Sulla carta, decisamente sì. Già a partire dal nome si comincia ad intuire in cosa il qui presente quinto episodio della serie avvocatesca made in Capcom provi a prendere una strada diversa, e cioè nell'abbandonare del tutto l'ambientazione tribunalizia concentrandosi sulla sezione puramente investigativa; in secondo luogo, dopo tre giochi passati in compagnia di Phoenix Wright e uno di Apollo Justice, entrambi avvocati difensori, siamo stavolta nei panni dell'ombroso Miles Edgeworth, procuratore distrettuale, in pratica l'accusa in ogni processo, già apparso nei titoli precedenti come amico/rivale di Wright. Ma in cosa si traducono, nella pratica, queste premesse effettivamente nuove?
Miles P.I.
I fan della serie amano principalmente due cose della formula di Ace Attorney: il gameplay avventuroso/investigativo, fatto di scrupolose ricerche di indizi e serrati interrogatori, e le trame e i personaggi sempre al di sopra di ogni schema, caratterizzati in maniera esagerata e amabilmente giapponese. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello del gameplay, Capcom ha provato a dare nuova linfa alle meccaniche di gioco, che effettivamente cominciavano a necessitare di qualche novità, senza però spaesare gli aficiodanos. La prima differenza che si nota, grande come una casa, è che adesso sullo schermo superiore non appaiono più, se non in determinati punti del gioco, le consuete schermate statiche che fungevano sia da sfondo sia da elemento interattivo sul quale andare ad indagare, ma la visuale è diventata laterale, vicina a quelle delle avventure grafiche in 2D degli anni '90 per intenderci, tant'è vero che al controllo via pennino risulta nettamente preferibile quello tramite croce direzionale: il nostro procuratore si muove liberamente per lo schermo di gioco andando ad interagire con gli elementi dello sfondo o con i personaggi nell'ordine in cui il giocatore preferisce, entro un certo limite che rimane comunque sotto stretta osservazione da parte dei programmatori. Questo, se alla fine dei conti non è che dia poi questa gran libertà in più ad un gioco che è sempre stato profondamente lineare, perlomeno, della libertà, ne dà un'impressione, aiutando l'utente nell'immedesimazione. In
secondo luogo, non ci troveremo mai nel corso dei cinque episodi a varcare la soglia del tribunale, il che spiega l'"Investigations" del titolo: tutte le trame si dipanano sulla scena del delitto o comunque nei luoghi dove Edgeworth andrà ad investigare. La sparizione di quella separazione netta tra fase investigativa e processo aiuta molto il fluire del gioco e il dipanarsi della trama, rendendo anche più piacevoli, perché più immediati, i processi mentali necessari ad andare avanti. Meccaniche nuove sono poi la "Logica", che consiste nel mettere insieme due informazioni per ottenerne una terza più decisiva, e la "Deduzione", che compare nel momento in cui un elemento di ciò che stiamo attualmente indagando contraddice una delle prove in nostro possesso: a noi, ovviamente, capire quale sia l'elemento, la prova e il perché le due cose siano in contraddizione...
Il gattopardo di Capcom
Attenzione però: se sulla carta tutti questi elementi sembrano configurare un'esperienza effettivamente nuova, giocando si capisce subito che le cose non è che stiano proprio così. Vero è che, ad esempio, non c'è più separazione tra investigazione e processo, ma gli interrogatori che del processo erano la spina dorsale ci sono eccome, forse anche più di prima, con tanto di possibilità di pressare l'interlocutore per spingerlo a rivelare più di quanto voglia, e di necessità di presentare, al momento giusto, la prova che ne contraddica la testimonianza. E se è vero, ancora, che Miles è più libero nei suoi movimenti di quanto non siano mai stati Phoenix e Apollo, si tratta comunque di una libertà fittizia, in quanto il gioco apre all'esplorazione solo poche aree alla volta, e comunque non esiste che gli eventi possano verificarsi in un ordine diverso da quello stabilito dagli sviluppatori.
E ancora, la "Deduzione" non è certo una novità nell'impianto di gioco, ma è semplicemente il dare un nome ad un elemento che c'è sempre stato; solo la "Logica" risulta una caratteristica effettivamente nuova, ma a ben guardare non è che influisca più di tanto sulla formula, limitandosi ad aggiungere un passaggio interattivo ad un processo che prima il protagonista compiva in maniera del tutto indipendente. Capcom è stata quindi furba e abile nel dare ad Ace Attorney un vestito all'apparenza del tutto nuovo, che però in realtà di nuovo ha ben poco: non nascondiamo la nostra delusione nel verificare quanto, alla prova dei fatti, il nuovo Ace Attorney si riveli simile ai predecessori, bisogna però dire che tutto ciò aiuta i fan a proiettarsi immediatamente nel mondo di gioco, rendendo il compito più facile anche ai nuovi giocatori, in quanto, se non cambia la sostanza delle cose, il nuovo impianto di gioco rende perlomeno l'esperienza più fluente, compatta ed immediata.
