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Sotto la neve, poco

Non solo la valle è perduta, a quanto pare...

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   19/06/2015

Dovete sapere che questo Harvest Moon, l'ennesimo di una lunghissima serie che affonda le proprie radici nell'epoca del Super Nintendo, non è esattamente un Harvest Moon. Il fatto è che Natsume, sviluppatore e publisher di questo Lost Valley, fino a ieri non faceva altro che localizzare e produrre per i territori occidentali una serie che era, nella patria nipponica, farina del sacco di Marvelous Entertainment. Quest'ultima si è creata però una propria divisione incaricata delle localizzazioni, Xseed Games. Colpo di scena: i diritti occidentali sul nome "Harvest Moon", per una serie di questioni legali di cui non siamo a conoscenza e che in ogni caso non capiremmo, restano a Natsume. Che fareste voi allora nei loro panni? Ricedereste tali diritti alla casa madre a suon di dollaroni? Non sia mai! Vi dedichereste anima e corpo in prima persona allo sviluppo di un nuovo gioco, chiamandolo Harvest Moon, laddove il "vero" ultimo Harvest Moon in occidente è noto come Story of Seasons. Non è tutto meravigliosamente chiaro e lineare? No?

Quanta voglia avremo di ridare vita alla Valle Perduta? Ecco la recensione del nuovo Harvest Moon!

Non può nevicare per sempre

Questa intricata premessa non è solo per fornire un background storico e riempire un po' di spazio, ma è doverosa per cercare di capire tutta una serie di caratteristiche di Harvest Moon: The Lost Valley. Un team che come sviluppatore è relativamente alle prime armi, che è particolarmente legato ai territori occidentali e che si trova di fronte alla necessità di operare una sorta di reboot di una serie non conosciutissima, ma fortemente amata da un ampio zoccolo duro di fan, costituisce una valida spiegazione per tutti gli aspetti che stiamo per sviscerare. A partire dal fatto che qui c'è una trama a giustificare le nostre prodezze agricole: dopo aver scelto sesso e nome dell'avatar, lo vedremo peregrinare apparentemente senza meta per una landa desolata e vessata da una forte tempesta di neve.

Sotto la neve, poco
Sotto la neve, poco

Non il posto più adatto per fermarsi, ma l'incontro con uno Spiritello del Raccolto che gli racconta la storia di quella terra, lo spinge non solo a fare una sosta, ma proprio a stabilirsi in un piccolo rifugio di montagna lì vicino. Pare infatti che quella regione fosse un tempo ricca e florida, ma la recente sparizione della Dea del Raccolto che lì normalmente risiedeva l'abbia condannata a un perenne inverno. Solo sfidando gli elementi e ridando vita, tramite le più svariate coltivazioni, al suolo che giace sotto la neve, gli altri Spiritelli e la Dea riacquisteranno la loro forza, e la primavera tornerà nella Lost Valley. In realtà più che di trama si dovrebbe parlare di premessa narrativa, giacché, prima di una lunga serie di una sorta di "vorrei ma non posso" o, se preferite, di promesse non mantenute, la storia non si articola mai in qualcosa di più di una serie di richieste banali dei vari PNG, e il pur interessante inizio in puro stile jRPG non darà vita a vicende di una qualche complessità. Un'altra differenza con la formula classica degli Harvest Moon è che qui si viene calati sin da subito nel vivo dell'azione, e cioè nella coltivazione. I passaggi sono più o meno gli stessi di sempre, con l'esclusione del primo che consiste nello spalare la neve accumulata, e cioè arare, seminare, innaffiare, facoltativamente utilizzare un fertilizzante e così per diversi giorni fino alla raccolta della pianta pronta per essere conservata, cucinata o venduta al negoziante, opzione spesso preferibile visto che per procurarvi le materie prime dovrete avere del denaro a disposizione, di cui all'inizio siete completamente sprovvisti. L'interfaccia, che automaticamente riconosce l'azione da compiere su una casella evitando tutta la tiritera dei vari menu da scorrere tipica della saga, rende l'azione fluida, intuitiva e veloce, ed è senza ombra di dubbio uno degli aspetti meglio riusciti, ma in compenso le animazioni di tutte queste azioni sono lunghe e lente, fanno perdere tempo prezioso che scorre inesorabilmente, e a lungo andare - considerate che teoricamente il vostro obiettivo e di avere un'amplissima parte di territorio messa a varie coltivazioni - rendono questa fase, nella quale trascorrerete la maggior parte dell'esperienza, veramente noiosa e, scusate il gioco di parole, sterile.

