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The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione

Un racconto sorprendentemente profondo e tanto altro in questa perla dei JRPG

RECENSIONE di La Redazione   —   22/01/2016

Il mondo videoludico è cambiato parecchio rispetto al ventennio '80-'90, quando i giocatori più incalliti, quelli che non volevano perdersi i tanti gioielli che in Europa non arrivavano ufficialmente - e la cosa era particolarmente usuale per i giochi di ruolo giapponesi - dovevano affrontare imprese quasi erculee. Imparare la lingua, innanzitutto, e poi sostenere spese improponibili per console e giochi d'importazione, e poi ancora improvvisarsi ingegneri in modo da far comunicare tra loro sistemi NTSC e televisori PAL. Tutta roba che ai giovani dirà poco o nulla: oggi tutto o quasi, in una forma o nell'altra, arriva da noi, pronto per essere giocata senza problemi. Eppure capita ancora ogni tanto che si debba aspettare parecchio per mettere le mani su un videogioco. Prendete The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, è uscito due anni fa in Giappone e solo ora si presenta al pubblico europeo. E meno male, perché altrimenti ci saremmo persi un JRPG che, sebbene grezzo in alcune parti, è una vera e propria gemma nel suo genere.

Scopriamo una vera perla dei JRPG appena arrivata in Europa, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel

Mittelzemuria

Come spesso accade per i più longevi franchise nipponici, ripercorrere le orme della saga di Legend of Heroes è un lavoro quasi da filologo: vi basti sapere che, nata nel 1989 come sesto episodio di un'altra proprietà intellettuale, Dragon Slayer, la serie di Nihon Falcom dopo un altro gioco sempre legato a Dragon Slayer ha poi visto diverse iterazioni divise in due trilogie e un altro filone da due uscite; mentre la prima trilogia raccontava delle vicende dell'immaginario continente di Gagharv, dalla sesta uscita giapponese - che inizia la serie parallela di Kiseki - il focus si sposta sull'altrettanto immaginario Zemuria. Trails of Cold Steel è il primo episodio di una nuova trilogia, sempre ambientata a Zemuria ma che stavolta va ad indagare cosa accade nell'Erebonian Empire, l'entità politica più grande e potente del continente.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione

Tutta questa introduzione storico-politica potrebbe sembrare ridondante, ma è in realtà indispensabile, perché tra i tanti pregi di questo gioco uno di quelli che salta all'occhio già dopo poche ore è la costruzione certosina, dettagliata, quasi viva di un intero mondo con la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni. Gli Stati di Zemuria, già dipinti nei predecessori, sono controparti fantasiose ma verosimili degli Stati veri, ricordando in particolare l'Europa della seconda metà del XIX secolo, un continente in pieno fermento scientifico e culturale ma sull'orlo delle grandi catastrofi del '900. Erebonia sembra un po' l'Impero Asburgico di quei tempi, sia per struttura - un sistema sociale che si affida alle grandi casate aristocratiche per il suo governo - sia per gli incredibili sconvolgimenti tecnologici portati dalla Orbal Revolution, che a mo' della rivoluzione industriale ha consentito un avanzamento della qualità della vita in particolare nella possibilità di accorciare, grazie soprattutto ai treni, i tempi di spostamento tra un punto e l'altro dell'Impero. E coi suoi vicini, Liberl e Crossbell in primis, Erebonia ha rapporti ora di convivenza e collaborazione, ora bellici: difatti la "grande trama" di Trails of Cold Steel è una storia tutta politica fatta di relazioni diplomatiche, conflitti da disinnescare, gruppi ribelli dipinti con sorprendente realismo e padronanza della materia. Nell'ambito di questo grande e complesso affresco si muovono i protagonisti, nove giovani iscritti al primo anno dell'Accademia Militare di Thors dove si formano i futuri soldati dell'Impero. Questo primo episodio ruota attorno alla Classe VII, un esperimento dell'Accademia: per la prima volta nella storia aristocratici e persone comuni studieranno e lavoreranno insieme in una società ancora basata sulle distinzioni tra classi sociali. Ed esattamente come a poco a poco dipaneremo le vicende internazionali, a poco a poco entreremo anche nella vita e nella personalità di Rean Schwarzer e compagni, li vedremo alle prese con le loro differenze, le loro vulnerabilità, il loro passaggio dall'adolescenza all'età adulta in un racconto straordinariamente realistico e maturo, che per nulla tende alla retorica e alla semplificazione tipica di un prodotto di grande consumo. La mitologia, la trama, i personaggi (compresi molti secondari) di Trails of Cold Steel sono, l'avrete capito, fantastici e complessi; il risultato è un gioco lento nella sua progressione e pieno di informazioni da raccogliere, per esempio parlando con i personaggi non giocanti o leggendo libri e giornali, ma coinvolgente sin da subito e sorprendente per il suo realismo. Un grande e certosino affresco che non capita tutti i giorni di vedere, e non solo nel mondo dei videogiochi.

