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Adolescenti appassionati

La storia di uno dei migliori jRPG di sempre continua in un picchiaduro firmato dai creatori di Blazblue

RECENSIONE di Christian Colli   —   06/06/2013

La localizzazione di Persona 4: Arena è stata una vera e propria odissea. La versione per console del gioco esce nel luglio del 2012 in giappone, più di sei mesi dopo in Nord America (febbraio 2013, per l'esattezza) e solo a metà maggio in Europa, dopo una serie di ritardi che hanno fatto andare i fan su tutte le furie.

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Il nervosismo, peraltro, era ampiamente giustificato da due ragioni: primo, fare uscire un picchiaduro così tanti mesi dopo la release originale significa trovare una community molto meno numerosa e giocoforza meno competitiva; secondo, Persona 4: Arena è stato il primo disco region-locked per la console Sony, cosa che ha impedito ai giocatori più entusiasti e meno pazienti di importare il gioco in versione americana o addirittura giapponese. Scusandosi più e più volte attraverso la loro pagina Facebook, i ragazzi di Zen United alla fine sono riusciti a portare anche in Europa una delle scommesse più coraggiose di Atlus: fare un picchiaduro del sequel di uno dei jRPG più acclamati degli ultimi anni.

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Chi non muore si rivede

In realtà non è la prima volta che il genere dei jRPG e quello dei picchiaduro si fondono in un'unica entità: i più appassionati ricorderanno forse Ehrgeiz per PSOne, in cui comparivano alcuni personaggi di Final Fantasy VII, e tutti conoscono sicuramente la serie Dissidia Final Fantasy per PSP, in cui se la danno di santa ragione i principali eroi e antagonisti dello storico franchise targato Square Enix. Persona 4: Arena, però, è qualcosa di fondamentalmente diverso, perché propone una trama che non è soltanto uno squallido pretesto al servizio del gameplay,

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ma una storia curata e coerente che fa da sequel ufficiale a Persona 4 e ci da probabilmente anche qualche indizio sul futuro della saga e sul famigerato Persona 5 di cui ancora non si sa nulla. La storia si svolge due mesi dopo il finale di Persona 4, il jRPG per PlayStation 2 del 2008 recentemente riproposto in una splendida edizione per PlayStation Vita: Yu Narukami, il protagonista della precedente avventura (qui caratterizzato e doppiato sulla base della serie animata), sta tornando nell'adorabile paesino di Inaba per trascorrere la Golden Week in compagnia degli amici con cui ha praticamente salvato il mondo. Al suo arrivo, però, si presentano due problemi: primo, alcuni dei suoi amici sono scomparsi nel nulla; secondo, il Midnight Channel, cioè la misteriosa dimensione "televisiva" che gli aveva dato tanti grattacapi, sembra tornato in onda. Yu e gli altri sono così costretti a tornare in azione per scoprire cosa stia succedendo, e si ritrovano invischiati in una specie di torneo ad eliminazione diretta che sembra essere stato istituito da una versione incattivita del buffo Teddie. Come se non bastasse, un potere misterioso altera la realtà, costringendo i nostri a eroi a vedersela con i loro peggiori timori. Alla battaglia si uniscono anche la robot Aigis, la glaciale Mitsuru e l'atletico Akihiko: tre personaggi che chi ha giocato Persona 3 conoscerà bene e che gettano un altro po' di luce sull'universo di Persona. La storia ci viene raccontata attraverso un'interminabile serie di testi, numerose illustrazioni e qualche cutscene a cartoni animati:

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la modalità Storia è sostanzialmente una lunga visual novel intermezzata da rapidi combattimenti a match singolo, raccontata in prima persona da ciascun personaggio. Gli eventi tendono quindi a intrecciarsi e a ripetersi, offrendo nuovi punti di vista e ulteriori dettagli sull'intricata vicenda, e non mancano dei bivi che conducono a dialoghi opzionali e finali alternativi. Chi ha giocato i Blazblue di Arc System Works saprà più o meno cosa aspettarsi, anche se la progressione nella campagna, in questo caso, è molto più lineare e meno frustrante. Per completare ogni scenario al cento per cento è necessaria una quantità davvero generosa di ore, ma ammettiamo che leggere e ascoltare centinaia di testi, per quanto ottimamente scritti e parlati in inglese, alla lunga può risultare un po' noioso: meglio dosare l'esperienza a poco a poco, e dedicarsi alla tradizionale modalità Arcade nel caso si voglia affrontare una lunga sessione single player.

