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Chi ha paura del mostro cattivo?

Rebellion torna al primo amore portando su PC e console di nuova generazione uno dei crossover più fortunati degli ultimi vent'anni.

RECENSIONE di Umberto Moioli   —   15/02/2010

Versione testata: PC

Piccolo riassunto del franchise: prendete una serie fantascientifica che ha lanciato o confermato alcuni dei migliori registi degli ultimi trent'anni (Alien) e mettetela assieme a un'altra, decisamente inferiore ma dal comunque marcato appeal sul pubblico (Predator), mescolate e quello che otterrete è un crossover per tutte le stagioni, dai fumetti fino ai film senza scordarsi i videogame.

Chi ha paura del mostro cattivo?

Rebellion ha fatto scuola in tal senso e nel 1999, dopo un primo tentativo su Atari Jaguar, lancia sul mercato quello che probabilmente resta il suo lavoro più riuscito. A più di dieci anni di distanza e dopo un 2009 da dimenticare - Shellshock 2 e Rogue Warrior ancora andrebbe capito come sono arrivati nei negozi - la software house anglosassone ci riprova e con questo Aliens vs Predator tenta il ritorno ai fasti di un tempo. Il risultato, è bene dirlo subito, non può essere annoverato tra quelli di indimenticabile portata, però il titolo ha degli spunti interessanti vivendo di un'atmosfera a tratti riuscita e alcune scelte di gameplay non sperimentabili altrove.

Varianti

L'offerta di Aliens vs Predator si basa quasi interamente sulla possibilità di impersonare un rappresentante delle tre forze in campo, passando dall'indifeso marine all'animalesco Alien fino ad arrivare al Predator. Le tre campagne si svolgono quindi separate ma parallele, condividendo un canovaccio narrativo piuttosto risicato e ritrito, poggiato com'è sulla solita presenza di un pianeta alieno, una piramide aliena, due razze aliene più una, aliena alle altre, che giunge dove non dovrebbe essere cercando di fare il bello e il cattivo tempo. Lo spunto è comunque funzionale a creare le basi per dare corpo a un'atmosfera capace di suscitare differenti sensazioni a seconda dei panni vestiti in quel momento.

Chi ha paura del mostro cattivo?

La formula funziona in special modo nel primo caso, lungo la campagna del marine, dove impersonando un novellino ci si dovrà prima far strada tra complessi oramai desolati e la jungla, per cercare di sopravvivere, e poi ergersi a salvatore della patria, sventando la solita minaccia che lascia spazio alla riflessione su chi tra l'uomo apparentemente indifeso e le altre due specie sia la vera minaccia. Il primo terzo di single player è quindi strutturato come uno sparatutto classico, con una manciata di armi a disposizione apparentemente limitate in numero - appena cinque tra mitragliatore, lanciafiamme, fucile a pompa e di precisione a cui si aggiunge una sorta di gatling high-tech - ma più che sufficienti a gestire i costanti attacchi degli Alien, davvero spettacolari nel loro muoversi lungo le pareti, giocando con gli angoli bui presenti un po' dappertutto. Il level design alterna alcune sessioni di spostamento lineare tra corridoi e stanze riempite spesso solo da sinistri scricchiolii, ad aree leggermente più grandi che fanno da teatro ad assalti prolungati, forse ripetitivi ma genuinamente divertenti nella loro costante necessità non solo di sparare all'impazzata, ma anche di individuare la posizione della minaccia, utilizzando strategicamente tanto la torcia quanto i più potenti ma dalla breve durata bengala. Tre ore e mezza circa in compagnia di un soldato alle prime armi, in tensione per una minaccia spesso solo paventata da una serie di cliché, comunque funzionali, volti a mettere allerta e parzialmente mortificata da una fase finale contro alcuni nemici umanoidi piuttosto standard ma resi fastidiosi da una sorta di cooldown che, sparato verso di loro un colpo, impedisce di ferirli per qualche istante prima di poterli danneggiare ancora.

