L'idea di reinterpretare fiabe e romanzi celebri per trasformarli in qualcosa di profondamente diverso non è una novità, difatti sono già alcuni anni che svariati autori (il più famoso dei quali è senz'altro Seth Grahame-Smith, che ha firmato "Orgoglio e pregiudizio e zombie", nonché "La Leggenda del Cacciatore di Vampiri") si divertono a riscrivere storie molto famose, adattandole a uno scenario dark o addirittura horror.
In ambito videoludico, l'esperimento più interessante in tal senso è certamente quello di American McGee's Alice e del relativo sequel, una variazione sul tema de Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie in cui la protagonista è sì una ragazza in grado di accedere a un mondo alternativo, ma tutt'altro che "meraviglioso" e probabilmente frutto della sua follia. GRIN, un piccolo team belga formato da appena cinque persone (due programmatori, due grafici e uno scrittore), ha provato a realizzare un progetto simile ispirandosi alla favola di Cappuccetto Rosso e finanziando l'operazione con successo su Kickstarter. In termini narrativi, il risultato è indubbiamente affascinante: Riding Red Hood non è una bambina sprovveduta, bensì una ragazza scaltra e coraggiosa, determinata a vendicare a colpi di scure la misteriosa morte di suo padre, uno scienziato al servizio delle Woolfe Industries. Presieduta dal malvagio B.B. Woolfe, l'azienda ha sostituito gradualmente tutti i suoi dipendenti con degli automi e si è persino dotata di un esercito di robot per controllare le strade di Ulrica, una città in cui ormai è diventato pericoloso passeggiare. Il nostro compito, nell'ottica di una struttura action platform in 2,5D, sarà dunque quello di esplorare gli scenari, risolvere una certa quantità di puzzle ambientali ed eliminare eventuali nemici sul nostro cammino, allo scopo di scoprire cosa sia davvero successo e fermare la follia di Woolfe una volta per tutte.
Woolfe - The Red Hood Diaries è un'affascinante rilettura fiabesca, ma con qualche difetto di troppo
Come una favola
L'atmosfera di Woolfe - The Red Hood Diaries viene impreziosita da un accompagnamento musicale che ricorda molto i lavori di Tim Burton, nonché da dialoghi in inglese di ottima fattura (la localizzazione in italiano, al momento, è del tutto assente). Efficace e convincente anche il design degli scenari, che vanno dalle curiose architetture della città alle insidie presenti nel sottosuolo, passando per i locali delle Woolfe Industries e arrivando infine alle improbabili geometrie di un bosco "onirico" dai connotati fiabeschi, fra piattaforme sospese nel vuoto e minacciosi rovi da evitare.
Un ottimo lavoro che, però, non si estende alla caratterizzazione dei nemici, che oltre ai riusciti "soldatini di latta" offre ben poco: i topi sono animati maluccio, le "fatine" hanno un aspetto generico e lo stesso si può dire di uno dei boss che ci troveremo ad affrontare, il Pifferaio Magico. La stessa protagonista vanta un aspetto affascinante, con i lunghi capelli color platino e l'immancabile mantello rosso, ma anche in quel caso la quantità e la qualità delle animazioni lascia a desiderare. Sono tutti limiti di una produzione che ha costruito attorno a sé aspettative forse troppo alte rispetto alla natura indipendente del progetto, tanto che gli sviluppatori hanno dovuto spiegare per bene su Steam cosa sia lecito o meno aspettarsi dal loro titolo. L'esperienza vanta infatti un enorme potenziale, che però non viene espresso al meglio anche a causa della durata ridotta dell'avventura, completabile in circa due ore. La sensazione, arrivati nella fase del confronto finale, è di una sorta di "chiusura anticipata" che rimanda a un possibile seguito, la cui concretizzazione dipenderà però dal riscontro ottenuto all'esordio.
Fra luci e ombre
Le mancanze riconducibili al valore produttivo di Woolfe - The Red Hood Diaries risultano abbastanza evidenti in termini di direzione e uso dell'effettistica, con la profondità di campo che spesso fa cilecca e sequenze che terminano con un suono o un'immagine fuori posto. Il lavoro svolto nella sua globalità, però, appare solido e convincente, a maggior ragione se consideriamo il discorso dell'atmosfera che abbiamo affrontato in precedenza.
Si tratta insomma di spigoli su cui è tranquillamente possibile chiudere un occhio, ma che purtroppo vengono accompagnati da problemi ben più rilevanti che riguardano, in questo caso, il gameplay. Non è una questione di sfida o di linearità dell'esperienza, benché tali fattori siano difficili da ignorare, bensì di un paio di difetti specifici: da una parte la difficoltà di individuare la posizione della protagonista durante i salti, che avvengono in uno spazio tridimensionale e sono spesso soggetti a baratri che portano al game over (sebbene l'abbondanza di checkpoint salvi capra e cavoli); dall'altra una resa scivolosa ed eterea degli impatti, che rende i combattimenti molto meno divertenti di quel che dovrebbero essere. In tale frangente c'è poi la questione di un'intelligenza artificiale degli avversari molto basilare, tanto che in presenza di pericoli potremo eventualmente allontanarci dietro un angolo e attendere il parziale ripristino dell'energia vitale per poi tornare all'attacco, sfruttando sia le manovre normali (l'attacco veloce e quello pesante) che le mosse speciali, queste ultime regolate da un'apposita barra. GRIN dunque ci prova a donare un lieto fine alla sua favola, e l'impegno profuso dal piccolo team belga va certamente riconosciuto, seppure i risultati siano controversi.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD FX 8320
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 Jetstream
- Memoria: 8 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 8.1
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core i5 da 2,6 GHz
- Scheda video: NVIDIA GT 640, AMD Radeon HD 6870
- Memoria: 3 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 7
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i5 da 3,2 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660, AMD Radeon HD 6970
- Memoria: 4 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 7
Conclusioni
Woolfe - The Red Hood Diaries è un'affascinante reinterpretazione della favola di Cappuccetto Rosso, solida dal punto di vista narrativo e dotata di un design interessante, ma allo stesso tempo viziata da una serie di problematiche strettamente correlate alla natura indipendente del progetto: una scarsa durata, boss fight bruttini, un sistema di combattimento privo di mordente e qualche difficoltà nella gestione tridimensionale dei salti. Più che ad Alice: Madness Returns, con cui condivide il concetto di partenza, la natura del prodotto ci è sembrata più vicina a quella di Contrast, visto che entrambi i titoli vantano un enorme potenziale sulla carta pur senza riuscire a esprimerlo appieno.
PRO
- Grande atmosfera, interessanti scelte stilistiche
- Trama affascinante, seppure per molti versi abbozzata
- Tecnicamente robusto, punta molto sugli effetti visivi...
CONTRO
- ...ma in diversi frangenti è evidente la natura indipendente del progetto
- Molto breve e lineare, salti problematici
- Sistema di combattimento privo di mordente