Obiezione, Vostro On... Obiezione e basta!
Non toccare nella sostanza l'impianto di gioco ha anche permesso, che è poi la cosa più importante, di mantenere intatti i livelli qualitativi della serie e tutti quegli elementi che in altri giochi sarebbero di contorno, ma che di Ace Attorney costituiscono parte dell'essenza. Miles Edgeworth è un personaggio interessantissimo: ben lontano dalla stravaganza di Wright e Justice, il nostro Procuratore è serio, ombroso, attentissimo ai dettagli, poco incline ai voli di fantasia. Costituisce quasi l'unico elemento di razionalità in un mondo fatto come sempre di protagonisti inverosimili, illogici, dai comportamenti troppo sopra le righe per non essere subito amati dal giocatore; e tuttavia nel corso dei cinque
episodi, anche questi come sempre apparentemente slegati tra loro ma che vanno in realtà a costituire un'unica trama con elementi pescati tanto dagli anime quanto dalle fiction poliziesche, Edgeworth subisce un'evoluzione che ce ne fa scoprire i lati umani e delicati, già accennati peraltro negli episodi precedenti, e che lo porta, forse, nell'Olimpo dei personaggi meglio caratterizzati dell'attuale panorama videoludico. Le trame restano anch'esse sugli stessi livelli del passato, e come qualità e come livello d'intricatezza, e il dipanarle è, come al solito, un vero piacere intellettuale, sebbene, anche qui come nel passato, qualche volta ci s'imbatta nel classico "prova e sbaglia" piuttosto che in una conclusione logica e razionale. I cinque differenti casi assicurano poi una certa longevità, giunti al fondo della quale però il gioco è da mettere sullo scaffale mancando qualsivoglia elemento di rigiocabilità.
La nuova visuale ha permesso ai grafici della serie di rinnovare un po' il proprio repertorio, con le classiche animazioni dei personaggi che stavolta trovano spazio anche nella visuale laterale coi personaggi a figura intera, animazioni ottimamente realizzate in ambientazioni anche più dettagliate del solito; il sonoro invece ricicla parecchi elementi delle passate iterazioni, sempre però in maniera efficace e tesa a creare in ogni momento la giusta atmosfera, che può andare dal drammatico all'incalzante al semplicemente comico. Un'ultima nota, di demerito, va all'edizione italiana che, contrariamente a quanto visto sinora, presenta testo a schermo completamente in Inglese: è un fatto importante in un gioco basato pesantemente sui testi, che taglia un po' le gambe, perlomeno nel nostro Paese, al prodotto, e anche se il livello di complessità non è eccessivo e basta una conoscenza scolastica della lingua di Albione per andare tranquillamente avanti, tante finezze, battute, giochi di parole caratteristici dell'umorismo della serie che ne hanno sempre fatto una delle meglio scritte in ambito videoludico, possono essere apprezzate solo da chi mastica un Inglese un po' più che scolastico. Peccato...
Conclusioni
Capcom è stata indubbiamente un po' "bugiarda" nel presentare il quinto Ace Attorney come una radicale innovazione nella serie. Nonostante le tante novità apparenti, il gioco si distacca ben poco dalle esperienze precedenti, ma ciò in fin dei conti non è un male, anzi, in quanto più che di novità si può parlare di miglioramenti che rendono Investigations probabilmente il migliore episodio della saga. Trame e personaggi restano della stessa elevata qualità, a parte, in positivo, Miles Edgeworth che è probabilmente la cosa migliore mai prodotta da chi scrive questa serie e che catturerà l'interesse di tanti giocatori. Alla fine della fiera, Capcom vince ancora: Investigations merita di essere giocato sia dai fan della serie che dai nuovi giocatori, ben pochi se ne pentiranno. Assolto con formula piena, se non fosse per la grave mancanza di una traduzione in italiano...
PRO
- Sulla carta, tante novità
- Gameplay più fluido ed immediato
- Trame e personaggi come al solito interessantissimi
- Miles Edgeworth è un protagonista di grande valore
CONTRO
- Le declamate novità non cambiano la sostanza come ci era stato promesso
- Completamente in inglese
- Ci manca il giudice rimbambito!