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Ritorno alle origini del Mana

In occasione del venticinquesimo anniversario della serie Mana, torna il capostipite Mystic Quest, con un'inedita grafica 3D e un nuovo titolo: Adventures of Mana

RECENSIONE di Raffaele Staccini   —   11/07/2016
Adventures of Mana
Adventures of Mana
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Sono passati ben venticinque anni dall'uscita del primo Seiken Densetsu, ovvero quel Final Fantasy Adventure conosciuto dalle nostre parte come Mystic Quest e oggi riproposto sotto una nuova veste, con il titolo Adventures of Mana. Quello che è stato il capostipite della serie Mana era nato però come uno spin-off di Final Fantasy che, prendendo ispirazione a piene mani da The Legend of Zelda, ha rappresentato anche il primo tentativo di Square Soft di introdurre meccaniche action nella sua serie RPG di punta. I due universi hanno però finito per separarsi sempre più, tanto che lo stesso Mystic Quest venne riproposto per Game Boy Advance nel 2003, con il titolo Sword of Mana e con una storia in molte parti diversa dall'originale. Con questo nuovo remake Square Enix ha tuttavia deciso di fare un passo indietro, riproponendo in versione più moderna una delle avventure più emozionanti vissute dai giocatori dell'epoca.

Adventures of Mana è un buon remake per i fan della serie, anche se non è esente da difetti

Cavaliere per un giorno

A differenza di Sword of Mana, che aveva in gran parte stravolto il materiale di partenza, Adventures of Mana evita di cadere nella tentazione di inutili deviazioni. La storia dell'eroe, che deve salvare il mondo dal malvagio Dark Lord, e dell'eroina custode del magico albero del Mana torna ad esser vissuta da un solo punto di vista. Non c'è la doppia campagna quindi, ma niente paura: è un bene che non venga seguita la linea di Sword of Mana, che si era dimostrato più prolisso e meno coinvolgente dell'originale.

Ritorno alle origini del Mana
Ritorno alle origini del Mana

Con i suoi dialoghi concisi e con dei personaggi capaci di entrare nelle grazie del giocatore con pochissime battute, Adventures of Mana ripropone infatti una storia semplice, ma non per questo meno avvincente. I colpi di scena non mancano e innescano una serie di eventi che raggiungono il culmine nel finale, che può essere ancora annoverato tra i più tristi e malinconici della storia dei videogiochi. Ma se la trama è stata salvaguardata con cura, lo stesso non si può dire per il gameplay, che, fortunatamente, ha subito delle modifiche sostanziali. Sistema di combattimento e interfaccia sono così ripresi direttamente da Sword of Mana, che da questo punto di vista aveva introdotto alcune novità interessanti. Gli scontri sono ancora in tempo reale e gestiti con la pressione di un tasto per gli attacchi fisici e uno per quelli magici, ma ogni arma ha anche un attacco speciale, diverso a seconda della tipologia e che dipende da un'apposita barra con ricarica a tempo. L'arsenale non si differenzia solo in base alla potenza d'attacco, ma offre dei bonus specifici (ad esempio, il recupero di punti saluti) ed è indispensabile nella risoluzione degli enigmi ambientali. L'esplorazione è un elemento centrale e il giocatore non è mai accompagnato per mano: per proseguire bisogna attivare il cervello, capire di quali strumenti si ha bisogno e, talvolta, girare un po' a vuoto per venire a capo di qualche indizio non chiarissimo. Capiterà spesso anche di dover tornare più volte sui propri passi prima di poter avanzare. È proprio questo aspetto, insieme al sistema di combattimento, a sentire maggiormente il peso dell'età: gli oggetti lasciati cadere dai mostri hanno infatti fin troppa importanza e in alcune circostanze occorre tornare ripetutamente nelle stesse zone sperando nel loot giusto; gli scontri stessi risultano fin troppo semplici, anche contro i boss, per via di un'intelligenza artificiale davvero carente, che non risparmia nemmeno gli alleati. Di tanto in tanto, infatti, alcuni personaggi accompagnano il protagonista e su richiesta offrono ciascuno una diversa abilità di supporto. Queste sì che possono rivelarsi molto utili, a differenza del loro contributo in battaglia.

