In un titolo del genere grafica e sonoro rivestono la propria importanza: per quanto riguarda la grafica, se dal punto di vista tecnico navighiamo pigri attorno alla sufficienza (nell'insieme la nave è pulita e fa la sua figura, ma i pochi poligoni e le texture blande e sempre uguali non fanno certo strabuzzare gli occhi), da quello estetico invece tutto è utilizzato al meglio per creare la famosa atmosfera; stesso discorso che si può fare per il sonoro, che quasi totalmente privo di musiche sfrutta al meglio gli effetti per generare tensione e disagio costanti. I pochi FMV presenti sono però una nota negativa, a causa della scarsa risoluzione che li fa sfigurare rispetto alla buona pulizia delle sezioni in game e del fatto che, imperdonabilmente, in essi gli ambienti sembrano molto più luminosi di quanto il genere permetta. Nota finale sulla lingua di testi e voci: tutto il gioco è in inglese, non un inglese difficile e incomprensibile, ma chi ha difficoltà con la lingua di Albione potrebbe non apprezzare completamente i piccoli dettagli che costruiscono la trama.
Conclusioni
Di fronte ad un titolo come The Starship Damrey i potenziali acquirenti si divideranno in due: chi darà maggior peso alla solo sufficiente parte ludica dell'avventura, lineare e blanda tranne che nei primissimi minuti, e chi invece si lascerà avvincere da una storia e da un'atmosfera generale che possono anche sapere di già visto, ma che risultano in ultima analisi molto ben realizzate, coinvolgenti, ricche di tensioni e di suggestioni varie. Il voto cerca come al solito di contemperare questi due aspetti, ma certo non si può tralasciare il fatto che la sbandierata volontà di lasciare che il giocatore scopra da sé cosa fare si risolve in un nulla di fatto dal punto di vista del gameplay. Pare che Level 5 abbia intenzione di rilasciare altri episodi, per svelare alcuni punti che restano oscuri anche dopo il finale; non possiamo che augurarci che si faccia di più nello sviluppo dell'avventura, magari approfondendo la natura originale dei primi due o tre enigmi.
PRO
- Storia horror/thriller fantascientifica godibile
- Atmosfera generale molto ben resa
- Promesse intriganti...
CONTRO
- ...mantenute però solo per cinque minuti
- Avventura lineare, blanda, facile
- Tecnicamente poco oltre la sufficenza
The Starship Damrey è un'avventura blanda e lineare, ma sa coinvolgere perché dotata di grande atmosfera