Una bella tradizione

In un genere che cerca disperatamente di rinnovarsi, il nuovo Legend of Heroes segue un approccio tradizionale ma ricco e complesso. Si struttura in giornate, ambientate sia nell'Accademia che in altri posti dell'Impero, e in missioni, alcune opzionali e altre obbligatorie per avanzare, molte delle quali, purtroppo, soffrono della classica sindrome del fattorino e richiedono semplicemente di aiutare i personaggi non giocanti a consegnare qualcosa in giro.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione

Tuttavia, coerentemente, i ragazzi di Falcom trovano una spiegazione anche per questo e sono gli stessi NPC a fornirla, in una sorta di citazione metavideoludica: solo così i protagonisti possono afferrare in pieno la struttura e la storia del mondo. Al di là delle quest principali ce ne sono difatti altre nascoste che potrete sbloccare solo parlando con tutti, tenendo conto che in diverse fasi della giornata lo stesso personaggio non giocante, che segue una sua routine, avrà cose diverse da dire e da insegnare. Come in Shenmue o Persona, siete invitati a godervi lentamente il mondo di gioco, pieno di piccole cose da fare, addirittura pescare o cucinare, ma tutte tese a farvi guadagnare esperienza. Elemento essenziale è il tempo che deciderete di trascorrere con questo o quel compagno, tramite un sistema di Bonding Points, rafforzando così i legami, e ciò poi andrà a influire sul combattimento che, a questo punto, pur restando fondamentale, non è una componente preponderante, poiché estrinseco anche da dungeon piuttosto piatti e lineari. Non che il battle system sia scarso, anzi: basato su quello dei precedenti Kiseki, lo rafforza e lo fluidifica allo stesso tempo.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione

Tradizionalmente a turni, sono tante però le possibilità e le componenti tattiche: Arts e Crafts sono le mosse speciali, legate a due diverse statistiche, EP e CP, che si ricaricano in modalità differenti, e mentre le seconde si acquisiscono con l'esperienza, le prime derivano dal sistema dei Quartz, che un po' come le Materia di Final Fantasy VII sono gemme che s'inseriscono all'interno degli ARCUS, una sorta di "smartphone magico" completamente personalizzabile in possesso di ogni alunno della Classe VII. Poi ci sono le S-Breaks, mosse potentissime da usare strategicamente dato che consumano tutti i CP, anche perché oltre a infliggere danni ingenti sono in grado di sconvolgere il normale procedere dei turni: considerando che spesso ad un turno è legato un bonus particolare, negli scontri più difficili il loro uso sapiente fa la differenza tra vittoria e sconfitta. E poi i legami di cui sopra: due personaggi associati si supporteranno a vicenda in vari modi a seconda di quanto è forte il loro rapporto. Anche qui, insomma, le cose sono profonde e il combattimento strategico, ripagato semplicemente con punti esperienza in più ai primi due livelli di difficoltà, diventa essenziale per sopravvivere al terzo e al quarto, peraltro disponibile solo nell'ormai classico New Game + -per inciso, un vero incubo - che rimane l'unica possibilità di vedere proprio tutto quello che il titolo ha da offrire.

