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Una scalata da incubo

La vetta tibetana del Chomolonzo, appartenente alla catena dell'Himalaya, fa da scenario al nuovo survival horror sviluppato da Deep Silver in esclusiva per Wii.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   02/09/2009

Cos'è che cerca uno scalatore di montagne? La semplice sfida? Il superamento dei propri limiti? La scoperta di sé stesso? Edward Bennett aveva delle idee meno romantiche in merito: sull'inviolata vetta del Chomolonzo lui cercava un Terma, un antico tesoro buddista che avrebbe donato la vita eterna a chiunque lo avesse trovato. Determinato come non mai, Bennett aveva tentato invano di raggiungere la cima della montagna, perdendo una gamba in seguito a una rovinosa caduta. Ma non poteva arrendersi,

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doveva avere quel tesoro! Così rimase alle pendici del monte, aspettando di poter assoldare qualcuno in grado di portare a termine la spedizione al posto suo. Frank Simmons sembrava il candidato ideale: un giovane e abile scalatore mosso dall'invidia per i successi ottenuti in giro per il mondo da suo fratello maggiore Erik. Dalla sua partenza alla volta della montagna, però, nessuno lo ha più sentito... e intanto la valle è diventata un luogo tutt'altro che sicuro, invaso da presente misteriose che hanno costretto la popolazione a fuggire. Intenzionato a ritrovare suo fratello, Erik Simmons si prepara ad affrontare l'impresa più difficile della sua vita: una scalata in bilico fra realtà e allucinazione, in cui dovrà trovare il coraggio di credere ai propri occhi... oppure rassegnarsi a un destino peggiore della morte stessa.

Diario di Erik Simmons, data astrale...

Cursed Mountain propone ai possessori di Wii un survival horror completamente nuovo per quanto concerne l'ambientazione, che appunto ci vede esplorare villaggi, monasteri e naturalmente montagne innevate alla ricerca del fratello disperso del protagonista. Dal punto di vista delle meccaniche, però, non c'è nulla di nuovo sotto il sole tibetano: il sistema di movimento (per lo più relativo al personaggio, ma che a

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seconda delle inquadrature può diventare relativo allo schermo) è quello tipico dei primi Resident Evil, dunque molto macchinoso e per nulla aiutato dalla massiccia presenza di ostacoli (visibili e non) che rendono difficoltosi i cambi di direzione, specie quando ci si sposta all'interno di spazi ristretti. È possibile attivare una visuale in prima persona (premendo il d-pad in giù), ma a conti fatti si tratta di una feature praticamente inutile, mentre sarebbe stato apprezzabile non solo poter controllare la visuale (qui fissa e non sempre "intelligente"), ma anche avere a disposizione una mappa dello scenario per capire in quali luoghi ci siamo già recati. Questo non perché le location di Cursed Mountain siano tanto elaborate ed estese da richiedere una rappresentazione schematica, tutt'altro: sono troppo ripetitive nell'aspetto, dunque si finisce per confondersi. Nel gioco è difficile trovare un edificio, una strada e men che meno un picco di montagna che sia ben caratterizzato e dunque distinguibile dagli altri luoghi dello stesso tipo.

La difficile arte di incutere terrore

Forte di una trama abbastanza articolata e coinvolgente, che si dipana attraverso "visioni" e flashback mostrati sullo schermo in modo quantomeno originale, Cursed Mountain cerca di costruire la propria atmosfera tramite una fase iniziale molto lenta. Il contatto con i fantasmi che infestano la valle e la montagna avviene in modo estremamente graduale, e il meccanismo che regola la difficoltà dei combattimenti sembra dare troppo peso alla bontà dell'arma in nostro possesso, con il risultato che gli scontri si rivelano una passeggiata di salute se non verso la fine dell'avventura, quando gli spiriti arrivano in gruppi di quattro o cinque e bisogna spostarsi in continuazione fra un colpo e l'altro per non subire danni. Anche nelle situazioni più concitate, comunque, il fatto di poter chiudere la lotta con un rito di "estrazione" ci fornisce ampi margini di successo, visto che la procedura ci restituisce parte dell'energia. Per combattere dobbiamo innanzitutto tenere premuto il pulsante C sul Nunchuck, cosa che ci permette di vedere i fantasmi utilizzando il nostro "occhio interiore" (la cosa viene sottolineata da un interessante effetto visivo), quindi utilizzare il sistema di puntamento del Wii-mote e premere il grilletto B per colpire i nemici. Quando uno spirito è indebolito, sul suo corpo appare un marchio che ci segnala la possibilità di procedere al rito di cui sopra, che prevede la pressione del pulsante A e l'esecuzione di determinati gesti con i controller (non sempre ben rilevati) per andare a buon fine. Durante lo scontro con i boss, bisogna ripetere una procedura del genere anche più volte, cosa che conferisce agli scontri una fisicità tutt'altro che disprezzabile. Se gli avversari si fanno troppo vicini, infine, possiamo comunque colpirli e allontanarli agitando la piccozza tramite il grilletto B.

