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Sword Art Online: Lost Song, recensione

L'harem di Kirito irrompe in una nuova espansione

RECENSIONE di Raffaele Staccini   —   03/12/2015

C'erano molte aspettative intorno a questo nuovo tie-in di Sword Art Online: con Hollow Fragment i ragazzi di Aquria erano infatti riusciti a creare un buon gioco di ruolo che, nonostante i tanti difetti, poteva piacere anche a chi non aveva mai seguito o apprezzato l'anime. Certo, l'arco narrativo di ALfheim Online forse non è stato il più ispirato della serie, ma un seguito diretto di Hollow Fragment, ambientato in un mondo pervaso di mitologia norrena e con nuove possibilità di gameplay offerte dall'introduzione del volo e della magia, sembrava un'ottima occasione per un vero e proprio salto di qualità. Lo sviluppo di Lost Song è stato così affidato ad Artdink, che ha iniziato a lavorare sul gioco già al momento della messa in onda della seconda stagione dell'anime e ha creato un titolo molto diverso dal suo predecessore.

Dopo aver esplorato ogni angolo di Svart Alfheim, ecco il nostro verdetto su Sword Art Online: Lost Song

L'arcobaleno dopo la tempesta

Sword Art Online: Lost Song, recensione

Sword Art Online: Lost Song si colloca subito dopo i fatti di Hollow Fragment e propone una storia originale ambientata nell'area di Svart Alfheim, un'espansione di ALfheim Online. La realtà di Lost Song rimane quindi differente rispetto a quella dell'anime, per cui non stupisce che il background di alcuni personaggi sia leggermente diverso da quello canonico della serie. Ma questa distanza, che sulla carta avrebbe potuto permettere di creare una sceneggiatura migliore di quella dell'anime, finisce per tradire le aspettative: l'impianto narrativo principale, infatti, ruota intorno alle ricerche scientifiche di una bambina prodigio di nome Rainbow Arshavin e, nonostante le premesse, finisce per diventare l'ennesima soap opera per permettere a Kirito di guadagnarsi un paio di nuove groupie. Un'interessante variazione sul tema è invece offerta dalle missioni secondarie legate alle eroine che, piuttosto che ripercorrere fatti visti nell'anime (la storia di Yuuki e Asuna, per esempio), in alcuni casi permettono qualche breve excursus sulla mitologia norrena, andando a scomodare personaggi del calibro di Loki, Baldr o dello stesso Odino. È un vero peccato che tanto buon materiale non sia stato sfruttato per dare maggiore spessore alle missioni principali e che il character design dei personaggi divini finisca per appiattirsi sulla mediocrità di qualsiasi altro personaggio non giocante presente.

Multiplayer: co-op e PvP

Dopo l'esperimento visto nel remake per PlayStation 4 di Hollow Fragment, Lost Song propone due modalità online. In stanze composte da un massimo di sedici giocatori (che utilizzano la stessa piattaforma di gioco), gruppi di quattro persone possono intraprendere alcune missioni extra in cooperativa, che sono sostanzialmente i boss della modalità in singolo e le missioni sbloccate alla fine della storia principale. Nonostante qualche calo di frame rate, combattere i nemici più forti insieme a giocatori reali risulta molto più divertente che farlo insieme all'intelligenza artificiale. Per duelli all'ultimo sangue 1vs1, è possibile accedere anche ad una modalità PvP.

Cosa fare?

La narrazione è comunque un pretesto per passare da un dungeon all'altro e nel corso dell'esplorazione delle quattro aree di Svart Alfheim si viene guidati passo passo nel completamento di ogni missione: la mappa indica da subito gli obiettivi da raggiungere, senza nascondere le strade inesplorate, e i compagni di viaggio provvedono a risolvere qualsiasi enigma del gioco.

Sword Art Online: Lost Song, recensione

Si finisce quindi per fare sempre le stesse cose: ripulire i dungeon e uccidere i boss intermedi per accedere infine alla stanza del boss principale dell'isola. Anche le missioni secondarie sono sempre le stesse e richiedono di uccidere un certo numero di mostri (spesso riciclati e caratterizzati da semplici variazioni cromatiche) o di raccogliere un determinato materiale. Nessuna interazione con i personaggi non giocanti, nessuna scelta: tutto procede in maniera lineare e ripetitiva dall'inizio alla fine. Rispetto a Infinity Moment manca anche la fase di raccolta di dati sui boss, che vengono così affrontati alla cieca e battuti senza la necessità di applicare alcuna strategia particolare. In un paio di casi ci si trova a duellare con un singolo avversario, ma il PvP durante la storia non rappresenta mai una vera sfida. Il livello di difficoltà è infatti tarato verso il basso e, pur giocando sempre a difficile, non si trovano nemici che seguano una logica negli attacchi: rispetto ai livelli più bassi, cambia quindi solo il tempo necessario ad abbatterli. Fortunatamente il ricco quantitativo di contenuti offerti dopo aver raggiunto i titoli di coda, che includono la modalità New Game +, ostiche missioni extra e duelli contro i vari protagonisti del gioco, permette di esplorare a pieno un gameplay pieno di sfaccettature.

Puoi volar!