Trofei PlayStation 3

51 i trofei presenti in The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, 38 di Bronzo, 10 d'Argento, 2 d'Oro e il classico Platino che si ottiene previo conseguimento di tutti gli altri. Vanno da quelli in cui vi imbatterete per forza di cose perché legati alla storia, a quelli dedicati ai "completisti" duri e puri (pesca tutti i pesci, cucina tutte le ricette e così via), sino a quelli che premiano le tattiche più brillanti in combattimento, svariate ore di gioco o la ripetizione di un risultato straordinario più e più volte, e a quelli che richiedono di raggiungere la cima dei vari ranking presenti.

Tutto perfetto?

Purtroppo no. Okay che siamo su PlayStation 3 e abituati alle meraviglie dell'attuale generazione l'impressione non è più quella di una volta, ma in molti frangenti Trails of Cold Steel sembra quasi un cross-gen... tra generazioni sbagliate!

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, recensione

Ogni singolo elemento conta pochi poligoni, compresi i protagonisti, ma se questo è giustificabile in virtù del fatto che a volte (ma solo a volte) il panorama è molto ampio, ricco di elementi, in definitiva spettacolare e il frame rate non ne risente, meno comprensibile è il pop-up sensibilissimo e soprattutto il fatto che alcune texture siano molto, molto sporche e indefinite, in particolare per quegli elementi che per forza di cose coprono molto campo visivo, come il prato di una zona di campagna, il che rende poco piacevoli alla vista le sezioni più lunghe e numerose. Un peccato a maggior ragione perché la direzione artistica è invece di prim'ordine: un immaginario a metà tra la storia e lo steampunk, con numerosi riferimenti alla temperie mitteleuropea di fine '800 di cui parlavamo sopra; basta vedere le uniformi dei soldati che ricordano da vicino quelle degli eserciti austriaci e prussiani. I ritratti degli eroi, invece, si affidano a uno stile anime tradizionale e ben realizzato che, nonostante la presenza di molti personaggi femminili giovani e procaci, fa un uso sobrio e discreto del fanservice. La componente "pruriginosa" potrebbe avvertirsi di più in quelle che sono le vicende dei personaggi e i loro rapporti, ma anche i dialoghi sono sorprendentemente maturi e ben scritti, poiché non eccedono mai e lasciano intelligentemente all'immaginazione alcuni aspetti; in questo senso, va sottolineato il mastodontico lavoro di localizzazione, purtroppo però solo in inglese, e vista la quantità e l'importanza del testo questo è pure un fattore da considerare nel caso di un eventuale acquisto. Il doppiaggio presenta poi alti e bassi: la recitazione è notevole, ma alcune voci sono davvero irritanti e poco adatte a quello che è l'aspetto e la personalità dei personaggi. Inoltre, non si capisce il criterio secondo il quale alcune parti sono doppiate e altre, specie relative a Rean, no; un'incostanza che colpisce anche le musiche, comunque molto varie: alcune eccellenti, altre decisamente banali e presenti per lunghe sezioni. Completano il quadro la possibilità di cross-save con la versione PlayStation Vita e una longevità che, come avrete ormai intuito, si aggira tranquillamente tra le 60 e le 100 ore.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 3
Multiplayer.it
8.8
Lettori (14)
9.1
Il tuo voto

Potremmo continuare a scrivere per ore di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, per tutte le sfaccettature di quest'opera complessa e profonda a tutti i livelli. Ma crediamo, pur sintetizzando, di aver reso l'idea. Un JRPG non innovativo in un'epoca nella quale nel bene e nel male il genere tenta di rinnovarsi, ma talmente ben fatto che dell'innovazione non si sente per niente la mancanza. Soprattutto colpiscono due aspetti: l'equilibrio delle tantissime componenti e il modo in cui sono legate tra di loro, sensato e studiato a fondo; e poi la storia e l'ambientazione mature, realistiche, profonde e veramente sorprendenti per come sono elaborate e rese. Una componente grafica non all'altezza, una certa, ma motivata, lentezza e la mancata localizzazione italiana potrebbero limitare per qualcuno l'appeal di uno dei migliori JRPG giocati su PlayStation 3, il che è tutto dire.

PRO

  • Complesso, profondo, sfaccettato ma equilibrato
  • Storia, personaggi, mondo e dialoghi realistici e maturi
  • Sistema di combattimento strategico e soddisfacente

CONTRO

  • Alcuni potrebbero trovarlo troppo lento
  • Graficamente si è visto di meglio