Sono passati ormai tre anni e mezzo dall'uscita di uno dei primi, e purtroppo pochi, capolavori per PlayStation Vita. Gravity Rush (Gravity Daze, in Giappone) nasce da un eterogeneo miscuglio di idee, autori e influenze. Un po' anime, un po' fumetto e un po' videogioco, tutto ruota intorno alla gravità: prima degli spiegoni di Anne Hathaway e delle allucinazioni di Sandra Bullock, c'erano le avventure di Kat, bionda supereroina costretta a proteggere, suo malgrado, la cittadina steampunk di Hekseville dalla minaccia dei Nevi. In attesa di Gravity Rush 2, che uscirà nel 2016, Sony ha ben pensato di convertire il prequel per PlayStation 4, affidandone la rimasterizzazione a Bluepoint. E con questo possiamo dire che nella bara di PlayStation Vita è stato piantato anche l'ultimo chiodo...
Gravity Rush Remastered è il modo migliore per godersi la prima, splendida avventura di Kat
Gatti e cornacchie
Kat si sveglia a Heksevelle priva di memoria, in compagnia di uno strano gattino che apparentemente le conferisce il potere di alterare la gravità. All'inizio, Kat è spaesata e spaventata, anche perché gli abitanti di questa strana cittadina steampunk la trattano con diffidenza: prima di diventare una vera eroina, Kat dovrà sudare le proverbiali sette camicie e dimostrare che non è una semplice combinaguai.
E questo significa cominciare dalle piccole cose e, nel frattempo, imparare a usare i suoi nuovi poteri. La storia di Gravity Rush ci viene raccontata attraverso un mix di dialoghi e di tavole a fumetti: bisogna portare pazienza e leggere ogni rigo per conoscere meglio i personaggi, anche perché a Hekseville si parla una lingua fittizia e incomprensibile che assomiglia vagamente al francese. In questo senso, Gravity Rush sorprende con una trama tutt'altro che scontata e personaggi deliziosi, a cominciare proprio dalla dolce ma grintosa Kat. Già le suddette illustrazioni sono il primo segno di una rimasterizzazione coi controfiocchi: la risoluzione a 1080p ci ha consentito di ammirare i dettagli delle tavole a fumetti, impreziosendo la città di Hekseville in ogni minimo particolare. Il pesante aliasing della versione PlayStation Vita è ora soltanto un ricordo: il filtro antialiasing pulisce ottimamente l'immagine, riducendo pressoché del tutto le famigerate "scalette". Questo abbellimento interviene duplicemente anche sul gameplay, a dire il vero. Innanzitutto, l'immagine è ora molto meno impastata. Esplorare Hekseville è una gioia ancor più che in passato, anche perché le dimensioni dello schermo consentono di scorgere meglio dettagli e obiettivi, specie quando si sta fluttuando a mezz'aria in cerca di una superficie verso cui ridirigere l'attrazione gravitazionale. Chi ha già giocato Gravity Rush ricorderà sicuramente quanto caotico possa diventare, specie nelle fasi avanzate, ma questa versione rimasterizzata fa respirare il suo gameplay peculiare, grazie anche e soprattutto al frame rate granitico. Gravity Rush Remastered, infatti, gira a 60 fotogrammi al secondo in qualsiasi momento, anche quando si schizza tra le affollate vie di Hekseville, attratti dalla forza di gravità, in mezzo ai passanti che magari vengono trascinati insieme a noi. La fluidità costante non solo impreziosisce la resa visiva generale, com'è ovvio, ma migliora nettamente il gameplay, rendendo i combattimenti ancora più intensi, specialmente quando si affrontano i giganteschi boss.
Trofei PlayStation 4
I trofei sono gli stessi della versione PlayStation Vita: 25 Bronzo, 10 Argento, 4 Oro e l'immancabile Platino, cui si aggiungono 8 trofei per i DLC che sono stati integrati nel gioco fin dall'inizio. La maggior parte è facile da ottenere, basta completare i vari capitoli della storia o sconfiggere ogni tipo di nemico, potenziare al massimo le abilità di Kat e completare tutte le sfide.