Sword Art Online: Lost Song, recensione
Sword Art Online: Lost Song, recensione

Dalla gestione delle abilità e delle magie fino alla scelta e al potenziamento delle armi ci sono vari modi di sviluppare i personaggi per adattarli a diversi stili di gioco. Si può accedere anche ad un rudimentale editor, per creare un massimo di tre nuovi eroi trasferendo loro alcune delle abilità del ricco cast originale. Rispetto a Hollow Fragment, poi, il sistema di combattimento è stato reso più immediato e frenetico, annullando i tempi di attesa tra i colpi base e riducendo l'importanza dello Switch. È ovviamente presente anche un sistema di debolezze e resistenze, ma non viene esplicitato e bisogna andare a tentoni per capire quale elemento possa essere più efficace contro un determinato nemico. La novità di maggior rilievo è comunque rappresentata dal volo: le fate di ALO possono infatti librarsi in aria, solo all'aperto, per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili e velocizzare i propri spostamenti. Nelle battaglie aeree questa nuova meccanica offre la possibilità di sfruttare l'arena in verticale, ma colpire un bersaglio nel corpo a corpo finisce per dipendere troppo spesso dal caso. Qualche problema di compenetrazione poligonale, poi, non aiuta certo a calibrare gli attacchi: ci sono momenti in cui i nemici oltrepassano la linea invisibile dell'area di combattimento e, anche negli interni, può succedere che i mostri sfuggano a un colpo sicuro attraversando i muri o rimanendo incastrati a camminare sopra le teste di Kirito e soci. Contro i boss più difficili entrano in gioco anche le mancanze dei due personaggi guidati dall'intelligenza artificiale, che sembrano emozionarsi quando affrontano un nemico potente. Mentre nelle prime fasi di gioco sono reattivi e capaci di collaborare attivamente, negli scontri avanzati inebetiscono inspiegabilmente e passano decine di secondi fermi in un punto vicino alla fiammella del giocatore appena deceduto. In questi casi non resta che sperare che si riprendano o rassegnarsi all'idea di abbandonare la lotta e tornare al punto di resurrezione più vicino.

Trofei PSVita

Sword Art Online: Lost Song permette di sbloccare 43 trofei, platino incluso. Più della metà sono nascosti perché legati al completamento di capitoli del gioco o di alcune missioni particolari. Gli altri mirano invece al raggiungimento di obiettivi da completisti e richiedono un bel po' di grind per essere ottenuti. In linea con la presenza del cross-save, i trofei sono condivisi tra PlayStation 4, PlayStation Vita e PlayStation TV.

C'è nessuno?

Oltre ai già citati problemi di compenetrazione, Sword Art Online: Lost Song risulta tecnicamente povero in ogni aspetto. Il livello di dettaglio è sotto le attese: la natura open-world della mappa ha portato su PlayStation Vita a una drastica riduzione degli elementi di paesaggio rispetto alla Hollow Area. Gli scenari risultano così decisamente anonimi, anche per colpa di una modellazione poligonale tutt'altro che morbida e per l'assenza di personaggi non giocanti pronti ad assegnare missioni o intenti a combattere i mostri. Il frame rate si attesta su 30 fotogrammi al secondo, con cali importanti soprattutto contro i boss di grandi dimensioni. La versione PlayStation 4 gode invece di una maggiore fluidità, anche nelle situazioni critiche: i 60 frame al secondo consentono di essere più precisi in combattimento, ma fanno fatica a giustificare i trenta euro di differenza nel prezzo di acquisto. La grafica su console casalinga è infatti solo leggermente superiore a quella vista su portatile, ma i benefici si limitano a qualche effetto particellare di base, alla presenza di erba sul terreno e a caricamenti più veloci. Nota negativa anche sul fronte localizzazione: i dialoghi, a dire il vero sempre comprensibili, sono stati tradotti in italiano partendo da una versione inglese tutt'altro che fedele, e presentano numerosi errori e un utilizzo quasi comico di vocaboli informali come "gnorri" e "facilona". L'importante missione Lost Song, infine, manca inspiegabilmente del doppiaggio giapponese.

Conclusioni

Versione testata PlayStation Vita, PlayStation 4
Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 39,99 € / 69,99 €
Multiplayer.it
6.8
Lettori (18)
7.5
Il tuo voto

Sword Art Online: Lost Song rappresenta per certi versi un passo indietro rispetto a quanto visto in Hollow Fragment. Il fan service è stato ridotto, ma la trama non ne ha beneficiato e raggiunge alti livelli di banalità. Il gioco è rimasto ripetitivo, forse più del predecessore, ha scenari meno curati e un sistema di combattimento che presta il fianco a nuovi problemi, soprattutto quando si inizia a volare. Tecnicamente arretrato, Lost Song riesce a guadagnare qualche decimo in più solo grazie ad una modalità multiplayer divertente, ai suoi tanti contenuti endgame e al vastissimo arsenale di personaggi selezionabili dal giocatore.

PRO

  • Tantissimi contenuti, soprattutto dopo i titoli di coda
  • Modalità multiplayer divertente
  • Sistema di combattimento profondo...

CONTRO

  • ... ma presentato in maniera superficiale
  • Volare non è poi così bello
  • Ripetitivo e lineare
  • Qualche problema tecnico di troppo