Dismesso il ruolo di un sudaticcio umano e vestiti i panni di un Alien nato in un centro di ricerca installato sul pianeta, ci si trova davanti alla porzione di gameplay meno convincente in assoluto. Le premesse sono buone e il tutorial dedicato a spostamenti e attacchi è riuscito, così come a chi scrive non ha creato troppe noie nemmeno la telecamera che, vista la possibilità di camminare su ogni parete, potrebbe rivelarsi inizialmente ostica. I problemi sono piuttosto rilevabili in due elementi distinti ma di fondamentale importanza: l'alieno non ha motivazioni all'infuori dell'ingravidare qualche umano e della freccia che indica l'obiettivo successivo, impedendo così il crearsi di un legame empatico che valorizzi l'atmosfera, mentre gli scontri sono inizialmente divertenti essendo basati sul presupposto di una superiorità fisica rispetto agli avversari e, quindi, sulla necessità di crearsi qualche spiraglio per attaccare in modo furtivo oltre che devastante, ma si svolgono quasi sempre all'interno delle solite aree chiuse da ripulire prima di passare a quella successiva. Con il marine, la tensione e la freneticità del suo stile di gioco la formula funzionava bene, in questo caso un po' meno.

Chi ha paura del mostro cattivo?

Il Predator è una sorta di via di mezzo tra i due precedenti, con un background interessante e la capacità di muoversi verticalmente su più piani, affiancando l'invisibilità a gadget - letali, of course - in alcuni casi da ricaricare sfruttando delle apposite centraline sparse un po' in ogni dove. Quest'ultima porzione di gioco affianca alcuni elementi meno convincenti, come gli scontri corpo a corpo che diventano spesso confusionari, ad altri sensibilmente più ispirati e alla percezione di come Rebellion abbia lavorato bene sui livelli per renderli riciclabili ma sempre diversi al momento di essere giocati in ciascuna delle tre campagne. Come detto in apertura Alien vs Predator è piacevole da giocare e alcune soluzioni di design funzionano nella loro unicità, peccato quindi che molte idee siano state lasciate in potenza e tanto del buono presente sia riportabile a quanto sperimentato nel 1999. Per completare l'esperienza in singolo chi scrive ha impiegato circa otto ore e la rigiocabilità è garantita solo da un sistema a punteggi che non spinge nessuno che non l'avrebbe già fatto a riprendere la questione da capo.

Eredità pesante

Il multiplayer ha sulle spalle la pesante eredità lasciatagli dal gioco di cui è all'atto pratico un remake, un misto di adrenalina e possibilità che al tempo stregò in parecchi. Purtroppo la versione provata per la recensione era sì completa di tutto ma tristemente vuota di persone con le quali lanciarsi nell'azione, lasciandoci l'unica possibilità di fare qualche valutazione partendo dalle esperienze pregresse.

Chi ha paura del mostro cattivo?

La demo rilasciata di recente è stata piuttosto ingiusta, vecchia com'era di dieci mesi - era stata confezionata per l'E3 2009 - e con la modalità deathmatch tutti contro tutti che non declina in alcun modo le potenzialità espresse quando a squadre, miste o ancora meglio divise a seconda della specie d'appartenenza. Alcune opzioni extra, come quella che mette diciassette marine contro un Predator o un Alien, capace di convertire le vittime in suoi simili, dovrebbero poi aggiungere altre sfiziose possibilità a un comparto per diciotto giocatori a prima vista di buona prospettiva, sempre che le sei mappe inserite siano sufficientemente ben disegnate e aumentino di numero nel tempo. Ci sono anche due ambienti in cui giocare cooperativamente, da soli o fino a quattro contro il computer resistendo il più a lungo possibile, ma sembrano abbastanza fini a sé stessi. Inutile dilungarsi sulle questioni relative al bilanciamento con così poche partite sulle spalle, per di più sulla demo; di certo l'adrenalina non manca e il divertimento neppure.

Curiosità

La serie Aliens vs Predator è stato un pollo spennato a dovere nel corso degli anni: dai fumetti ideati da Chris Warner e pubblicati da Dark Horse Comics fino a una quindicina di videogame, passando per tre romanzi e una riuscita serie di action figure. Ah, ci sono anche i due film, come dimenticarseli: il secondo è il peggiore dei due, nonostante nel primo recitasse Raul Bova. Com'è possibile? Nessuna piramide aliena ha ancora risposto a questa domanda.