L'effetto 3D

Fatta eccezione per pochissimi momenti nel corso del gioco, la stereoscopia è completamente assente. Il perché francamente lo ignoriamo - uno dei pochi punti di forza del tutto è proprio il frame rate e pure se il 3D fosse andato ad incidervi, non sarebbe stato un problema molto grave - ma la mancanza s'inserisce bene nel contesto di un titolo che non si può definire poco curato, ma che certamente non va fino in fondo in nessuna delle strade intraprese.

Harvestcraft

Anche tutte le altre attività (pesca, allevamento, estrazione di minerali) sembrano decisamente meno attraenti che in passato, semplici ed intuitive sì, ma limitate, ripetitive. Allora sorge un dubbio: può essere che tutte le caratteristiche tipiche di un Harvest Moon siano state volutamente rese più blande da Natsume per distinguersi dai giochi di Marvelous e dare al contempo risalto alla grande novità?

Sotto la neve, poco

Eh sì, perché la Lost Valley è un luogo modificabile a piacimento: sin dall'inizio potrete agire sul terreno, che si presenta dotato di vari salti di quota, scavare o alzare il livello del suolo, creare canali in modo da portare l'acqua alle vostre coltivazioni, abbattere gli alberi, e più in là potrete costruire ponti e vari edifici e strutture. Anche questo avviene in modo molto intuitivo, in un palese tentativo di portare le dinamiche di Minecraft all'interno della serie. Peccato però che, eccezion fatta per poche cose, tutte queste azioni abbiano un valore puramente estetico e nulla più: è certamente divertente passare qualche minuto a "terraformare" a piacimento i dintorni, ma quando poi non se ne vede il senso, visto anche come scorre l'orologio interno, presto si smette e ci si dedica solo a quello che effettivamente serve, come ad esempio i ponti o qualche canale che migliorerà senz'altro la produzione. Una sorta di maledizione che colpisce tutta la produzione: punti salienti cari ai fan, come le relazioni coi PNG, sono rimasti, ma molto all'acqua di rose. L'interazione con i personaggi si limita allo scambiare una chiacchiera e di tanto in tanto rispondere a delle richieste, nel tempo si costruisce un'affinità e alla fine si sceglie il proprio compagno di vita, tutto qui. E pure il villaggio/hub caratteristico è scomparso: ora tutti stazioneranno davanti al rifugio in certi orari in maniera del tutto innaturale, togliendo qualsiasi incentivo all'esplorazione, anche perché di esplorabile non c'è praticamente niente. The Lost Valley lascia insomma una sgradevole sensazione di vuoto, di poco senso, che è una cosa diversa da una certa lentezza e ripetitività che si riscontravano nella saga classica e che però, visti nel contesto, un loro significato ce l'avevano. E possiamo fare lo stesso discorso pure per il reparto estetico/tecnico. Lo stile usato non fa nulla per distinguersi da miriadi di altri jRPG, la grafica non presenta alcun punto particolare, fatta eccezione per una certa pulizia e per una fluidità sempre notevole. Le musiche sono esattamente quello che ci si potrebbe aspettare e per di più sono molto poche diventando ripetitive ben presto, e, per finire con le belle notizie, di localizzazione in italiano neanche a parlarne.

Conclusioni

Multiplayer.it
4.5
Lettori (5)
6.1
Il tuo voto

Dove Natsume volesse andare a parare col primo Harvest Moon veramente suo, non è facile capirlo. Alcune cose buone ci sono, prima fra tutte l'interfaccia finalmente fluida e non ridondante, l'idea di cercare una strada diversa è meritoria in sé, ma a questo punto sarebbe stato meglio il dedicarsi completamente alle cose nuove sviluppandole come si deve, e magari lasciar perdere alcuni elementi tipici, se poi devono restare quasi meri gusci vuoti. Mettiamola così: questo potrebbe essere un primo passo, falso, verso un Harvest Moon tutto nuovo, e incitiamo il team a fare di meglio con l'immancabile secondo tentativo. Nel frattempo, però, aspettiamo l'arrivo di Story of Seasons in Europa.

PRO

  • Interfaccia fluida ed intuitiva
  • Si vede che ci sono delle nuove buone idee...

CONTRO

  • ...ma non sono sviluppate, così come il resto
  • Lento, ripetitivo, manca qualsiasi sprone a continuare
  • Anche estetica e tecnica non osano nulla