Thou art I... and I am thou...

La modalità Arcade, quella Story e l'immancabile opzione di allenamento non sono certo le uniche possibilità a disposizione dei giocatori solitari. Lo Score Attack, per esempio, ci sfida ad accumulare più punti possibile prima di perdere un match. La modalità Lesson ci insegna le basi del gioco, passo per passo. Molto più interessante, invece, la modalità Challenge: anche qui non ci troviamo di fronte a nulla di particolarmente originale, è la tipica modalità che ci impone di ripetere una certa sequenza di attacchi normali e speciali per formare combo che diventano sempre più complicate e proibitive.

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Si tratta di quella classica componente dei picchiaduro moderni che farà la gioia degli smanettoni e causerà una crisi di nervi agli utenti meno avvezzi ai virtuosismi del joypad o del joystick. È pur sempre un ottimo modo per migliorare il proprio stile di gioco e scoprire quale personaggio ci diverte usare di più. In questo senso, Persona 4: Arena all'apparenza non offre un'enorme varietà: i personaggi disponibili fin dall'inizio sono solo dodici, praticamente la metà rispetto a quanto offerto dalla più recente versione di Blazblue, per non parlare di altri picchiaduro ancora più popolari. In realtà, i combattenti di Persona 4: Arena sono talmente diversi tra loro come stili di combattimento e meccaniche che serviranno parecchie ore per imparare a giocarli tutti perfettamente; di conseguenza, si sente davvero poco la necessità di qualche personaggio in più, senza contare che il bilanciamento del roster è praticamente perfetto. Nessun personaggio ci è apparso nettamente più forte degli altri, e ciascuno di loro ha qualcosa di diverso da dire rispetto ai suoi compagni di battaglia. Arc System Works si conferma ancora una volta maestra nel progettare meccaniche interessanti e peculiari che possono essere avvicinate a più livelli. In questo caso, la meccanica generale che accomuna tutti i personaggi è, naturalmente, il Persona. Chi ha giocato al picchiaduro de Le Bizzarre Avventure di JoJo targato Capcom più o meno può farsi una idea di cosa lo aspetta: ogni personaggio dispone infatti di quattro attacchi base, due fisici e due eseguiti dal suo Persona, uno spirito che appare, colpisce e scompare nel giro di pochi istanti.

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Con un po' di tempismo è quindi possibile intrappolare l'avversario in una morsa di combo eseguite contemporaneamente dal proprio personaggio e dal suo Persona, magari punteggiata da mosse speciali e super mosse, qui chiamate SP Skill. Le SP Skill, così come le Instant Kill e praticamente qualunque altra tecnica offensiva e difensiva, consumano il tradizionale indicatore che si riempie ad ogni colpo inferto o ricevuto. Grazie alla semplicità dei comandi e all'intuitività del frenetico sistema di combattimento, Persona 4: Arena appare fin da subito un gioco molto user friendly; Arc System Works ha persino inserito una combo semplicissima che si conclude automaticamente con una SP Skill e richiede la pressione di un unico pulsante, proprio per avvantaggiare i giocatori alle prime armi. Un picchiaduro semplicissimo e di scarsa profondità, dunque? Sì, come no.

Trofei PlayStation 3

La nutrita lista di Trofei comprende 42 bronzo, 5 argento, tre oro e il platino finale. Siamo di fronte a un picchiaduro, quindi sbloccarli tutti non sarà una passeggiata: dovremo completare le varie modalità di gioco con praticamente tutti i personaggi, oppure eseguire particolari manovre difensive e offensive un certo numero di volte. Non conta solo la bravura, ma anche la perseveranza!

