Versione testata: PlayStation 3
Avviando Dungeon Siege III per la prima volta e giocandoci un po' non vengono in mente i suoi predecessori, due cloni di Diablo esclusivi per PC, ma titoli come Baldur's Gate: Dark Alliance. In questo senso gli estimatori della serie stenteranno a riconoscerla e, forse, meglio sarebbe stato fare un reboot completo che mettere un tre davanti al titolo, suggerendo così una continuità decaduta di fatto.
Lo stesso cambio di sviluppatore poteva far intuire che sarebbe stata scelta una via diversa da quella del passato, con la serie sottratta a Gas Powered Games, probabilmente a causa dell'insuccesso di critica e pubblico di Space Siege, per essere affidata alla discontinua Obsidian Entertainment, capace di arricchire i giochi dal punto di vista narrativo, ma spesso vittima della troppa ambizione (vedi Alpha Protocol). Comunque, per i giocatori preoccupati dei possibili bug, presenza fissa nelle altre realizzazioni di Obsidian, diciamo subito che Dungeon Siege III non ci ha dato problemi da questo punto di vista, rivelandosi un titolo solido e giocabile dall'inizio fino alla fine. Quindi non ci siamo dovuti preoccupare di quest non completabili, errori o mancanze che impediscono di proseguire l'avventura o di qualche fastidioso glitch grafico. Non è poco, di questi tempi.
Parlando e raccontando
La trama di Dungeon Siege III narra delle vicende della X Legione, un gruppo di guerrieri scelti difensori del regno di Ehb. Incolpata di avere assassinato il re, la X Legione viene attaccata e spazzata via da Jeyne Kassynder e dal suo esercito di integralisti religiosi. Ovviamente non tutti muoiono e alcuni validi combattenti riescono a fuggire. Il giocatore è chiamato a vestire i panni di uno dei superstiti al massacro. Lo scopo è quello di cancellare l'onta di un'accusa tanto infamante riunendo i sopravvissuti sparsi per il regno, così da riformare un potente esercito capace di sconfiggere Jeyne.
Insomma, bisogna viaggiare in lungo e largo e svolgere le missioni più disparate per stabilire contatti e trovare alleati per scendere in guerra contro il male (chi ha detto Dragon Age: Origins?). Senza raccontare altro della trama - non che sia particolarmente originale, ma sappiamo di avere molti lettori spoilersensibili - possiamo dirvi che ci sono alcuni colpi di scena piuttosto pilotati e che, comunque, a mantenere alto il livello ci pensa la scrittura di Obsidian, sempre una spanna sopra alla concorrenza, con dialoghi che si rivelano interessanti anche quando parlano del nulla. Da segnalare in tal senso la buona localizzazione in italiano, che non fa perdere molto rispetto alla versione originale. Certo, va anche detto che parlando con i personaggi non dovete aspettarvi di compiere scelte determinanti come quelle di Alpha Protocol o di Fallout: New Vegas; qui tutto è molto più lineare, rigido e guidato e, nonostante la presenza delle scelte multiple nei dialoghi, parlare con gli altri personaggi serve solo ad avere informazioni di background e a ottenere missioni.
L'utile
Diciamolo chiaramente: Dungeon Siege III giocato da soli viene presto a noia. Non che sia fatto male, intendiamoci, ma dopo poche ore di gioco si è visto tutto quello che c'è da vedere, scenari a parte, e di nuovi stimoli non se ne trovano. Gli stessi boss sono tutti piuttosto simili e hanno degli schemi d'attacco che si ripetono (fuggono dopo un po' di botte, fanno apparire un esercito per avere aiuto, tornano a prendere un po' di botte e via fino alla morte). Lo schema dei controlli è piuttosto classico, con un tasto per attaccare, uno per i colpi speciali, un tasto per parare e così via. Ci vuole poco a impratichirsi e, anche all'aumentare delle scelte in fatto di poteri, le difficoltà nella gestione del personaggio sono pari a zero.
I nemici sono quelli di sempre, ovvero si va dai ragni e dai banditi dei primi livelli, ai bestioni più grossi e resistenti delle fasi avanzate. Non mancano avversari avvezzi all'uso della magia, non morti di vario tipo, creature selvatiche e così via. Come genere vuole, l'equilibrio tra i poteri del personaggio e la potenza dei mostri rimane stabile per tutta l'avventura, con la progressione classica a elastico garantita dalla gestione della raccolta degli oggetti e dalla crescita di livello, che permette di selezionare nuove abilità o di farle crescere in diverso modo a seconda dei gusti personali. In generale possiamo dire che il livello di difficoltà è molto basso e a livello normale bisogna impegnarsi più per farsi uccidere che per andare avanti, anche perché si muore solo quando tutti i membri del party sono a terra, eventualità difficile a verificarsi.