Acchiappafantasmi

Il protagonista di Cursed Mountain troverà lungo il cammino diverse armi per difendersi dagli spiriti che infestano la montagna. In primo luogo la piccozza che apparteneva a suo fratello Frank, in qualche modo "benedetta" dai rituali effettuati prima della partenza: è capace di colpire i fantasmi come se fossero di carne, anche se non possiede una grande potenza. Alla sua sommità possono essere "montati" diversi oggetti mistici che ne aumentano l'efficacia: il Kartrika, un coltello curvo che taglia gli ectoplasmi senza pietà; il Kila, un pugnale che permette alla piccozza di sparare fiamme come se fosse un'arma da fuoco; il Lag Pa, una sorta di "lenza spirituale" che aggancia gli spiriti e può eliminarli in un solo movimento; il Khorlo, una piccola corona che emette potenti raggi in varie direzioni.

Alla ricerca dell'enigma perduto

Che gli scenari da esplorare siano ripetitivi e limitati è stato già detto. Il problema è che la cosa va di pari passo con un'eccessiva linearità dell'azione, che ci vede spostarci da un luogo all'altro mentre spacchiamo vasi e raccogliamo eventualmente bastoncini d'incenso. Questi ultimi, bruciati davanti a determinati altari, rappresentano l'unico modo che abbiamo per recuperare energia vitale ma vengono

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dispensati in grandi quantità e contribuiscono ad affossare ulteriormente il livello di sfida del prodotto Deep Silver. Gli enigmi da risolvere sono francamente pochi, eccessivamente semplici e mal distribuiti. Da questo punto di vista è possibile apprezzare un qualche miglioramento solo verso la fine del gioco, mentre per il resto le trovate degli sviluppatori si rivelano sterili e fini a sé stesse: la scalata con le piccozze, che si può velocizzare muovendo i controller, assume connotati visivi tragicomici tra animazione irrealistica e compenetrazioni varie; la camminata sui bordi innevati non nasconde alcuna insidia concreta; le sessioni "in bilico", allo stesso modo, vanno completate inclinando il Wii-mote in avanti e facendo solo un minimo di attenzione alla posizione del personaggio; i tanto temuti QTA sono rari e tutt'altro che complessi da portare a termine.

Realizzazione tecnica

Il gioco propone un'interpretazione interessante dei fantasmi, resi come corpi martoriati ricoperti da fitta nebbia che "scivolano" minacciosi verso il protagonista. Si dividono in varie tipologie, differenziati nell'aspetto nonché nelle routine comportamentali, e convincono almeno fin quando non si verifica la loro "esplosione", rappresentata graficamente in modo purtroppo mediocre. Lo stesso Erik Simmons ha poco di cui lamentarsi, il suo modello poligonale appare piuttosto dettagliato (almeno fin quando non indossa

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l'equipaggiamento per le grandi altitudini) e le animazioni durante i combattimenti sono interessanti. Meno interessante è la sua camminata, con lo spostamento delle gambe che spesso non corrisponde alla distanza coperta e una corsa (ottenibile tenendo premuto il pulsante Z) troppo lenta e affannata, resa così forse per paura che il giocatore potesse completare l'avventura impiegando meno delle nove ore previste (andando larghi). Sugli scenari, purtroppo, non c'è molto da dire: gli spaccati montani si ripetono ad libitum nel loro nulla, alternando barriere invisibili a sentieri tutti uguali. Si salva forse la location del monastero, ma anche lì sono troppi i limiti imposti all'esplorazione e le numerosissime porte chiuse obbligano a prendere l'unico percorso possibile. Il sonoro è volutamente essenziale nelle musiche, con un buon parlato in Inglese (letteralmente: i personaggi hanno un accento inglese da far paura) ben tradotto in Italiano mediante sottotitoli. Gli effetti sono discreti, la montagna "parla" in modo abbastanza convincente e c'è qualche idea simpatica (vedi l'altoparlante del Wii-mote utilizzato per simulare la trasmissione via walkie-talkie).

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (37)
8.0
Il tuo voto

Un survival horror nuovo, dall'ambientazione inedita, con una trama appassionante, in esclusiva per Wii: con questi presupposti, Cursed Mountain poteva davvero far breccia nel cuore degli appassionati. Purtroppo ci sono diversi elementi che lasciano l'amaro in bocca nella produzione Deep Silver, che evidentemente paga dazio per la scarsa esperienza con questo particolare filone: la fase iniziale è troppo lenta e potrebbe scoraggiare i più, il livello di difficoltà rimane basso fino alle battute finali, gli enigmi sono pochi e troppo semplici, l'esplorazione è limitata e lineare, gli scenari lasciano a desiderare e la durata totale dell'avventura è ben al di sotto della media. Cursed Mountain si presenta insomma come un'esperienza interessante ma viziata da diverse mancanze. Da provare, sì, ma tenendone ben presenti i limiti.

PRO

  • Ambientazione e trama interessanti
  • Qualche discreta soluzione visiva
  • Sistema di combattimento coinvolgente

CONTRO

  • Corto, lineare, troppo facile
  • Scenari poveri e ripetitivi
  • Enigmi scarsi per numero e valore