Il canale delle botte

È proprio il Lesson Mode, in quarantasei passaggi, a rivelarci che Persona 4: Arena, con il suo roster limitato, le sue combo automatiche e i suoi quattro attacchi di base, nasconde una profondità e complessità veramente eccezionali. La lista delle mosse speciali dei personaggi, che per esecuzione si assomigliano un po' tutte, gratta soltanto la superficie: come abbiamo detto, ciascuno di essi si gioca in modo drasticamente diverso dagli altri, ed è caratterizzato da tutta una serie di feature peculiari che strizzano l'occhio al jRPG originale. Quasi ogni combattente è in grado di infliggere uno stato anomalo diverso: questo significa che durante i combattimenti dovremo gestire anche condizioni di avvelenamento, paralisi e altro ancora, che possono rivelarsi letali. Cosa succederebbe se, nel bel mezzo di uno scontro, ci trovassimo con la destra e la sinistra invertite? E se l'avversario riuscisse a infliggerci una penalità che ci impedisce di usare mosse speciali o di richiamare il Persona per alcuni, preziosissimi secondi? Naoto, la mascolina detective, può piazzare delle trappole invisibili tenendo il nemico a distanza con la sua pistola. Aigis è inarrestabile, ma se finisce i proiettili sono guai seri. Yukiko sembra la più debole del roster, ma fatele potenziare il livello dei suoi attacchi a base fuoco, e scatenerà l'inferno.

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E questi sono solo pochi esempi. Oltre alle loro peculiari caratteristiche, i vari personaggi hanno accesso anche ad alcune manovre offensive e difensive la cui conoscenza può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Tra schivate, contrattacchi, Guard Break, colpi imparabili e proiezioni, ce n'è veramente per tutti i gusti. E tutto questo, comprese le meccaniche mutuate da Guilty Gear e Blazblue, è stato riprogettato in modo da apparire parte integrante dell'universo di Persona. C'è persino il famoso All-Out Attack, con tanto di nuvoletta a forma di teschio. In questo senso, il lavoro svolto da Arc System Works è stato formidabile: già dallo stile netto e moderno dei menù, dei loghi e delle icone, sembra di essere tornati a giocare Persona 4. Gli sfondi ripropongono alcune delle location più famose della serie, e la colonna sonora ci ripropone un pregevole riarrangiamento di alcuni tra i brani più famosi e apprezzati di Persona 3 e Persona 4, tra i quali spicca un meraviglioso blues di Aria of Soul, il tema della Velvet Room. I veri protagonisti, però, sono gli sprite bidimensionali, che confermano ancora una volta l'eccezionale talento di Arc System Works grazie alla qualità e quantità di dettagli e animazioni. Persona 4: Arena, insomma, è una vera gioia per l'udito e per gli occhi, e uno dei picchiaduro bidimensionali visivamente più belli in commercio.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation 3
Multiplayer.it
8.5
Lettori (27)
8.2
Il tuo voto

Persona 4: Arena ha tanti pregi: può essere goduto sia dai giocatori alle prime armi, sia dai fan sfegatati del genere; offre una gran varietà di modalità di gioco anche in single player; il net code è ottimo e si gioca online che è un piacere; è fedelissimo alla serie di jRPG e rappresenta un vero e proprio sequel senza forzature. E non disturbiamo neanche l'eccellente comparto tecnico. Non è però esente dai difetti: la visual novel tende a essere abbastanza noiosa e i personaggi, per quanto diversissimi, sono un po' pochini. Un ottimo ibrido, insomma, dedicato sopratutto a coloro che amano sia i picchiaduro, sia Persona 4. Chi apprezza soltanto una delle due cose, invece, dovrebbe comunque dargli una possibilità.

PRO

  • Meccaniche molto interessanti
  • Accessibile a tutti
  • È il sequel di Persona 4

CONTRO

  • La visual novel è un po' noiosa
  • Roster tutto sommato limitato
  • Per molti, ma non per tutti

Persona 4: Arena è un ottimo ibrido dedicato sopratutto a chi ama sia i picchiaduro sia Persona 4.