Si guarda ma non si tocca
Gravity Rush era stato concepito per mettere in mostra i muscoli dell'hardware portatile Sony sotto ogni punto di vista: la versione originale, infatti, sfruttava tantissimo il touch screen e il giroscopio, integrandoli nel gameplay tra alti e bassi. Il giocatore, per esempio, doveva muovere PlayStation Vita per orientare Kat e stabilire la sua destinazione quando era sospesa a mezz'aria e manipolava la forza di gravità. Quella meccanica funzionava a dovere e rendeva l'esperienza decisamente originale. Meno convincente, invece, il sistema di controllo della scivolata gravitazionale, che andava eseguita muovendo l'handheld mentre si toccavano gli angoli inferiori del touch screen: era una scelta astrusa che rendeva decisamente frustranti le sfide basate sull'abilità in questione.
Convertendo il gioco per PlayStation 4, lo sviluppatore Bluepoint ha dovuto adattare il sistema di controllo al joypad con un risultato forse meno originale, ma sicuramente più efficace. Ora l'orientamento della forza gravitazionale si controlla semplicemente con la levetta analogica... oppure si può muovere il DualShock 4, impiegandone il giroscopio integrato: in ogni caso, si ha una padronanza decisamente migliore di ogni situazione. Quasi ogni input affidato al touch screen di PlayStation Vita è legato ora alla semplice pressione di un tasto, ma permangono alcune feature come la possibilità di muovere il joypad per inclinare le tavole a fumetti durante gli intermezzi narrativi. Bluepoint ha sostanzialmente pensato di offrire un nuovo sistema di controllo tradizionale e, quando possibile, un'alternativa che scimmiottasse il feeling dell'esperienza su PlayStation Vita. La schivata, per esempio, è affidata alla pressione di un dorsale insieme allo stick analogico... ma si può anche sfiorare il touch pad del DualShock 4 per far piroettare Kat nella stessa direzione. La famigerata scivolata gravitazionale, invece, è ora affidata alla semplice pressione contemporanea dei dorsali, e il giocatore può limitarsi a dirigere la nostra bionda eroina con lo stick analogico. Le sfide che un tempo avevamo abbandonato, frustrati, sono tornate alla nostra portata, ora, anche per un altro motivo: i caricamenti. Se la versione PlayStation Vita impiegava almeno mezzo minuto a caricare - o ricaricare - una sfida, non c'è paragone con i circa cinque o dieci secondi necessari su PlayStation 4. Bluepoint ha anche integrato le missioni DLC nel gioco, perciò rimane la divisione tra missioni principali e secondarie, le quali appaiono sulla mappa di Hekseville con icone colorate differenti. Il nuovo sistema di controllo, congiunto all'ottimo frame rate, permette di affrontare molto più serenamente anche gli ultimi e caotici scontri del gioco, azzerando le occasionali punte di frustrazione che capitava di cogliere nella versione originale.
Conclusioni
Il problema delle rimasterizzazioni è che, a volte, peggiorano retroattivamente le versioni originali. È il caso di Gravity Rush, neanche a dirlo: il titolo del 2012 per PlayStation Vita resta indubbiamente un giocone, ma la versione PlayStation 4 è semplicemente meglio. Non solo a livello tecnico, grazie all'anti-aliasing e al frame rate ancorato ai 60 fotogrammi al secondo, ma anche dal punto di vista del gameplay, che getta alle ortiche alcune soluzioni touch ormai obsolete a favore di un sistema di controllo tanto tradizionale quanto efficace. Gravity Rush Remastered è, insomma, una conversione eccezionale, che spalanca le porte a un sequel che non vediamo davvero l'ora di giocare.
PRO
- Graficamente migliorato
- Caricamenti notevolmente ridotti
- Sistema di controllo riveduto e corretto
CONTRO
- Zero aggiunte in termini di contenuti
- La telecamera ogni tanto fa ancora i capricci
- Al di là delle missioni, non c'è molto altro da fare