Il livello di difficoltà superiore, chiamato Hardcore, offre una sfida maggiore ed è quello che tutti i giocatori navigati dovrebbero scegliere, soprattutto se vogliono darsi alla modalità cooperativa. Solo in questo modo alcuni poteri assumono un senso e l'intelligenza artificiale dei personaggi guidati dalla CPU mostra la sua bontà. Certo, si muore molto più spesso, anche contro gruppi di nemici da ammasso, e bisogna addentrarsi maggiormente nello studio del proprio personaggio e degli oggetti per avanzare nel gioco, ma non è forse questo il bello di un titolo del genere?
Trofei PlayStation 3
Sono trentacinque i trofei sbloccabili in Dungeon Siege III. I trofei di bronzo richiedono di compiere delle azioni molto semplici, anche se molti sono legati alla modalità cooperativa. Con i trofei d'argento le cose si complicano e alcuni non saranno facili da ottenere, come ad esempio quello che richiede di sconfiggere Rajani senza usare la propria abilità curativa. I tre trofei d'oro richiedono di completare il gioco con tutte le quest secondarie, a livello hardcore. Infine, il trofeo platino si ottiene sbloccando tutti gli altri.
Il dilettevole
Come accennato, il gioco permette di avere un intero party a disposizione. Purtroppo, e qui i fan dei primi due Dungeon Siege storceranno parecchio il naso, non è possibile gestire praticamente nulla dei proprio compagni. Poco male, visto che l'intelligenza artificiale è ottima (a parte in alcuni frangenti e in presenza di ostacoli da superare seguendo percorsi prestabiliti), ma ovviamente viene a mancare uno degli aspetti più caratteristici della serie rispetto al sottogenere degli giochi di ruolo d'azione. Un discorso a parte meritano i pet, molto più sciocchi e avventati degli altri compagni. All'ennesimo attacco solitario contro un gruppo di guerrieri corazzati viene voglia di sfruttarli come cibarie più che come risorsa in combattimento (salve amici animalisti, nessun animale vero è stato maltrattato durante la lavorazione di questa recensione, giuriamo).
Se negli aspetti generali Dungeon Siege III è un buon prodotto, quando si va nel particolare vengono fuori alcuni problemi non sorvolabili. Obsidian ha scelto la via della semplificazione di tutti gli aspetti del gioco, con il risultato che, come già detto, ben presto ci si trova a ripetere le stesse azioni quasi meccanicamente. Ad esempio i nemici, nonostante di foggia diversa e nonostante siano capaci di produrre danni di tipo differente, si affrontano tutti con lo stesso schema dall'inizio alla fine. Le stesse missioni, per quanto varie a livello di racconto, richiedono tutte azioni simili (vai e uccidi tizio, recupera l'oggetto X o raggiungi la locazione Y). La storia cambia giocando in cooperativa, ma il surplus di divertimento causato dalla condivisione di un videogioco con un altro essere umano vale per tutti i titoli sin dai tempi dei primi scacchi virtuali giocati tramite schede perforate. A peggiorare la situazione ci pensano i personaggi scarsamente personalizzabili e la possibilità di creare eroi/esercito capaci di supportarsi da soli in ogni situazione, a prescindere dalla classe scelta. In effetti gli amanti delle classi di supporto si troveranno quasi disoccupati. A che serve avere un party se si può fare tutto da soli?
Il futile
Dal punto di vista tecnico, Dungeon Siege III è molto buono. Diciamo che va oltre il suo dovere con personaggi e nemici ben modellati, scenari ricchi di dettagli ed effetti speciali di alto livello, soprattutto per la rappresentazione dei poteri. I grafici di Obsidian hanno lavorato molto sulla varietà, forse per compensare la monotonia del gameplay, e sono stati capaci di sfoderare un repertorio di scenari e creature fantasy impressionante. L'unico vero difetto, se proprio vogliamo trovarne uno, è la mancanza di una direzione artistica più marcata, ma in fondo anche i capitoli precedenti non sono ricordati per il coraggio stilistico. Lo stesso discorso è fattibile con la colonna sonora, ricca di effetti e di musiche evocative in perfetto stile fantasy, ma non certo originali o inedite.
Conclusioni
Dungeon Siege III è un lavoro su commissione ben svolto che non mancherà di appassionare gli estimatori dei vari Dark Alliance & co. Ribadiamo che dal gioco si ottiene il massimo nella modalità cooperativa, mentre da soli annoia sulla lunga distanza, soprattutto a causa di una certa ripetitività di fondo.
PRO
- Varietà di scenari e nemici
- Dialoghi ben scritti e interessanti
- Intelligenza artificiale dei compagni molto buona
CONTRO
- Meccaniche di gioco ripetitive
- Rischia di annoiare sulla lunga distanza
- Qualche compromesso di troppo rispetto ai canoni della serie