Trofei PSVita

Adventures of Mana ha 37 trofei, platino incluso. Quelli nascosti sono 24 e sono sbloccabili facilmente proseguendo l'avventura; gli altri sono obiettivi secondari, legati ad esempio al raggiungimento del livello 99 per il protagonista e all'ottenimento delle varie tipologie di oggetti. La strada verso il platino è così piena di grind senza scopo, visto che il gioco è completabile in massimo sette ore, con il personaggio a livello 45-50. Consigliamo infine di raccogliere gli oggetti legati ad esplorazione e bottini prima di intraprendere la fase finale, visto che una volta raggiunto l'ultimo dungeon è impossibile tornare indietro (e non c'è un post-game).

Nuove basi per il futuro?

Come accennato in precedenza, anche l'interfaccia di Adventures of Mana è eredità diretta del precedente remake per Game Boy Advance. La gestione dell'inventario passa quindi attraverso un menù ad anello, coadiuvato da tre tasti rapidi, indispensabili per passare velocemente da un'arma all'altra durante l'esplorazione dei dungeon. Dal menù si accede poi ad armi, armature, oggetti e incantesimi, ma qui sono visibili anche le statistiche del personaggio, che aumentato ad ogni livello secondo una divisione in quattro classi: guerriero, monaco, mago e saggio. Ogni classe permette di privilegiare una statistica sulle altre, ma di base l'attributo più importante rimane la forza, proprio in virtù della semplicità di fondo degli scontri.

Ritorno alle origini del Mana
Ritorno alle origini del Mana

Tuttavia c'è un elemento di fastidio, che rende problematica la gestione dei punti salute, nelle prime battute di gioco e non solo: la comparsa dei mostri quando si passa da un'area all'altra. Da questo punto di vista il lavoro del team di sviluppo è stato infatti piuttosto carente: la mappa del mondo (che in realtà è un planisfero) è infatti composta da tanti quadrati, che rappresentano le diverse aree. Il passaggio da un'area all'altra richiede un breve caricamento che non solo spezza il ritmo di gioco, ma porta sullo schermo i mostri con un leggero ritardo rispetto all'eroe. Ecco allora che si può morire semplicemente a causa dello scontro fortuito con un maiale gigante comparso all'improvviso. Avremmo poi preferito poter scegliere di disattivare i tasti touch, che portano in dote un HUD mobile un po' troppo invadente e che pregiudica la visuale. A parte questo, la nuova grafica 3D, con i personaggi in stile "chibi", non ci è affatto dispiaciuta e ha permesso una migliore differenziazione dei mostri sulla mappa. La bellissima colonna sonora, infine, è presente sia in versione originale, sia nella versione riarrangiata dallo stesso Kenji Ito, ovvero il compositore che aveva curato le musiche anche di Mystic Quest. Manca come da copione la traduzione italiana: vista la quantità non eccessiva di testo, forse Square Enix avrebbe potuto fare un piccolo sforzo in più.

Conclusioni

Versione testata PlayStation Vita
Digital Delivery PlayStation Store, App Store, Google Play
Prezzo 13.99 € / 9.99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (3)
8.0
Il tuo voto

Adventures of Mana per PlayStation Vita è probabilmente la miglior versione in circolazione di Mystic Quest e, nonostante qualche imperfezione, la presenza dei tasti fisici è un grande vantaggio rispetto alla controparte per dispositivi mobile. Le differenze, però, si fermano qui, mentre il prezzo del porting sale comunque di quattro euro. La storia, nella sua breve semplicità, rimane molto affascinante ancora oggi, ma il gameplay derivato da Sword of Mana inizia a sentire il peso degli anni. Si poteva fare qualcosina di più anche dal punto di vista tecnico, visto che difetti come il caricamento delle aree finiscono per minare parte dell'esperienza di gioco complessiva.

PRO

  • La storia è quella originale di Mystic Quest
  • Esplorazione vecchia scuola
  • Nuova veste grafica graziosa

CONTRO

  • È molto breve
  • Intelligenza artificiale insufficiente
  • Tanto backtracking