Luci e ombre

Mouse e tastiera sono stati chiamati ancora una volta a triplicare il loro impegno, con la mappatura completamente customizzabile ma già di partenza più che soddisfacente, fatta eccezione per la bizzarra scelta di porre lo sprint dell'Alien sul tasto Q. Ci sono state alcune lamentale riguardo un po' di lag nel cursore del mouse: chi scrive non ha sperimentato problemi e per coloro dovessero averne potrebbe essere un problema legato al v-sync o a qualche opzione nel pannello della scheda grafica volto a forzare il numero di immagini al secondo. Il pad è supportato ma non rappresenta di certo l'opzione migliore, come di consueto quando in prima persona. Tecnicamente il lavoro di Rebellion ha lasciato piuttosto ben impressionati nonostante la versione testata si fermasse al supporto delle DirectX 9, mentre quella in uscita nei negozi dovrebbe adottare l'undicesima versione delle librerie grafiche, almeno stando a quanto dichiarato. I modelli dei personaggi e spesso di alcuni elementi del fondale sono poveri di poligoni, è vero, però l'illuminazione è assolutamente di primissimo ordine con numerose fonti di luce dinamiche che permettono di creare riflessi e ombre funzionali all'atmosfera, quasi da survival horror in alcuni tratti della campagna dedicata al marine.

Chi ha paura del mostro cattivo?

Le animazioni sono nella norma ma quelle che contano, il rapido sgattaiolare degli Alien, funzionano così come divertono dall'inizio alla fine le mosse finali eseguibili tanto dai suddetti mostri quanto dal Predator, tra spine dorsali estirpate dai corpi e telecamere che indugiano sulla perforazione cranica dei poveri malcapitati. In multiplayer l'impianto di illuminazione perde molto ma il downgrade è come sempre sacrificato sull'altare delle prestazioni, in fondo non è quello che conta. Buono anche il sonoro, tutto e sempre rivolto all'aumento dei battiti cardiaci ma davvero in evidenza con originalità solo in un passaggio all'interno di una discoteca, con la musica che pompa dalle casse e gli Alien che escono dalle fottute pareti.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.2
Lettori (221)
8.3
Il tuo voto

Una buona prima campagna, quella dedicata al marine, e l'offerta di un gameplay dotato di una certa varietà sono i punti di forza di un titolo che diverte ma lascia non pochi elementi privi della cura che avrebbero meritato. Alti e bassi che ne consigliano l'acquisto a chi veramente deciso o in cerca di qualcosa di diverso, sperando che il multiplayer si riveli nel tempo buono quanto potrebbe essere se tutto dovesse funzionare a puntino. Gli indecisi o chi soverchiato dalle uscite di una prima parte del 2010 densa di novità, potrebbero passare altrove od optare per il noleggio, a conti fatti la formula perfetta per Aliens vs Predator.

PRO

  • Tre giochi in uno
  • Nei panni del marine ci si diverte e lo spirito del franchise è ben sfruttato
  • Multiplayer potenzialmente frenetivo e longevo
  • Tecnicamente presenta delle eccellenze

CONTRO

  • Tre brevi giochi in uno
  • La campagna del Predator funziona a metà, quella dell'Alien davvero poco
  • Diverso da molti altri titoli ma non originale in assoluto
  • Trama già vista e sentita. E ancora. E ancora.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore AMD Phenom II X3 720@3.5GHz
  • 4 GB di Ram
  • Scheda video Radeon HD 4890

Requisiti minimi

  • Windows 7/XP/Vista
  • 1 GB RAM (XP)/ 2 GB RAM (Vista)
  • 3.2 GHz Intel Pentium 4/Athlon 64 3000+
  • Scheda video compatibile con le DirectX 9.0c dotata di 128 MB RAM (NVIDIA 6600, ATI X1600)

Requisiti consigliati

  • Windows 7/ XP/Vista
  • Intel Core 2 Duo E6400 o equivalente
  • 2 GB RAM
  • Scheda video compatibile con le DirectX 9.0c dotata di 512 MB RAM (NVIDIA 8800 series, ATI HD2900 PRO)